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Analisi: Felicità Raggiunta, Montale


di Eugenio Montale
Analisi del testo:

La lirica è impostata su analogie, cioè su corrispondenza di immagini, su allusioni simboliche: <si cammina per te…sei barlume che vacilla…teso ghiaccio che s’incrina…>: sono analogie espressive da cui si intuisce il pensiero del poeta: la felicità è fragile, precaria e instabile. Il senso vero della vita resta incomprensibile e la poesia, questo il pensiero di Montale, molto di rado riesce a cogliere l’essenza delle cose: di qui l’insoddisfazione del poeta e quell’atmosfera dolorosa che s’incentra sulla sofferenza di vivere. Per Montale è felicità quando riesce a raggiungere la vera poesia, quel lampo di folgorazione poetica; quando non riesce a cogliere l’essenza di un oggetto sente che non è più poesia e ne soffre come il bambino cui fugge il pallone tra le case. Ha dunque un valore simbolico questa <felicità raggiunta>: è fragile e prelude alla delusione. Infatti la felicità, come gli oggetti, balugina per un attimo nell’estro del poeta e subito si dissolve senza che egli abbia potuto fissarne l’essenza, che in questa poesia, sta nelle immagini che assumono un valore poetico emblematico il quale va ben oltre quello letterale.
Il concetto della difficoltà di poter cogliere la bellezza nascosta delle cose mediante la poesia è ribadito anche in Vasca, altra lirica della raccolta montaliana. Parla di una pianta fiorita di belladonna che, eretta sul suo bello stelo, è spezzata da un sasso lanciato con forza: essa vorrebbe <vivere> ma <non sa come>; così è la poesia, pensa Montale; non sa come cogliere l’essenza dell’oggetto e, quando la coglie, è <<felicità raggiunta>>.

La Metrica: sono versi in rima.



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