di Salvatore Quasimodo
Commento:
La poesia, per il Quasimodo di Giorno dopo giorno, deve contribuire a modificare il mondo. Perciò la sua ispirazione si fa toccare da temi più concreti, più vicini alla vita di tutti e anche politicamente impegnati. La lirica che abbiamo letto mette in scena poeticamente la violenza della guerra. Ebbene, davanti a tanto strazio, di fronte a quel feroce e crudele spettacolo di morte, il poeta giunge a una scelta quasi disperata: rinuncia alla propria ragione di vita, alla poesia. E' un atto di sacrificio che egli compie in nome di un mondo migliore. Dunque la parola pura dell'Ermetismo, esperta nelle evocazioni mitiche, nel disegno d'incantati paesaggi ideali e nelle suggestioni analogiche dei ricordi, si dichiara impotente dinanzi al dramma della storia.
Per segnalare il rifiuto della vecchia poetica, l'autore apre il componimento con la congiunzione E, come a indicare la conclusione di una riflessione, di un bilancio. Poi ricorre a una serie di immagini bibliche.
Neppure in questo componimento, più vicino alla realtà storica e al linguaggio comune, il poeta rinuncia all'uso di immagini fortemente espressive, qui un rapido susseguirsi di tragiche visioni di morte e di vittime innocenti, di simboli e analogie. Tra queste spiccano:
-Il lamento / d'agnello, a indicare l'innocenza dei bambini sacrificati;
-L'urlo nero, che rinvia al colore del lutto e che comunica un senso di tragicità totale;
-L'immagine del figlio / crocifisso sul palo del telegrafo che trasferisce su un elemento di vita moderna (il palo del telegrafo appunto) l'antico supplizio, ed ecco del sacrificio di Gesù in croce.
Commento:
La poesia, per il Quasimodo di Giorno dopo giorno, deve contribuire a modificare il mondo. Perciò la sua ispirazione si fa toccare da temi più concreti, più vicini alla vita di tutti e anche politicamente impegnati. La lirica che abbiamo letto mette in scena poeticamente la violenza della guerra. Ebbene, davanti a tanto strazio, di fronte a quel feroce e crudele spettacolo di morte, il poeta giunge a una scelta quasi disperata: rinuncia alla propria ragione di vita, alla poesia. E' un atto di sacrificio che egli compie in nome di un mondo migliore. Dunque la parola pura dell'Ermetismo, esperta nelle evocazioni mitiche, nel disegno d'incantati paesaggi ideali e nelle suggestioni analogiche dei ricordi, si dichiara impotente dinanzi al dramma della storia.
Per segnalare il rifiuto della vecchia poetica, l'autore apre il componimento con la congiunzione E, come a indicare la conclusione di una riflessione, di un bilancio. Poi ricorre a una serie di immagini bibliche.
Neppure in questo componimento, più vicino alla realtà storica e al linguaggio comune, il poeta rinuncia all'uso di immagini fortemente espressive, qui un rapido susseguirsi di tragiche visioni di morte e di vittime innocenti, di simboli e analogie. Tra queste spiccano:
-Il lamento / d'agnello, a indicare l'innocenza dei bambini sacrificati;
-L'urlo nero, che rinvia al colore del lutto e che comunica un senso di tragicità totale;
-L'immagine del figlio / crocifisso sul palo del telegrafo che trasferisce su un elemento di vita moderna (il palo del telegrafo appunto) l'antico supplizio, ed ecco del sacrificio di Gesù in croce.