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Analisi: Donne ch'avete intelletto d'amore, Dante

di Dante Alighieri
Analisi del testo:

E' una poesia di Dante in cui loda Beatrice e spiega alle donne che conoscono l'amore (e quindi le uniche che possono capirlo) quanto siano grandi le facoltà benefiche di Beatrice.
Ad esempio parla del fatto che è desiderata dai santi in paradiso (tanto che dicono che il paradiso ha tutto tranne lei per essere perfetto); che chiunque la veda non può avere pensieri malvagi, che persino Amore si meraviglia di quanto sia stupenda e si rende conto che Dio l'ha creata per far vedere agli uomini in terra un pezzo di paradiso e portarli sulla buona strada.

Questa poesia, o meglio canzone contenuta nella Vita Nova, segna il passaggio verso una nuova concezione dell’amore, che d’ora in poi tenderà «alla perfezione dell’amore celeste». La prima stanza ha funzione proemiale, mentre l’ultima, fa da congedo. Le tre stanze centrali contengono invece la lode di Beatrice e sono disposte in un significativo ordine discendente: dal paradiso (seconda stanza) al mondo terreno (quarta stanza) passando attraverso Beatrice, vista come figura di mediazione tra cielo e terra (terza stanza). In queste tre stanze centrali si incontrano altrettante parole chiave della cultura stilnovistica: «Angelo» , «Madonna» , «Amor» .


METRICA: canzone di 5 strofe, ognuna di 14 versi tutti endecasillabi. Lo schema è ABBC, ABBC; CDD, CEE.
Dopo la serie ABB, che crea l’attesa per il classico schema a rima incrociata, interviene una rima in C che chiude in maniera asimmetrica il primo piede. La simmetria è ripristinata solo dopo il secondo piede, che ripete per intero la sequenza ABBC. L’inizio della sirma è ancora in C, a sottolineare lo stretto legame tra le sue parti della stanza con un nuovo effetto di rima baciata. Tutto lo schema della sirma del resto (CDD, CEE) valorizza le rime baciate, tra le quali assumono particolare rilevanza quelle in posizione finale; nelle prime due stanze la rima conclusiva ha anche la funzione di evidenziare l’antitesi («vui» : «altrui», vv. 13-14, e soprattutto «mal nati» : «beati», vv. 27-28).


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