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I poeti lavorano di notte, Alda Merini: parafrasi e commento

Appunto di letteratura sulla poesia I poeti lavorano di notte di Alda Merini: testo, parafrasi, analisi, commento e figure retoriche.
poeta-notte

I poeti lavorano di notte è una poesia della poetessa italiana Alda Merini e che fa parte della raccolta "Destinati a morire".





I poeti lavorano di notte: testo poesia

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere iddio
ma i poeti nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.



Parafrasi

I poeti si dedicano al loro lavoro durante la notte, quando non sono sottoposti alla pressione del tempo, quando non c'è anima viva e finisce il tormento delle ore che passano. Lavorano nell'oscurità come falchi notturni o usignoli che cantano dolcemente, temendo di mancare di rispetto a Dio. Tuttavia, nonostante il loro silenzio, i poeti generano un rumore molto più intenso di una cupola dorata di stelle.



Analisi e commento

La poetessa Alda Meriti ci dà la sua descrizione riguardante la professione del poeta. Secondo Alda, i poeti (proprio come lei) lavorano maggiormente di notte perché è il momento dell'ispirazione poetica in quanto possono beneficiare della quiete e della solitudine per scrivere senza distrazioni esterne. La professione del poeta non ha un orario di lavoro ben definito, sono loro stessi che scelgono quando e quanto scrivere, e come già detto prediligono le ore notturne, proprio come alcuni uccelli che dominano i cieli notturni: il falco e l'usignolo. Il loro lavoro artistico e creativo e così puro ed eccezionale che persino i poeti stessi si preoccupano che quello che stanno facendo possa essere vista da Dio come un'offesa, nel senso che sembra quasi che stiamo emulando il lavoro del padre eterno, ovvero la "creazione del mondo secondo la Genesi". Molto potenti sono i versi conclusivi di questa poesia, nel quale la poetessa spiega che i poeti, pur lavorando nel silenzio, attraverso l'uso delle parole possono creare molto rumore (suscitare polemiche, attirare seguaci, diventare fonte di ispirazione per i lettori) e anche più di un cielo (cupola) nel quale brillano numerose stelle. Né il cielo stellato né i poeti fanno rumore, è solo un modo per dire che entrambi lasciano il segno in chi si imbatte in loro influenzandoli nel profondo.



Figure retoriche

  • Anafora = "I poeti lavorano" (v.1; v.5); "quando" (vv. 2-3).
  • Allitterazione della L = "il, della folla" (v.3).
  • Similitudine = "come falchi notturni od usignoli" (v.6).
  • Climax ascendente = l'intera poesia descrive con un'intensità crescente la professione dei poeti attraverso tre espressioni notte (v.1); buio (v.5); silenzio (v.9).
  • Sinestesia = "rumore di una dorata cupola di stelle" (vv. 10-11). Sfera sensoriale dell'udito e della vista.
  • Antitesi = "silenzio" (v.9); "rumore" (v.10).
  • Enjambement = "usignoli / dal dolcissimo canto" (vv. 6-7); "più rumore / di una dorata cupola di stelle" (vv. 10-11).



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