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Figure retoriche: S'i' fosse foco, Angiolieri

Tutte le figure retoriche contenute nella poesia Si fosse foco di Cecco Angiolieri: ci sono metafore, similitudini, iperbole nel testo?
Fuoco

Ognuno di noi ha un modo per sfogare le proprie frustrazioni, sofferenze, stress e rabbia. Tra i tanti modi esistenti quello dei poeti è sicuramente il più raffinato, dato che traggono ispirazione da questi stati d'animo per scrivere delle poesie. In particolare, il poeta senese Cecco Angiolieri ha scritto "Si fosse foco", un'opera comico-realistica nel quale dapprima l'autore desidererebbe essere qualcos'altro o qualcun altro per scatenare la sua furia devastatrice verso il mondo, fino ad arrivare a farlo sprofondare se fosse un Dio, e poi sdrammatizza tutto con dei divertenti versi finali dove si rivela per quello che è davvero, un uomo in cerca di belle e giovani donne da avere attorno a sé. In altre parole ama fare la bella vita bevendo, giocando e in "buona compagnia".





Tutte le figure retoriche

In questa poesia è presente l'adynaton, una figura retorica che raramente avrete sentito parlare ma che qui è parecchie presente e spesso viene scambiata per una metafora o un'iperbole. Per approfondire andate a leggere la sezione Si fosse foco - Cecco.



Anafora

Ben 9 versi iniziano con l'espressione "si fosse" (v.1, v.2, v.3, v.4, v.5, v.7, v.9, v.10, v.12). Questa tecnica del ripetere le stesse parole all'inizio del verso è chiamata anafora, ed è una figura retorica di ordine o posizione. In questa poesia viene usata per indicare tutte le cose o le persone che Cecco avrebbe desiderato essere per applicare la sua "volontà". L'anafora è qui la figura retorica dominante perché lega tra loro tutti i versi della prima quartina e i primi due versi della prima terzina.
S'i' fosse



Adynaton

Questo tipo di figura retorica è simile all'iperbole ma oltre all'esagerazione è presente anche un confronto con una situazione assolutamente irrealizzabile.
S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo; s’i’ fosse vento, lo tempesterei; s’i’fosse acqua, i’ l’annegherei; s’i’ fosse Dio, mandereil’ en profondo
"S'i' fosse papa" (v.5);
"s'i' fosse imperator" (v.7);
"s'i fosse morte" (v.9);
"s'i fosse vita" (v.10)



Chiasmo

Nei versi 13-14, gli ultimi due versi della poesia, è presente un chiasmo perché seguono uno schema che incrocia due coppie di parole: verbo e oggetto, oggetto e verbo.
torrei le donne giovani e leggiadre: / e vecchie e laide lasserei altrui



Endiadi

Tra i versi 13-14 è presente la prima endiadi, ovvero due parole che si completano a vicenda per esprimere il concetto di "bella donna". Le donne giovani son nel pieno della forma e della salute, e l'aggettivo leggiadre sta a significare aggraziate.
giovani e leggiadre

La seconda endiadi si trova nell'ultimo verso (v.14). Ancora una volta è riferita alle donne, ma a quelle che a Cecco non piacciono e che lascerebbe volentieri agli altri. Si tratta delle donne brutte. Per Cecco le donne brutte sono quelle avanti con l'età, sporche e volgari (laide).
vecchie e laide



Antitesi

Una delle antitesi più presenti in poesia è quella che accosta la vita alla morte, due concetti tanto opposti quanto legati fra loro. Per il poeta è vita stare lontano dal padre (dato che quando si allontana ha modo di divertirsi), mentre è morte vivere con lui perché a quanto pare non gli consente di fare la bella vita. Ed è dello stesso pensiero anche per quanto riguarda sua madre.
s'i' fosse morte (v.9)
s'i fosse vita" (v.10)



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