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Inferno Canto 20 - Riassunto

Appunto di letteratura italiana contenente il riassunto del ventesimo canto (canto XX) dell'Inferno dantesco.
Gli Indovini, illustrazione di Giovanni Stradano

Tempo: sabato 9 aprile 1300, verso le sei antimeridiane; il sole sta sorgendo.

Luogo: cerchio 8°, bolgia 4°: maghi e indovini Dante concentra la sua attenzione sulla pena degli indovini, preferendo sorvolare sul luogo dove sono puniti, senza fornire particolari dettagli, se non quello del vallon tondo.

Personaggi: Virgilio, Dante, Anfiarao, Tiresia, Arunte, Manto, Euripilo, Michele Scotto, Guido Bonatti, Asdente, alcune maghe e indovine.

Maghi e indovini: Si muovono in cerchio nella quarta bolgia, lentamente, con un pianto ininterrotto, senza parole, mentre il corpo è sottoposto a un'impressionante deformazione: il collo è completamente torto, in modo che il viso è girato verso le reni e il loro camminare è un grottesto procedere a ritroso: evidente contrappasso alla loro presunzione di divinare il futuro con le arti magiche.



Sintesi

Quarta bolgia: tra indovini e maghi
Nella quarta bolgia dell'ottavo cerchio scontano la loro pena gli indovini e i maghi. Camminando lentamente a ritroso e piangendo silenziosi, i dannati presentano una distorsione fisica che impedisce loro di guardare davanti, in quanto hanno la testa girata all'indietro. E questa la punizione stabilita dalla giustizia divina per chi ha voluto trascendere i limiti della conoscenza umana, presumendo di leggere il futuro. Dante piange di compassione e Virgilio lo esorta a smettere, perché è scellerato chi prova pietà per ciò che è decretato dal volere divino.


Anfiarao e Tiresia
Gli mostra allora alcuni tra gli indovini più antichi, da Anfiarao, al quale si aprì la terra sotto i piedi durante la battaglia contro Tebe, a Tiresia che, trasformato in donna per aver colpito con una verga due serpi accoppiate, dovette ripetere lo stesso gesto per tornare a essere uomo.


Manto, fondatrice di Mantova
Dietro a Tiresia c'è l'astrologo Arunte di Luni, e, più distante, l'indovina Manto, fondatrice di Mantova, la città dove nacque Virgilio. Il poeta racconta che Manto, fuggita dalla città di Tebe, la sua patria, per sottrarsi alla schiavitù, si rifugiò nella zona dell'Italia tra il lago di Garda e la Val Camonica. Qui giunse Manto con i suoi servi e praticò le arti magiche. Dopo la sua morte, gli uomini che abitavano le campagne tutt'intorno costruirono una città nel luogo dove l'indovina era stata sepolta e le diedero nome Mantova. Appresa l'origine della fondazione di Mantova, Dante chiede a Virgilio di mostrargli altri dannati degni di nota.


Euripilo, Scotto e altri dannati
Questi gli addita tra gli altri Euripilo, che, con Calcante, svelò ai Greci il momento opportuno per salpare alla volta di Troia da Aulide; Michele Scotto, conoscitore dell'arte magica fraudolenta, Guido Bonatti, autore di un trattato di astrologia, e il calzolaio Asdente, noto indovino, che troppo tardi rimpiange di avere abbandonato il suo antico mestiere. Così parlando, i due poeti riprendono il cammino.


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