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Sei Personaggi in cerca d'autore Analisi

di Luigi Pirandello 

Analisi del testo:


I sei personaggi sono misteriose creature che un bel giorno bussano alla porta di un teatro nel quale una compagnia di attori, diretta da un Capocomico (che noi oggi chiameremmo regista), sta provando una commedia. I sei chiedono loto attenzione e la disponibilità a rappresentare sul palcoscenico la propria vicenda familiare. Rispetto alle novelle (La tragedia di un personaggio), in cui già Pirandello aveva raffigurato il motivo dei personaggi che si presentano all'autore per chiedergli udienza, questi sei personaggi non sembrano evanescenti fantasmi della mente, ma assumono una consistenza corporea. O almeno pare: l'ambiguità è una componente ineliminabile del dramma.

Una didascalia, ossia un'indicazione dell'autore, prevede che i sei si presentino con speciali maschere: le maschere dell'antico teatro greco, che fissavano il sentimento fondamentale dei vari personaggi. Tale sentimento, prosegue la didascalia, è il rimorso per il Padre, la vendetta per la Figliastra, lo sdegno per il Figlio, il dolore per la Madre con fisse lagrime di cera nel livido delle occhiaje e lungo le gote. Dunque non sono individui, ma tipi (non il signor tali, ma il Padre) senza volto né nome, fissati per sempre nella loro sofferenza ancestrale. Rappresentare a teatro la loro vicenda non potrà recare loro la purificazione (catarsi) che costituiva l'esito dell'antica tragedia greca.
Può però alleviare il dolore, sfogandolo e mostrandolo al pubblico. Questo appare ormai lo scopo dell'arte: se essa non può più fornire un messaggio per migliorare il mondo, può però dare una testimonianza in cui tutti possiamo contemplare il nostro dolore.

Il teatro nel teatro

Il lavoro è costruito secondo la struttura sperimentale del teatro nel teatro: narra cioè la storia di un allestimento teatrale, esponendo in primo piano tutti i punti deboli di un palcoscenico per così dire nudo. Il teatro nel teatro era già stato sperimentato da Molière nell'Improvvisazione di Versailles (1663) e poi da Goldoni nella commedia Il teatro comico (1750). Anche alcuni autori e registi d'inizio Novecento, come i russi Vsevolod Mejerchol'd (1874-1942) e Nicolaj Evreinov (1879-1953) o l'italiano Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), il fondatore del Futurismo, avevano riproposto nei loro lavori il teatro che si fa facendolo.

Rispetto a questi precedenti, il teatro nel teatro in Pirandello acquista significati più profondi e complessi. Nella Prefazione al dramma, datata 1925 (forse scritta non da Pirandello ma dal figlio Stefano), si sostiene che i sei sono stati abbandonati dall'autore subito dopo che costui li aveva creati; ora reclamano, con insistenza, la scrittura, ovvero nel linguaggio pirandelliano una forma. Forse, se una compagnia di bravi attori li incarnerà davanti a un pubblico, rappresentandone la vicenda, la loro sofferenza potrà in parte placarsi. A un certo punto, i sei invitano il Capocomico a fissare sulla carta le battute, i movimenti; sia il nuovo autore, al posto di colui che si rifiutò di formalizzarli.

Il Capocomico all'inizio rifiuta: il suo mestiere è quello di regista, non di autore. Poi, lusingato, cede alle pressioni di quegli sconosciuti. Fissa degli appunti sulla carta, ma il risultato sarà assai deludente. Le battute da lui scritte e poi recitate dagli attori non riescono a rappresentare con dignità e realismo la vita vera dei sei personaggi. E' un tema caro a Pirandello: la Vita non tollera di essere irrigidita e falsificata da un qualche forma (in questo caso, la scrittura). A maggior ragione non lo sopporta la vita di quei sei personaggi. La vicenda di cui sono portatori nasce (come spesso avviene in Pirandello) dai guasti della vita di famiglia: un groviglio di gelosie e pulsioni (miserie morali, prostituzione, una situazione che sfiora l'incesto) tale da non poter essere né scritto né teatralizzato.

Il Capocomico e gli attori non potranno che farsi spettatori muti e quasi atterriti della vita rappresentata (caoticamente, quasi spudoratamente) davanti a loro dai personaggi. Il lavoro si conclude con due morti in scena: la Bambina affoga nella vasca senza un grido né un lamento; subito dopo echeggia un sinistro colpo di pistola. Il suicidio del Giovinetto, finzione? realtà?, e accompagnato dal riso sardonico della Figliastra che si fa beffe di tutto. Rimane inascoltata la disperata invocazione del Capocomico: Luce! Luce! Luce!. Quei sei personaggi volevano rifare in scena la propria vita, ma la vita dei limiti e che il dolore dell'esistenza è senza rimedio: siamo vicini ai temi della filosofia esistenzialista degli anni Trenta.

Un'autentica rivoluzione teatrale

I Sei personaggi comunicano una profonda sfiducia verso la letteratura e il teatro tradizionali:
  • la letteratura tradizionale, fatta di trame avvincenti e parole eleganti, è un inganno da rigettare, dice Pirandello: ai lettori essa non ha da dire più nulla di vero e di buono;
  • analogamente, va rifiutato il teatro tradizionale, fatto di battute, applausi, effetti spettacolari; oggi non abbiamo bisogno di applausi, ma di verità, di vita autentica: ma quest'ultima si rispetta, non si spettacolarizza.
Ciò non significa che sia finito il tempo dell'arte: è però finito, dice Pirandello, il tempo di un'arte solitaria nel suo sogno di bellezza. Oggi l'arte deve misurarsi con la tragedia del vivere (ognuno è solo con il suo mistero e la sua sofferenza) e testimoniarla con verità. per giungere a tale scopo, bisogna essere disposti a sacrificare certezze millenarie, che riguardano la natura stessa dell'arte (per esempio, l'idea che un testo deve avere valore e/o deve presentarsi in forma scritta).

Gli elementi più sperimentali dei Sei personaggi sono:
  • l'assenza dell'autore e, quindi, la mancanza di un testo scritto (anche se, in realtà, un autore e un copione esistono, cioè Pirandello e i Sei personaggi; è una delle maggiori ambiguità del lavoro);
  • l'esaurirsi della recitazione tradizionale: gli attori, pur se bravi, non riescono a impersonare la storia dei personaggi; può farlo solo che l'ha vissuta, pur se digiuno di mestiere teatrale;
  • la sala nuda: la vicenda si ambienta in un teatro privo di scenografie, costumi ecc. e privo di pubblico (in realtà molti spettatori, nel corso degli anni, hanno assistito alle messinscene di Sei personaggi in cerca d'autore: è un'altra delle ambiguità pirandelliane);
  • il fatto che la messinscena esce dal palcoscenico per allargarsi alla platea (dove il Capocomico a un certo punto va a sedere, per spiare l'effetto complessivo), alle scalette laterali, al fondo della sala (verso cui, nell'epilogo, si dirige correndo e ridendo la Figliastra).
  • In tal modo i Sei personaggi in cerca d'autore, così come poi gli altri due drammi, Ciascuno a suo modo (1924) e Questa sera si recita a soggetto (1930), raccolti da Pirandello nella trilogia del teatro nel teatro, si pongono come punto d'avvio della sperimentazione teatrale condotta nel Novecento dai gruppi d'avanguardia e da egisti come Stanislavskij, Artaud, Grotowski.



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