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Elogio della rosa, Giambattista Marino: parafrasi e analisi del testo

Cos'è l'elogio della rosa? Quali sono i personaggi del poema e perché la Dea Venere rivolge la propria attenzione alla rosa?
Venere e Adone

L'elogio della rosa è un componimento che fa parte dell'Adone, un poema di Giambattista Marino pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1623 e che ha dedicato al re di Francia Luigi XIII. Per scrivere L'Adone ha impiegato oltre vent'anni ed è considerato il poema più lungo della letteratura italiana. Esso narra dell'amore l'amore tra Venere e Adone: per quanto riguarda L'elogio della rosa, il testo è ciò che Venere pronuncia nel canto III dell'Adone.





Elogio alla rosa: scheda componimento

Di questo componimento potete trovare moltissime informazioni disposte nel seguente ordine: scheda del componimento, antefatto, testo, parafrasi, analisi del testo, figure retoriche e commento.

Titolo L'elogio alla rosa
Autore Giovan Battista Marino
Genere Poema epico mitologico
Tratto da L'Adone, canto III
Corrente letteraria Letteratura barocca
Data 1623
Temi trattati L'innamoramento
Personaggi Venere e Adone
Frase celebre «Quasi in bel trono imperatrice altera | siedi colà su la nativa sponda; | Turba d'aure vezzosa e lusinghiera | ti corteggia d'intorno e ti seconda; | e di guardie pungenti armata schiera | ti difende per tutto e ti circonda. | E tu fastosa del tuo regio vanto, | porti d'or la corona e d'ostro il manto»




Antefatto

Prima di leggere il testo vi suggeriamo di leggere l'antefatto:

Un giorno, Venere, la dea dell'amore, stava passeggiando nei boschi quando d'un tratto si accorge di essersi ferita il piede con una spina di una rosa bianca. Il sangue che fuoriesce dalla sua ferita tinge la rosa che cambia per sempre il suo colore da bianco a rosso. Poi, per pulirsi la ferita, si avvicina a una fonte d'acqua e nota un bellissimo giovane addormentato. Si tratta di Adone, e Venere si innamora di lui a prima vista.
Quando Adone si sveglia, è pronto per scappare in quanto spaventato alla vista della Dea, ma Venere lo esorta ad aiutarla a curare il suo piede ferito. Adone gentilmente le fa un bendaggio, e in quel momento entrambi si innamorano l'uno dell'altra.
A questo punto Venere pronuncia un elogio alla rosa, perché è grazie a questo fiore che è nata questa storia d'amore.



Testo

[156] Rosa, riso d'Amor, del Ciel fattura,
rosa del sangue mio fatta vermiglia,
pregio del mondo e fregio di natura,
della Terra e del Sol vergine figlia,
d'ogni ninfa e pastor delizia e cura,
onor dell'odorifera famiglia;
tu tien d'ogni beltà le palme prime,
sopra il vulgo de' fior donna sublime.

[157] Quasi in bel trono imperatrice altera
siedi colà su la nativa sponda.
Turba d'aure vezzosa e lusinghiera
ti corteggia d'intorno e ti seconda;
e di guardie pungenti armata schiera
ti difende per tutto e ti circonda.
E tu fastosa del tuo regio vanto,
porti d'or la corona e d'ostro il manto.

[158] Porpora de' giardin, pompa de' prati,
gemma di primavera, occhio d'aprile,
di te le Grazie e gli Amoretti alati
son ghirlanda a la chioma, al sen monile.
Tu qualor torna agli alimenti usati
ape leggiadra, o zeffiro gentile,
dài lor da bere in tazza di rubini
rugiadosi licori e cristallini.

[159] Non superbisca ambizioso il Sole
di trionfar fra le minori stelle,
chè ancor tu fra i ligustri e le viole
scopri le pompe tue superbe e belle.
Tu sei con tue bellezze uniche e sole
splendor di queste piagge, egli di quelle;
egli nel cerchio suo, tu nel tuo stelo,
tu sole in terra ed egli rosa in cielo.

[160] E ben saran tra voi conformi voglie:
di te fia ‘l sole, e tu del sole amante.
Ei delle insegne tue, de le tue spoglie
l'aurora vestirà nel suo levante.
Tu spiegherai ne' crini e nelle foglie
la sua livrea dorata e fiammeggiante;
e per ritrarlo ed imitarlo a pieno,
porterai sempre un picciol sole in seno.

[161] E perch'a me d'un tal servigio ancora
qualche grata mercé render s'aspetta,
tu sarai sol tra quanti fiori ha Flora
la favorita mia, la mia diletta.
E qual donna più bella il mondo onora
io vo' che tanto sol bella sia detta,
quant'ornerà del tuo color vivace
e le gote e le labra. – E qui si tace.



Parafrasi

[156] Rosa, sorriso di Amore, creatura del Cielo, rosa divenuta rossa per il mio sangue, decoro del mondo e ornamento della natura, vergine figlia della terra e del sole, delizia e preoccupazione di ogni ninfa e di ogni pastore, orgoglio della profumata famiglia profumata (dei fiori), tu sei la prima in bellezza, signora eccelsa tra i fiori comuni.

[157] Tu stai (sullo stelo) dove sei nata come una superba imperatrice su di un bel trono. Un vorticare di brezze dolci e piacevoli ti corteggiano e ti accarezzano e una schiera armata di guardie pungenti (le spine) ti protegge e ti circonda da ogni parte. E tu porti una corona d'oro (gli stami), e il manto porporino (i petali), orgogliosa della tua regalità.

[158] Rosso dei giardini, orgoglio dei prati, germoglio di primavera, luce di aprile, di te le Grazie e gli Amoretti alati fanno ghirlande per i capelli, gioielli per il seno. Quando un'ape gentile o un venticello leggero tornano a suggere da te gli alimenti consueti (il nettare), tu offri loro da bere gocce di rugiada e di nettare in un calice rosso (come il rubino).

[159] Non si inorgoglisca il sole ambizioso di troneggiare fra le stelle minori, perché tu mostri (trionfando) le tue grazie superbe e belle anche fra i ligustri e le viole. Con le tue bellezze incomparabili tu sei lo splendore di questi luoghi terreni, il sole lo è di quelli (del cielo), egli nella sua orbita è la rosa del cielo, tu, sul tuo stelo, sei il sole della terra.

[160] E giustamente i vostri desideri saranno similari, tu sarai amante del sole, e il sole lo sarà di te. Egli, al suo sorgere, vestirà l'aurora del colore dei tuoi petali. Tu distenderai nei tuoi petali e nelle [tue] foglie la sua veste dorata e luminosa; e per somigliargli e imitarlo completamente, porterai sempre un piccolo sole dentro di te (il pistillo).

[161] E perché ancora ci si aspetta da me una ricompensa di un tale servizio (creando la situazione per far sbocciare l'amore), tu sola sarai la mia favorita, la mia diletta, tra quanti fiori possiede la (dea) Flora. E qualunque donna il mondo onora più bella, io voglio che sia detta bella soltanto quanto ornerà le guance e le labbra del tuo vivido colore. E qui tace.


Analisi del testo e commento

Schema metrico: sei strofe costuite da 8 versi (ottave) di endecasillabi. Schema rimico: ABABABCC.

Il poeta descrive la rosa utilizzando 7 termini differenti: riso, fattura, pregio, fregio, delizia e cura, onor, donna.



Commento

Attraverso queste parole, Venere esprime la sua gratitudine in modo poetico e affettuoso per la rosa bianca che ferendola con le sue spine le ha permesso di incontrare, in modo del tutto casuale, il suo Adone. Ella descrive la rosa come un simbolo di bellezza e regalità, parangonandola dapprima a un Sole che sta sulla terra, e poi a una regina sul trono rispetto agli altri fiori. Quindi la rosa è la regina dei fiori, le spine sono le sue guardie, i venti rappresentano coloro che le girano intorno per corteggiarla, gli stami sono la sua corona. Per la Dea è diventata adesso la rosa il suo fiore preferito e desidera che qualsiasi donna considerata bella debba essere definita tale solamente quando le sue guance e le sue labbra abbiamo lo stesso colore rosso vivo della rosa.



Figure retoriche

  • Paronomasia e consonanza = "rosa, riso" (v.1).
  • Allitterazione della R = "Rosa, riso d'Amor" (v.1).
  • Metafora = "riso d'Amor" (v.1).
  • Paronomasia = "pregio / fregio" (v.3).
  • Antitesi = "delizia e cura" (v.5).
  • Anastrofe = "d'ogni ninfa e pastor delizia e cura" (v.5). Cioè: "delizia e cura d'ogni ninfa e pastor".
  • Similitudine = "Quasi in bel trono imperatrice altera" (v.9).
  • Endiadi = "vezzosa e lusinghiera" (v.11).
  • Metafora = "guardie pungenti armata schiera" (v.13).
  • Anastrofe = "armata schiera" (v.13). Cioè: "schiera armata".
  • Perifrasi = "armata schiera" (v.13). Per indicare le spine.
  • Anastrofe = "regio vanto" (v.15). Cioè: "orgogliosa regalità".
  • Anastrofe = "d'or la corona e d'ostro il manto" (v.16). Cioè: "la corona d'or e il manto d'ostro".
  • Perifrasi = "d'or la corona" (v.16). Per indicare gli stami.
  • Perifrasi = "d'ostro il manto" (v.16). Per indicare i petali.
  • Allitterazione della P = "Porpora de' giardin, pompa de' prati" (v.17).
  • Metonimia = "occhio d'aprile" (v.18). Al posto di occhio, s'intende la luce.
  • Chiasmo = "le grazie e gli amoretti alati / son ghirlanda a la chioma, al sen monile" (vv. 19-20).
  • Metafora = "tazza di rubini" (v.23). Per indicare la corolla del fiore.
  • Personificazione e anastrofe = "ambizioso il sole" (v. 25).
  • Endiadi = "superbe e belle" (v. 28).
  • Metafora = "tu sole in terra" (v.32). La rosa è descritta come un sole che sta per terra.
  • Chiasmo = "egli nel cerchio suo, tu nel tuo stelo, / tu sole in terra ed egli rosa in cielo" (vv. 31-32).
  • Anastrofe = "insegne tue" (v.35).
  • Metafora = "un picciol sole" (v.40). Per indicare il pistillo del fiore.
  • Paronomasia = "fiori / Flora" (v.43)
  • Anastrofe = "favorita mia" (v.44).



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