Commento:
La descrizione del paesaggio è nitida, luminosa, e la ricchezza poetica è condensata in pochi versi essenziali da cui traspare la gioia stessa del poeta. Il tono festoso cambia nella penultima strofa, in quel trapasso brusco dal tono contemplativo all’amara meditazione <<piacer figlio d’affanno>>: il piacere non esiste se non come cessazione del dolore. La gioia iniziale è offuscata da questa riflessione sulla condizione dei mortali, perseguitati dalla malvagia della <<natura cortese>> che promette doni e diletti, ma poi sparge pene <<a larga mano>>. Il destino di infelicità, quindi, non è più soltanto del poeta, estraniato dal resto del mondo come lo abbiamo visto nel Passero solitario, ma è destino comune a tutti gli uomini; il più che essi possono sperare dalla vita è di provare sollievo alla cessazione degli affanni (proprio come si rasserenano dopo una noiosa e paurosa tempesta estiva) in attesa dell’unica vera risanatrice di ogni dolore che è la morte.