Scuolissima.com - Logo

Parafrasi: Il mattino, Parini

di Giuseppe Parini 
(Il Giorno) Spiegazione con Parafrasi:

Questa poesia inizia con la personificazione di due parti del giorno: il Mattino e l'Alba. E' Mattina: l'alba imbianca il cielo e preannuncia il sorgere del Sole che, quando appare grande e luminoso, nel cielo suscita i colori delle cose e allieta il mondo. Il contadino, alle prime luci del giorno, si alza dal caro letto, dove riposò insieme con la fedel sposa e i figli più piccoli per riprendere il lavoro nei campi. Poi portando sulle spalle gli arnesi agricoli, che Cerere e Pale diedero per prime agli uomini, se ne va nel suo campicello spingendo innanzi a se il bue lento. Il contadino passando lungo il picciol sentiero fa cadere dai rami le stille di rugiada che luccicano al sole con ridiscenza di gemme preziose.
Anche per il fabbro è ora di alzarsi per riprendere il lavoro nell'officina per finire i lavori che non aveva ultimato il giorno precedente. Egli prepara chiavi complicate, difficili da falsificare per rendere sicuri scrigni e forzieri al ricco che teme di essere derubato dai ladri, oppure cesella gioielli d'argento e d'oro per ornare le spose o vasi preziosi destinati alle gioiose feste dei ricchi. Il poeta dopo aver presentato il risveglio dei contadini e degli artigiani si rivolge al giovin Signore, cioè il nobile, il quale sentendo parlare di gente che di buon mattino riprende il lavoro si è sentito rizzare i capelli dallo spavento. Il poeta rivolgendosi nuovamente al nobile gli dice che lui al tramonto del sole non si era seduto a tavola per consumare una semplice cena e subito dopo non era andato a dormire in uno scomodo letto, per niente soffice, come fecero il buon villano (contadino) e l'umile volgo (il fabbro). Ma Giove benigno ha fissato un destino ben diverso da quella della povera gente, infatti gli aristocratici non si vogliono confondere con la massa del popolo; e quindi il poeta che ha il compito di insegnare loro e dove comportarsi in maniera differente considerandoli come semidei terreni. Il nobile è stato sveglio quasi tutta la notte, è stato al teatro ad ascoltare musica e canti è andato a giocare al tavolo con gli amici, perché è la sua passione. Infine stanco com'è sale nel suo cocchio che va veloce, come se partecipasse ad una corsa, per ritornare nei suoi appartamenti. Siamo nel Settecento; è notte fonda, e siccome non esiste illuminazione nelle strade i nobili che uscivano di notte si facevano precedere dai lacché, servitori, che portavano torce luminose. Il poeta paragona il nobile giovin Signore, che di notte passa sul fragoroso cocchio davanti al quale corrono i servitori agitando le torce fiammeggianti; è paragonato a Plutone (dio delle tenebre) che innamorato di Proserpina (figlia di Cerere) la rapì per portarla nel suo regno. In quel momento il suolo di Sicilia rimbombò cupo, dallo Ionio al Tirreno al passaggio del carro davanti al quale splendevano le tede (fiaccole) delle Furie infernali (dee vendicatrici dei delitti di sangue) che avevano occhi di fiamma e serpenti al posto dei capelli.

Guarda: PARAFRASI IL MATTINO

Commento:
Questa poesia fa parte della raccolta "Il Giorno" la pubblicazione completa e del 1801 postuma. E' un poema satirico, il poeta Parini si pone fine osservatore della società in cui vive, mette in ridicolo la vita frivola è vuota dell'aristocrazia lombarda ed esalta quella operosa e sana della gente dei campo e delle officine.
Il poeta funge d’insegnare al <<giovin Signore>> come deve comportarsi durante la giornata e quali debbano essere le sue più importanti occupazioni, in tal modo mette a nudo la maniera di vivere dissipata e inutile dei nobili. In questo brano l’ironia affiora dall’antitesi tra la vita operosa del contadino e dell’operaio e quella oziosa e vuota della nobiltà.
Alle prime luci del giorno, il lavoro nei campi e nelle officine riprende il suo ritmo pulsante e gioioso; ma il giovin Signore, <<celeste prole>> di <<semidei terreni>>, dorme placidamente nel suo morbido letto; egli si è affaticato al gioco e ai divertimenti per gran parte della notte, perciò è giusto, dice il poeta con un sorriso sottile, che prolunghi il suo riposo sino a quando il sole sarà alto nel cielo.

Analisi del testo
La metrica: endecasillabi sciolti, cioè senza rima. Così tutto il poemetto.

SORGE IL MATTINO…DELL’ALBA: Mattino e Alba sono qui personificati, perciò hanno l’iniziale maiuscola.

INNANZI AL SOL…L’ONDE: L’alba imbianca il cielo e preannuncia il sorgere del Sole che, quando appare, grande e luminoso, nel cielo suscita i colori delle cose e allieta il mondo.

ALLORA IL BUON VILLAN…: Il contadino, alle prime luci del giorno, si alza dal <<caro>> letto, dove riposò insieme con la <<fedel sposa>> e i figli più piccoli, per riprendere il lavoro nei campi.

POI, SUL COLLO RECANDO…AL CAMPO: Poi, portando sulle spalle gli arnesi agricoli, che Cerere e Pale diedero per prime agli uomini, se ne va nel suo campicello spingendo innanzi a sé il bue <<lento>>. Cerere ( il suo culto venne identificato dai Romani con quello della dea greca Demetra ) era la protettrice delle messi e dell’agricoltura; Pale, dea romana della pastorizia.

E SCUOTE…RAGGI RIFRANGE: Ecco un'altra pennellata dal vero: alla scena della vita che riprende il suo ritmo di lavoro e di sacrificio, segue ora questa della natura: il contadino, passando <<lungo il picciol sentier>>, fa cadere dai rami le stille di rugiada che luccicano al sole con iridescenze di gemme preziose.

SONANTE OFFICINA: Anche qui l’aggettivo, scelto con gusto finissimo, aderisce in pieno al nome dandogli sonorità e vigore.

E ALL’OPRE TORNA…NON PERFETTE: E riprende quei lavori che non aveva ultimato il giorno precedente (l’altro dì).

O SE DI CHIAVE ARDUA: Sia che (o se) prepari una chiave complicata, difficile quindi da falsificare.

FERRATI INGEGNI…ASSECURA: Rende oscuri gli scrigni, i forzieri (l’arche) al ricco che teme di essere derubato dai ladri (inquieto).

O SE D’ARGENTO…A MENSE: Sia che (e se) voglia cesellare gioielli d’argento e d’oro, per ornare le spose, o vasi preziosi destinati ai lieti conviti dei ricchi.

TU INORIDISCI: Il poeta si rivolge al giovin Signore il quale, sentendo parlare di gente che riprende di buon mattino il lavoro, si è sentito rizzare i capelli dallo spavento.

TU COL CADENTE SOL…VULGO: Tu, al tramonto del sole, non ti sei seduto a tavola per consumare una cena frugale (parca mensa) e non sei andato (non gisti) subito dopo a dormire in un letto scomodo, tutt’altro che soffice (in male agiate piume), com’è quello del <<buon villan>> e dell’<<umile vulgo>>. Di solito Parini usa nel Giorno un tono di garbata ironia sotto il cui velo traspare la sua disapprovazione per il modo di vivere ozioso e corrotto della nobiltà.

A VOI…GIOVE BENIGNO: Giove <<benigno>> ha fissato per voi, nobili, un destino ben diverso (altro), cioè una condizione di vita del tutto diversa da quella dell’umile volgo.

CON…GIUDARVI: Gli aristocratici non possono essere confusi con la massa del popolo e perciò il poeta, <<precettor d’amabil rito>>, deve impartire insegnamenti del tutto consoni alla loro condizione di <<semidei terreni>>.

TU TRA LE VEGLIE…: Tu hai trascorso (tirato in lungo) quasi tutta la notte a vegliare: sei stato a teatro ad ascoltare musica e canto e al tavolo da gioco, appassionante come una gara. Nota il contrasto: il contadino che lavora e suda dall’alba al tramonto, vive miseramente ed è costretto, dopo una <<parca mensa>>, a coricarsi presto per poter riprendere di buon mattino i lavori interrotti la sera innanzi ( è una vita di sofferenze, di disagi e di fatiche, ma moralmente sana e utile alla società); il giovin Signore, dopo una giornata oziosa, trascorsa tra gli agi e i piaceri, si ritira a tarda notte nel suo lussuoso e grande appartamento, da cui uscirà solo a giorno molto inoltrato.

CALDE: per la rapida corsa sull’acciottolato della strada.

E LE TENEBRE…APRISTI: Nel ‘700 le città non erano illuminate e i signori, quando uscivano di notte, si facevano precedere dai lacchè che portavano torce luminose.



🧞 Continua a leggere su Scuolissima.com
Cerca appunti o informazioni su uno specifico argomento. Il nostro genio li troverà per te.




© Scuolissima.com - appunti di scuola online! © 2012 - 2024, diritti riservati di Andrea Sapuppo
P. IVA 05219230876

Policy Privacy - Cambia Impostazioni Cookies