Al mondo è una poesia scritta da Andrea Zanzotto nel 1968 e contenuta nella raccolta La beltà.
Testo
Mondo, sii, e buono;
esisti buonamente,
fa’ che, cerca di, tendi a, dimmi tutto,
ed ecco che io ribaltavo eludevo
e ogni inclusione era fattiva
non meno che ogni esclusione;
su bravo, esisti,
non accartocciarti in te stesso in me stesso.
Io pensavo che il mondo così concepito
con questo super-cadere super-morire
il mondo così fatturato
fosse soltanto un io male sbozzolato
fossi io indigesto male fantasticante
male fantasticato mal pagato
e non tu, bello, non tu «santo» e «santificato»
un po’ più in là, da lato, da lato.
Fa’ di (ex-de-ob etc.)-sistere
e oltre tutte le preposizioni note e ignote,
abbi qualche chance,
fa’ buonamente un po’;
il congegno abbia gioco.
Su, bello, su.
Su, münchhausen.
Parafrasi
O mondo, esisti, ed esisti con bontà; fa in modo che, cerca di, tendi a, dimmi tutto; ed ecco che io, rovesciavo e sfuggivo alla realtà, ed era costruttiva ogni ipotesi positiva così come ogni ipotesi negativa; forza, esisti, non rinchiuderti in te o in me.Ritenevo che il mondo concepito in questo modo, cioè gravato da questo gran cadere e questo gran morire, il mondo così fabbricato fosse solo un io immaturo; di essere io l'estraneo, uno che pensa ed è immaginato in modo sbagliato e malamente ricambiato, e non tu, che sei bello, che sei santo e santificato; più in là, mettiti da parte, in seconda fila.
Fai in modo di e-de-ob-sistere e di essere, al di là di ogni parola nota e ignota, cerca di avere qualche possibilità, comportati meglio che puoi; il meccanismo del mondo si avvii. Coraggio, bello, forza. Dai, Munchhausen.
Analisi del testo e commento
Schema metrico: tre strofe di versi liberi.Nel testo sono presenti:
- espressioni con registro basso = "un po' più in là, da lato" (v.16); "su, bello, su" (v.22);
- espressioni con registro alto = "ogni inclusione era fattiva / non meno che ogni esclusione" (vv.5-6), "oltre tutte le preposizioni note e ignote (v.18);
- prefissi latini = ex-, de-, ob-;
- un termine francese = "chance";
- neologismi = buonamente, supercadere, super-morire;
- dialettismi = male sbozzolato.
L'argomento trattato in questa poesia è il mondo che è reale come qualsiasi altra materia in natura e non c'è bisogno di cercare di spiegarne la sua esistenza, ad esempio attribuendo significati speciali e complessi (come espressione di Dio o di una volontà superiore) a cose normali e, inoltre, afferma che il linguaggio non è capace di spiegare il mondo e che la lingua è uno strumento ingannevole di conoscenza.
Il poeta si rivolge con ironia al mondo adottando un tono tipico di un genitore o un insegnante che comunica con un giovane (Mondo, sii, e buono).
Utilizza espressioni incomplete per ironizzare su chi crede che nel mondo ci sia uno scopo (fa’ che, cerca di, tendi a, dimmi tutto). Secondo l'autore non vi è né un fine né uno scopo.
Quando il poeta era giovane riteneva (ribaltavo eludevo) che il mondo avesse uno scopo e che fosse "buono". A quel tempo le sue scelte di inclusione ed esclusione sembravano avere un senso e che potevano portare a qualcosa, invece adesso non crede più a questo (fattiva). Secondo l'autore vi è confusione nella realtà perché esterno e interno non sono ben definitivi e si confondono, e l'io e il mondo si sovrappongono pur rimanendo due elementi ben distinti (in te stesso in me stesso).
Se a quell'epoca riteneva che la sofferenza e la morte dipendessero dall'individuo che ha dei limiti che non possono essere superati, adesso, invece, attribuisce la colpa al mondo (Io pensavo). Egli sostiene che tutto ciò che succede come gli eventi della vita, persino la morte, accadono per caso, senza uno scopo, non c'è una spiegazione dietro a tutto questo (super-cadere super morire).
Se a quell'epoca riteneva che la sofferenza e la morte dipendessero dall'individuo che ha dei limiti che non possono essere superati, adesso, invece, attribuisce la colpa al mondo (Io pensavo). Egli sostiene che tutto ciò che succede come gli eventi della vita, persino la morte, accadono per caso, senza uno scopo, non c'è una spiegazione dietro a tutto questo (super-cadere super morire).
Utilizza prefissi latini che indicano l'origine o la provenienza (ex-de-ob) e li collega al verbo latino "sistere", il cui significato è "stare in piedi". Il poeta invita il mondo a cercare di fare del suo meglio (fa' buonamente un po') a non prestare attenzione a chi cerca di interpretarlo, e dice queste parole adottando lo stesso tono colloquiale presente nel primo verso.
Egli paragona il mondo a un elemento meccanico (ad esempio un ingranaggio) e che deve ritrovare il suo gioco, ovvero il suo movimento, la sua libertà e la sua flessibilità. Per fare ciò deve liberarsi da tutti ciò che gli conferisce rigidità e impossibilità di movimento, come le ideologie, gli schemi legati all'io (prodotto della nostra mente) e a Dio (creazione divina) che lo tengono ingabbiato (per farsi un po' più in là, da lato, da lato).
Il poeta incita il mondo con espressioni semplici e ironiche (su, bello, su), come quelle che si usano per spronare cavalli, asini e buoi.
Conclude il testo con la parola "Munchhausen": questo è un riferimento al barone di Munchhausen, protagonista del celebre romanzo umoristico di Rudolf Erich Raspe (1785); Zanzotto cita l'episodio in cui il bizzarro personaggio, caduto in una palude, si salva... tirandosi fuori per i capelli. Questo episodio serve a spiegare al lettore come l'io si autoconvince delle cose sbagliate e che ha un punto di vista che non corrisponde alla realtà.
Il significato della poesia è che bisogna sempre mettere in discussione ciò che ci viene detto anche al costo di rovinare l'immagine consolatoria e illusoria a cui ormai siamo abituati a vedere e sentire, perché se non facciamo così vuol dire che ci accontentiamo di vivere in una realtà distorta in cui non è possibile vedere le cose per come sono realmente.
Figure retoriche
- Apostrofe = "Mondo, sii" (v.1). Il poeta si rivolge direttamente al mondo.
- Accumulazione = "fa’ che, cerca di, tendi a, dimmi tutto" (v.3).
- Antitesi = "inclusione" (v.5) ed "esclusione" (v.6).
- Figura etimologica = "fantasticante, fantasticato" (vv. 13-14)