di Giovanni Pascoli
Analisi del testo:
La poesia si articola in sei strofe:
-Le prime quattro (vv.1-40) riferiscono il discorso che Alessandro rivolge ai soldati constatando il fallimento della propria ricerca e l'insoddisfazione che ne deriva: pur avendo raggiunto l'estremo confine della Terra, il re macedone è triste, perchè ha davanti a sé un limite invalicabile: dunque la sua ricerca è conclusa.
-Le ultime due strofe (vv.41-60) sono pronunciate dalla voce del poeta-narratore: precisamente, la quinta riporta il pianto dell'eroe e le sue inquietudini, la sesta evoca la patria e la casa lontana, dove la madre e le sorelle dell'eroe, intente alle attività domestiche, ripensano a lui.
Alessandro è rappresentato nel punto terminale della sua epopea. Ha visto e conquistato tutto l'Oriente; ma ora che il Fine è stato raggiunto, i grandi interrogativi della vita gli paiono ancor più insoluti e pressanti. Dolorosamente l'eroe deve confessare che sarebbe stato meglio non partire neppure. contemplando nella memoria le imprese compiute, egli conclude che sarebbe stato meglio, per lui, limitarsi a sognare, perchè il sogno è più ricco e più soddisfacente della realtà. Pascoli esprime qui una concezione irrazionalistica della verità essa non può venire dalla scienza o dalla ragione, ma appunto dal sogno, l'unica esperienza in grado di metterci a contatto con la profondità e con il mistero dell'esistenza umana.
Se tutto era partito dal nido familiare, tutto riporta a esso. Il punto d'arrivo del componimento è infatti la madre Olympias, cui Alessandro infine si ricongiunge risalendo a ritroso, con la memoria, la corrente del tempo. Sognatrice anch'ella, come il figlio, Olympias non è però mai uscita dal grembo del nido; invece che sperimentare la storia, si è per così dire interiorizzata. Si è calata nella cava ombra infinita del mondo e ha ascoltato da lì le grandi quercie bisbigliar sul monte, simbolo delle voci segrete e pulsanti della natura.
Sul piano stilistico, il testo è caratterizzato da un tono alto, erudito, caratteristico della raccolta dei Conviviali. Il gusto, tipico dei poeti parnassiani, per la parola dotta e tecnica è visibile per esempio nella grafia grecificante del titolo Alexandros, così come nella serie dei nomi propri che apre la prima strofa: nomi esotici e località misteriose, che danno al linguaggio un sapore conturbante e misterioso. In tutto l'arco del poemetto la forma risulta molto elegante e ricercata: si veda per esempio ai vv. 12-13 il simmetrico parallelismo di immota... portate / portate... che resta; il poeta ci suggerisce che, in realtà, il movimento è solo apparente e nulla cambia, nel ritmo circolare del mondo.
Analisi del testo:
La poesia si articola in sei strofe:
-Le prime quattro (vv.1-40) riferiscono il discorso che Alessandro rivolge ai soldati constatando il fallimento della propria ricerca e l'insoddisfazione che ne deriva: pur avendo raggiunto l'estremo confine della Terra, il re macedone è triste, perchè ha davanti a sé un limite invalicabile: dunque la sua ricerca è conclusa.
-Le ultime due strofe (vv.41-60) sono pronunciate dalla voce del poeta-narratore: precisamente, la quinta riporta il pianto dell'eroe e le sue inquietudini, la sesta evoca la patria e la casa lontana, dove la madre e le sorelle dell'eroe, intente alle attività domestiche, ripensano a lui.
Alessandro è rappresentato nel punto terminale della sua epopea. Ha visto e conquistato tutto l'Oriente; ma ora che il Fine è stato raggiunto, i grandi interrogativi della vita gli paiono ancor più insoluti e pressanti. Dolorosamente l'eroe deve confessare che sarebbe stato meglio non partire neppure. contemplando nella memoria le imprese compiute, egli conclude che sarebbe stato meglio, per lui, limitarsi a sognare, perchè il sogno è più ricco e più soddisfacente della realtà. Pascoli esprime qui una concezione irrazionalistica della verità essa non può venire dalla scienza o dalla ragione, ma appunto dal sogno, l'unica esperienza in grado di metterci a contatto con la profondità e con il mistero dell'esistenza umana.
Se tutto era partito dal nido familiare, tutto riporta a esso. Il punto d'arrivo del componimento è infatti la madre Olympias, cui Alessandro infine si ricongiunge risalendo a ritroso, con la memoria, la corrente del tempo. Sognatrice anch'ella, come il figlio, Olympias non è però mai uscita dal grembo del nido; invece che sperimentare la storia, si è per così dire interiorizzata. Si è calata nella cava ombra infinita del mondo e ha ascoltato da lì le grandi quercie bisbigliar sul monte, simbolo delle voci segrete e pulsanti della natura.
Sul piano stilistico, il testo è caratterizzato da un tono alto, erudito, caratteristico della raccolta dei Conviviali. Il gusto, tipico dei poeti parnassiani, per la parola dotta e tecnica è visibile per esempio nella grafia grecificante del titolo Alexandros, così come nella serie dei nomi propri che apre la prima strofa: nomi esotici e località misteriose, che danno al linguaggio un sapore conturbante e misterioso. In tutto l'arco del poemetto la forma risulta molto elegante e ricercata: si veda per esempio ai vv. 12-13 il simmetrico parallelismo di immota... portate / portate... che resta; il poeta ci suggerisce che, in realtà, il movimento è solo apparente e nulla cambia, nel ritmo circolare del mondo.