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Orologio da rote, Ciro di Pers: parafrasi, analisi, commento

Appunto di letteratura sul sonetto Orologio da rote di Ciro di Pers: testo, parafrasi, analisi del testo, figure retoriche e commento.

Orologio da rote è un sonetto di Ciro di Pers, poeta italiano del Seicento. In questa poesia si parte dal congegno dell'orologio per affrontare il tema del drammatico scorrere del tempo e della fine del tempo, ovvero della morte.





Orologio da rote - Ciro di Pers

In questa pagina trovate tutto ciò che riguarda il sonetto Orologio da rote di Ciro di Pers: il testo della poesia, la parafrasi del testo, l'analisi del testo e le figure retoriche presenti in esso, infine anche un commento personale riguardante i temi trattati e il punto di vista dell'autore e del lettore.

Titolo Orologio da rote
Autore Ciro di Pers
Genere Sonetto
Corrente letteraria Barocco
Data Nel Seicento
Temi trattati Lo scorrere del tempo, la morte
Frase celebre «ed ha scritto di fuor con fosche note a chi legger le sa: Sempre si more.»



Testo

Mobile ordigno di dentate rote
lacera il giorno e lo divide in ore,
ed ha scritto di fuor con fosche note
a chi legger le sa: sempre si more.

Mentre il metallo concavo percuote,
voce funesta mi risuona al core;
né del fato spiegar meglio si puote
che con voce di bronzo il rio tenore.

Perch’io non speri mai riposo o pace,
questo, che sembra in un timpano e tromba,
mi sfida ognor contro all’etá vorace.

E con que’ colpi onde ’l metal rimbomba,
affretta il corso al secolo fugace,
e perché s’apra, ognor picchia alla tomba.



Parafrasi

Meccanismo in movimento composto da ruote dentate,
scandisce il giorno e lo suddivide in ore,
e porta scritto sull'esterno in caratteri scuri
per chi li sa interpretare: "si muore in ogni momento".
Mentre percuote la campana metallica,
nel cuore mi rintocca una triste voce;
e non si può spiegare meglio il suo significato infausto
se non con questa voce cupa del bronzo.
Affinché io non possa mai sperare a riposo e pace,
quest'oggetto, che sembra un tamburo e una tromba,
mi spinge a battermi di continuo contro il tempo, che divora ogni cosa.
E con quei colpi, che fanno risuonare il metallo,
accelera lo scorrere del tempo che fugge via,
e batte di continuo sulla pietra tombale, affinché si apra.



Analisi del testo

Schema metrico: sonetto composto da due quartine e da due terzine con rima ABAB CBCB DED EDE.

La letteratura del Seicento era caratterizzata da una visione pessimistica e negativa della vita, e questo sonetto trasmette tutta l'inquietudine dell'uomo nel Seicento.

Il titolo del sonetto, "Orologio da rote", fa riferimento alle ruote dentate presenti nel meccanismo interno dell'orologio.

L'orologio, in quanto misuratore del tempo che passa, è descritto come se fosse una creatura mostruosa che divora il tempo. Le ruote dentate dovrete immaginarvele come i denti aguzzi di uno squalo o di un dinosauro T-Rex.

La dicitura "sempre si more" è composta da 12 lettere quante sono le ore dell'orologio che scandiscono il tempo.

Il ticchettio dell'orologio che colpisce la parte metallica alimenta l'accostamento dello scorrere del tempo all'avvicinarsi della morte.

Le rime alternate in "ote" e "ore" son ben studiate come a creare il ritmo cadenzato del suono delle lancette dell'orologio che fanno "tic tac".



Figure retoriche

  • Enjambement = "dentate rote / lacera il giorno" (vv. 1-2).
  • Perifrasi = "Ordigno mobile" (v. 1). Per indicare l'orologio.
  • Anastrofe = "Mobile ordigno" (v .1). Le due parole sono invertite di posizione.
  • Metafora = "lacera il giorno" (v. 2). Il giorno non può essere lacerato come un pezzo di carta, s'intende che l'orologio ha un potere distruttivo.
  • Iperbato = "Mentre il metallo concavo percuote" (v. 5).
  • Personificazione = "voce funesta" (v. 6). Sente una voce, ma non è di una persona.
  • Metafora = "mi risuona al core" (v. 6). Perché le voci non arrivano al cuore.
  • Metafora = "età vorace" (v. 11). L'orologio che divora il tempo sottolinea come quest'ultimo avanza senza arrestarsi un attimo.



Commento

L'oggetto in questione di cui si parla in questo sonetto è l'orologio. L'orologio è visto in tutti i suoi aspetti, anche e soprattutto nel suo meccanismo o congegno interno, che dà infatti il titolo all'opera per via delle sue ruote dentate. Come tutti sappiamo, l'orologio è un comunissimo oggetto di poco valore che tutti possediamo in casa e che utilizziamo per sapere che ora è in qualsiasi momento della giornata. Molto probabilmente gli orologi del Seicento avevano dei ticchettii molto più intensi rispetto a quelli odierni e l'autore, oltre a descrivere l'orologio nel suo aspetto esteriore, descrive anche il suono che emette e perfino il suo significato metaforico.
L'autore si trova davanti a un orologio ma non lo descrive come un semplice oggetto che svolge il suo compito comune di misurare il tempo, bensì adotta aggettivi e verbi che lo fanno sembrare un essere spaventoso che frantuma (lacera) il giorno e lo divide in ore. Nella parte esterna dell'orologio di norma si trova l'orario stabilito dalla posizione delle lancette, invece per l'autore quei segni scuri raffigurati in esso (i numeri) ci ricordano che "si può morire in ogni momento". A tal proposito vorrei farvi presente che esiste una celebre locuzione latina, "Memento mori", il cui significato letterale è «ricordati che devi morire». Chissà se Ciro di Pers abbia preso spunto dalla lingua latina.

Dopo la descrizione visiva, si sofferma sulla descrizione uditiva, nel quale egli sente battere il martelletto sulla campana metallica. Questo suono dice che lo sente anche nel suo cuore, in pratica ciò che sente attraverso l'udito, lo sente anche dentro di sé (cuore) perché sta provando un'emozione. L'emozione che la descrive sotto forma di una vocina è cupa e non c'è altro modo per descriverla se non con il suono cupo del bronzo. L'autore afferma che per lui non c'è possibilità di trovare un momento per riposare e godersi un po' di pace, e che questo ticchettio è come un timpano (strumento della famiglia dei tamburi, che viene usato nelle esecuzioni capitali) e a una tromba (come quelle che si suonano quando si sta per dare un verdetto oppure è un riferimento al Giudizio Universale).

Afferma che l'orologio lo sfida a battersi contro il tempo che non si arresta, e usa un altro termine violento, vorace, come se fosse l'orologio ad azzannare gli anni di vita che restano a un uomo, perché più passa il tempo (e il tempo scorre velocemente) e più ci si avvicina alla meta finale, che è la morte. La morte viene rappresentata nei versi finali da una pietra tombale, anch'essa con un ticchettio al suo interno, come se bussasse per essere aperta e, quindi, accoglierlo.

Da questo sonetto possiamo apprendere quanto sia di breve durata la vita dell'uomo. Chi la legge potrebbe notare l'atmosfera inquietante creata dal pensiero della morte che prima o poi arriverà per tutti. E anche se ancora non sono i suoi giorni, intanto lei (la morte) si porta avanti con il lavoro e inizia a bussare… aspettando finalmente il giorno in cui le venga aperta la porta.



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