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7° Giornata Decamerone - Riassunto

PRIMA NOVELLA (EMILIA)
A Firenze vi era un cardatore della lana di nome Gianni Lotteringhi, il quale era molto religioso e recitava tutti giorni delle lodi alla Madonna e spesso era molto preso dal lavoro che trascurava un poco la moglie, Monna Tessa. Quest’ultima era innamorata di un certo Federigo e dal momento che lei viveva in una villa un po’ fuori città e il marito soltanto qualche volta se ne veniva a casa a cenare e a dormire, molto spesso si incontravano di nascosto e lei gli diceva che quando voleva venire doveva fare attenzione perché nella vigna c’era un teschio d’asino su un palo e quando il muso era rivolto verso Firenze voleva dire che il marito non era in villa, altrimenti significava che c’era. Si incontrarono molte altre volte e una volta capitò che un contadino che passava per caso spostò il muso e non sapendo Federigo che Monna Tessa era a letto con il marito bussò tre volte come al solito e destatosi subito il marito, Monna Tessa gli disse che erano i fantasmi e che conosceva una lode per scacciarli e nel frattempo fece cenno a Federigo di andarsene, così il marito credulone prestò fede alle parole della donna e credette di aver scacciato i fantasmi.


SECONDA NOVELLA (FILOSTRATO)
Un muratore che viveva a Napoli era sposato con una bella donna di nome Peronella, la quale era innamorata di un giovane che si chiamava Giannello. Tutte le mattine il marito andava a lavorare e la moglie incontrava Giannello nella sua casa, ma un giorno inaspettatamente tornò a casa prima e una volta bussato all’uscio, Peronella fece nascondere Giannello dentro un tino. Lei si finse sorpresa del suo arrivo e chiedendo spiegazioni seppe che aveva concluso un affare vendendo un tino per cinque gigliati, così lei, per non farsi credere meno furba disse che anche lei aveva venduto un tino però a sette gigliati a un uomo che aveva voluto entrarci dentro per vedere se era sano. In quel momento uscì Giannello fingendosi il compratore e disse che gli sembrava un po’ sporco, perciò la donna fece entrare il marito per pulirlo e nel frattempo se la spassò con il giovane, poichè per l’arrivo improvviso del marito non aveva potuto farlo la mattina e quando finì, Gianello pagò i sette gigliati e se ne andò via felice.


TERZA NOVELLA (ELISSA)
C’era a Siena un giovane bello e di nobile famiglia, il quale si innamorò di una sua vicina, moglie di un ricco uomo; con il tempo, essendo la donna incinta, la andava a visitare parecchie volte e divenne presto amico dei due coniugi, tanto che fu scelto da loro come futuro padrino del nascituro. Una volta nato, il giovane si fece frate ma non per questo perse il suo desiderio nei confronti della donna e così un giorno si incontrarono in camera di lei mentre il marito era assente e convinse la donna a soddisfare i propri piaceri, però all’improvviso tornò il marito e la donna, non perdendosi d’animo aprì e disse che dovevano ringraziare Dio che era venuto il loro amico frate perché il piccolo aveva dei vermicelli che in poco tempo sarebbero giunti al cuore, provocandone la morte però egli conosceva alcune orazioni per liberarlo e lo aveva prontamente guarito. In seguito il marito, molto felice di aver scelto il frate come padrino organizzò una festa in suo onore.


QUARTA NOVELLA (LAURETTA)
Ad Arezzo vi era un bel giovane di nome Tofano che era molto geloso della moglie la quale mal sopportava la sua gelosia e decise di andare con un altro uomo e tutte le sere, puntualmente lo faceva ubriacare e lo metteva a dormire così se la poteva intendere con il suo amante talvolta in casa sua, talvolta in casa di lei. Un giorno il marito, capendo qualcosa, finse di ubriacarsi e quando la donna andò a casa del suo amante, la chiuse fuori e al suo ritorno non la faceva entrare. Cosicché la donna minacciò di buttarsi dentro al pozzo così la gente avrebbe creduto che l’avesse buttata lui mentre era ubriaco e direttasi verso il pozzo buttò una grande pietra, provocando un tonfo enorme. Lui credendo che si fosse buttata, uscì di corsa per salvarla, però lei, che si era nascosta dietro la porta, entrò in casa e a sua volta lo chiuse fuori, giustificando la sua azione come una punizione per la sua gelosia, così si riconciliarono e lui le promise che non sarebbe più stato geloso.


QUINTA NOVELLA (FIAMMETTA)
A Rimini c’era un mercante molto ricco che era geloso oltre ogni misura della moglie e non la faceva uscire di casa, né affacciarsi alla finestra. Ella, poiché sapeva che accanto a loro viveva un giovane, per vendicarsi, quando il marito usciva ispezionava tutta la casa finchè riuscì a trovare una fessura dalla quale parlare al giovane. Avvicinandosi il Natale, la donna disse al marito che si doveva confessare ed egli indicatole un confessore, si travestì lui stesso da prete. Però la donna, capito l’inganno raccontò in confessione che tutte le notti se la intendeva con un prete che ella amava e che con orazioni particolari, faceva addormentare il marito ed entrava dalla porta. Il marito, avendo udito tutto ciò fu molto indignato e si mise di guardia tutte le notti fuori dal cancello, e nel frattempo lei chiamava il giovane dalla fessura e si giaceva con lui tutte le notti. Dopo molto tempo che non era riuscito a scorgere nessuno, interrogò la donna, la quale le disse che aveva capito il travestimento e per punire la sua gelosia si era inventata la storia del prete, e dal quel giorno in avanti il marito non fu più geloso e le concesse di uscire quando ne avesse avuto voglia.


SESTA NOVELLA (PAMPINEA)
Una giovane donna, moglie di un cavaliere assai valoroso, amava un giovane di nome Leonetto e quando il marito non c’era si incontrava con lui nella sua villa di campagna; però un giorno si innamorò di lei un altro cavaliere di nome Messer Lambertuccio, il quale minacciò di disonorarla se non avesse corrisposto al suo amore. Così un giorno che il marito era fuori città, ella se ne andò in campagna a giacersi con Leonetto, però informato dell’assenza del marito si presentò anche il cavaliere e lei fece nascondere il giovane sotto il letto. Dopo poco tempo sopraggiunse il marito e la donna disse al cavaliere di prendere un coltello e di urlare per le scale; così fece e il marito chiese spiegazioni alla donna, la quale ripose che mai aveva avuto una paura simile perché c’era questo cavaliere che inseguiva un giovane indifeso e lo minacciava con il coltello, perciò lei, impaurita lo nascose sotto al loro letto e, non trovandolo, se ne andò urlando. Allora uscì Leonetto e il marito, credendo al racconto della donna, la lodò molto per il suo coraggio, e in realtà solo la donna sapeva ciò che era realmente accaduto in quel castello.


SETTIMA NOVELLA (FILOMENA)
A Parigi, il figlio di un mercante, avendo sentito dire da degli amici che erano andati al Santo Sepolcro che a Bologna vi era la donna più bella che avessero mai visto e che però era sposata con un certo Egano, si recò in quel luogo e si fece assumere come servitore. Dopo molto tempo acquistò la fiducia di Egano e divenne il suo miglior servitore e un giorno che andò a caccia manifestò a questa donna tutto il suo amore e lei dopo avergli dato ogni sorta di piacere, gli disse di presentarsi in camera sua a mezzanotte. Puntuale si presentò e si nascose dietro al letto, allora la donna disse al marito che il loro miglior servo le aveva chiesto di incontrarlo sotto un pino per giacersi con lei, e mandò il marito a controllare, vestito con una gonna delle sue. Uscito il giovane si baciarono appassionatamente e la donna gli disse di andare dal marito e di prenderlo a bastonate dicendo che era una cattiva moglie perché lui aveva voluto tentarla e lei non si doveva presentare se fosse stata fedele. Il giovane fece come gli era stato raccomandato e quando Egano ritornò in camera sua disse che era l’uomo più contento del mondo perché aveva la più leale donna e il più fedele servo.


OTTAVA NOVELLA (NEIFILE)
Un ricchissimo mercante di nome Arriguccio si assentò per un mese dalla città dove viveva e la moglie si innamorò di un giovane operaio di bell’aspetto; quando ritornò il marito, sapendo che egli aveva il sonno pesante, lei si legò al dito del piede una corda che arrivava fin fuori dalla finestra cosicché quando il giovane avesse tirato la corda, la donna gli sarebbe corsa incontro. Però un giorno Arriguccio vide la corda e sospettando qualcosa se la legò al suo piede; quando sentì tirare prese le armi e scese di corsa ma nel frattempo il giovane iniziò una fuga e si rincorsero a lungo. Intanto la donna pagò una serva per mettersi a letto al posto suo e quando il marito tornò, percosse violentemente la serva e le tagliò i capelli. In seguito si recò dai fratelli della donna e raccontò loro l’accaduto, però una volta recatisi da quest’ultima la videro seduta a una sedia che cuciva e senza nessun segno in faccia e di fronte allo stupore generale la donna disse che era da un po’ di sere che il marito tornava a casa ubriaco e non ricordava niente; così il povero marito fu ingiuriato e non fu più creduto e la donna se la potè spassare con il giovane ogniqualvolta lo avesse desiderato.


NONA NOVELLA (PANFILO)
Ad Argo, nell’antica Grecia, vi era Nicostrato che aveva una moglie di molti anni più giovane di lui, la quale si innamorò di un servo di nome Pirro; nei giorni successivi mandò diverse serve da Pirro per manifestargli il suo amore ma egli non voleva recare un offesa al re e in secondo luogo non prestò fede alle parole della donna e così gli chiese tre prove: ella doveva uccidere lo sparviero del marito, doveva inviargli una ciocca della barba e un suo dente. Allora lei non perdendosi d’animo uccise prima lo sparviero e tra le risa generali disse che era stufa del fatto che preferiva andare a caccia con quello piuttosto che una notte d’amore con lei; poi gli strappò una ciocca della barba e infine dicendogli che gli puzzava la bocca e che secondo lei la causa era di un determinato dente, glielo estirpò e lo spedì al suo amato. Così egli convinto dell’amore di lei fu disposto a giacersi con lei tutte le volte che il re si fosse assentato.



DECIMA NOVELLA (DIONEO)
Nella città di Siena c’erano due giovani che erano molto amici e si chiamavano Tingoccio e Meuccio. Poiché ogni volta che prendevano parte alla messa sentivano parlare della gloria e della miseria che spetta alle anime nell’altro mondo secondo i loro meriti, si erano molto incuriositi e si promisero che colui che sarebbe morto per primo sarebbe tornato in vita per raccontare all’altro come vengono di fatto giudicate le anime.Un giorno divennero padrini di battesimo del figlio di una giovane donna, il cui nome era monna Mita e se ne invaghirono entrambi però solo Tingoccio con i suoi corteggiamenti la conquistò e potè essere soddisfatto da lei. Meuccio se ne accorse ma non disse nulla e arrivò il giorno che Tingoccio morì; poco tempo dopo ritornò come promesso e Meuccio gli domandò se era stato dannato per avere avuto un rapporto con la sua comare di battesimo ed egli rispose negativamente dicendo che non conta il rapporto di parentela e detto questo Meuccio si rammaricò molto perché in vita sua si era sempre fatto di questi problemi prima di andare con una donna.



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