Riassunto:
Dopo l'esperienza neorealista, il romanzo italiano manifesta un ritorno a quella narrativa psicologica e attenta all'intimità, che aveva contrassegnato gli esordi del romanzo novecentesco. Ma rimane viva anche un'anima sperimentale, che si sviluppa tra gli anni sessanta prendendo due direzioni diverse: da una parte lo sperimentalismo espressivo e linguistico, dall'altra una sperimentazione condotta sulle forme narrative. L'anima dello sperimentalismo è il rifiuto delle forme più facili e leggibili, e anche banalizzanti, che l'industria culturale propone al grande pubblico, con le sue storie d'intreccio e poco problematizzate. La voglia di raccontare caratterizza anche alcuni narratori recenti, che si volgono ora a temi civili, ora a raffinate costruzioni narrative.
Gli autori e le opere
Il superamento del Neorealismo è annunciato dal Gattopardo (1958) di Tomasi di Lampedusa, un romanzo storico che pare lontano dall'impegno sociale raccomandato fino ad allora. Fioriscono opere e autori interessati ai temi della memoria e dell'introspezione: si va da Bassani e Cassola, alle narratrici come Elsa Morante e Natalia Ginzburg. Più legata ai temi dell'impegno sociale rimane la narrativa di Sciascia. Lo sperimentalismo viene teorizzato da Pasolini e praticato da Gadda per quanto riguarda il pastiche linguistico-stilistico, da Volponi per l'ambientazione industriale e da Calvino nelle strutture narrative. La linea gaddiana è seguita dai narratori siciliani (D'Arrigo, Consolo) e dai lombardi Testori e Mastronardi La linea calviniana produce imitatori in Morselli ed Eco. Quest'ultimo, con Il nome della rosa (1980), incarna anche una tendenza di ritorno al racconto più tradizionale, viva in narratori recenti, come Pontiggia, Vassalli, Tondelli, Tabucchi.
Dopo l'esperienza neorealista, il romanzo italiano manifesta un ritorno a quella narrativa psicologica e attenta all'intimità, che aveva contrassegnato gli esordi del romanzo novecentesco. Ma rimane viva anche un'anima sperimentale, che si sviluppa tra gli anni sessanta prendendo due direzioni diverse: da una parte lo sperimentalismo espressivo e linguistico, dall'altra una sperimentazione condotta sulle forme narrative. L'anima dello sperimentalismo è il rifiuto delle forme più facili e leggibili, e anche banalizzanti, che l'industria culturale propone al grande pubblico, con le sue storie d'intreccio e poco problematizzate. La voglia di raccontare caratterizza anche alcuni narratori recenti, che si volgono ora a temi civili, ora a raffinate costruzioni narrative.
Gli autori e le opere
Il superamento del Neorealismo è annunciato dal Gattopardo (1958) di Tomasi di Lampedusa, un romanzo storico che pare lontano dall'impegno sociale raccomandato fino ad allora. Fioriscono opere e autori interessati ai temi della memoria e dell'introspezione: si va da Bassani e Cassola, alle narratrici come Elsa Morante e Natalia Ginzburg. Più legata ai temi dell'impegno sociale rimane la narrativa di Sciascia. Lo sperimentalismo viene teorizzato da Pasolini e praticato da Gadda per quanto riguarda il pastiche linguistico-stilistico, da Volponi per l'ambientazione industriale e da Calvino nelle strutture narrative. La linea gaddiana è seguita dai narratori siciliani (D'Arrigo, Consolo) e dai lombardi Testori e Mastronardi La linea calviniana produce imitatori in Morselli ed Eco. Quest'ultimo, con Il nome della rosa (1980), incarna anche una tendenza di ritorno al racconto più tradizionale, viva in narratori recenti, come Pontiggia, Vassalli, Tondelli, Tabucchi.
