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Tema sull'Olocausto


Il termine “Olocausto” viene dal greco, e letteralmente, significa “tutto bruciato” (holos “completo” e kaustos “rogo”). Questa parola è propriamente usata per descrivere il sacrificio animale che veniva compiuto anticamente sull’altare dei templi, ma ormai ci ricorda qualcosa di molto più profondo, un evento del XX secolo che ha visto come protagonisti milioni di morti innocenti. Infatti l’Olocausto si riferisce al genocidio compiuto dalla Germania nazista verso tutte le persone ritenute “indegne”, come omosessuali, zingari, testimoni di Geova, ecclesiastici, oppositori politici, ecc…, ma soprattutto verso quella che era da loro considerata una “razza inferiore”: gli Ebrei. Chiamare questo massacro col nome di olocausto, in realtà è inappropriato, poiché è offensivo anche solo pensare che l’uccisione di milioni di persone sia stata un’offerta a Dio, perciò per lo sterminio degli Ebrei, viene usato il nome di “Shoah” che significa “desolazione”, “catastrofe”. Per mano dei nazisti, furono circa sei milioni gli Ebrei uccisi nelle camere a gas e con altri brutali metodi e torture. Queste informazioni ci sono giunte direttamente dai registri e dalla documentazione dei nazisti stessi.
La storia dell´Olocausto, cioè dell´uccisione di sei milioni di ebrei da parte dei nazisti, non è mai stata scritta compiutamente, anche se migliaia di libri sull'argomento sono comparsi dopo il 1945. La ragione è che una storia non esiste e che semmai bisognerebbe raccontarne sei milioni. Mancano inoltre documenti fondamentali, come quelli che riguardano l´organizzazione scientifica del genocidio: in gran parte i nazisti li hanno distrutti, ma molti, i più importanti, non li hanno mai scritti. Se Hitler, ad esempio, fosse comparso in aula a Norimberga, avrebbe perfino potuto sostenere di non avere mai ordinato l´uccisione di nessuno, ben sapendo di non avere mai messo tale ordine nero su bianco. Il documento più esplicito che si conosca è una lettera di Hermann Göring [ministro] a Reinhard Heydrich [il capo dell´"Ufficio per l´emigrazione per gli ebrei"], del 30 luglio 1941, con l´ordine di «fare tutti i preparativi necessari e di prendere provvedimenti... per una soluzione finale del problema ebraico nei territori europei posti sotto l´influenza tedesca». La sinistra formula "soluzione finale" equivale comunque, ben si sa', a sterminio. Lo stesso genocidio non fu comunque deciso di punto in bianco ed è possibile che né Hitler né i capi nazisti avessero già preso decisioni in tale senso nel 1938, quando furono pubblicate le leggi di Norimberga, che in pratica ponevano gli ebrei al di fuori delle leggi ed affidavano le loro esistenze all´arbitrio dell´"Ufficio degli affari ebraici" o anche all'iniziativa delle SS. A quel tempo l´Ufficio cercava ancora di organizzare il balordo piano per il trasferimento degli ebrei tedeschi, poco meno di trecentomila, nel Madagascar. Un´alternativa era, secondo Himmler [capo delle SS], il loro scambio con diecimila autocarri, da richiedere agli Stati Uniti e alle democrazie occidentali. Il primo segnale di morte giunse nel mese di settembre del 1939, con la campagna di Polonia. Dietro alle truppe combattenti c´erano le "squadre speciali" delle SS, incaricate di rastrellare gli ebrei nelle zone occupate, di radunarli in alcune città come a Varsavia e a Lodz, ma anche di eliminarli immediatamente dove faceva più comodo.Forse non era ancora stata decisa l´eliminazione generale, ma migliaia di uomini, donne e bambini furono uccisi, con un colpo alla nuca nei più pietosi dei casi e sepolti in fosse comuni o bruciati. La stessa strategia fu messa in atto poi negli altri territori occupati a Occidente nel 1940: qui i nazisti non potevano, ancora, fucilare la gente in massa, ma procedevano con qualche cautela: identificavano gli ebrei, li isolavano, li deportavano. Si può dire che alla fine del 1944 l´Olocausto era ormai compiuto: nei tristemente noti campi di sterminio, i cui nomi rappresenteranno per sempre l´infamia: Dachau, Aushwitz, Buchenwald, Mauthausen, fra i più famigerati, almeno sei milioni di vite erano state spente.
Il numero è largamente congetturale, ottenuto in pratica dopo la guerra con la conta dei presenti: neppure un milione di ebrei sopravviveva in Europa, mentre nel 1939 erano almeno sette milioni.
La comunità più colpita era quella polacca, presente nel Paese con tre milioni di persone fin dal Quattordicesimo secolo: non ne erano sopravvissute che poche migliaia. Ma tutti i Paesi d´Europa erano stati colpiti: più di tutti, in proporzione, in Olanda, dove la comunità di centocinquanta mila persone era stata interamente deportata e solo pochi erano tornati. Senza dubbio, la peggiore strage del secolo appena trascorso.

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