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Pallacanestro - Poesia di Antonio Barolini: analisi e commento

Appunto di letteratura riguardante la poesia sul basket "Pallacanestro" di Antonio Barolini: testo, analisi, figure retoriche e commento.

La poesia "Pallacanestro" è stata scritta nel 1959 da Antonio Barolini e fa parte della raccolta Elegie di Croton.



Testo

L’intreccio delle braccia
ricama l’aria
divaria
in salti silenziosi.
Il pavimento
geme
e i passi
sono tonfi di sassi in acqua.
L’applauso scoppia.
Occhi,
sui denti, di fuoco.
Azzurri e bianchi
i colori del gioco.



Analisi del testo e commento

Antonio Barolini è stato un scrittore e poeta italiano, di origini veneziane. Dopo il matrimonio con la scrittrice statunitense Helen Mollica, si recò negli USA e qui scriverà la sua raccolta più famosa in cui è inclusa la poesia Pallacanestro.

La poesia descrive un'azione di gioco di una partita di basket in cui i protagonisti sono i giocatori che eseguono le azioni tipiche di questo sport: l'intrecciarsi delle braccia, i salti e le finte, perché vi è chi sta impostando un'azione d'attacco per andare a canestro e chi un'azione di difesa per recuperare il possesso della palla. Sul campo di basket è calato il silenzio, ovvero non si sentono più le esultanze, perché gli spettatori sono col fiato sospeso, in quanto una delle due squadre è nella condizione di fare canestro oppure potrebbe sciupare questa ghiotta opportunità. Il silenzio vale solo per il pubblico, infatti in campo rimbombano i rumori delle scarpe da ginnastica degli atleti (gemiti) e i cestisti che rimettono i piedi a terra dopo aver saltato in aria gli ricordano il suono di un sasso che cade nell'acqua di un fiume o di uno stagno (i tonfi).
Il testo non spiega in modo esplicito se alla fine siano riusciti a mandare la palla a canestro, tuttavia per via dell'euforia dei tifosi (l'applauso scoppia) sembra logico pensare che il tiro abbia avuto esito positivo e che abbiano segnato.
Il poeta dà una breve ma molto significativa descrizione degli atleti: hanno tutti uno sguardo grintoso (occhi di fuoco) e sono agguerriti (mostrano denti come se fossero affamati di punti). 
Negli ultimi due versi distingue le due squadre solamente in base al colore delle loro divise: una ha una divisa di colore prevalentemente azzurro e l'altra di colore bianco. Da notare che è una scelta voluta quella di non nominare le due squadre che stanno disputando la partita, così ogni appassionato di basket potrà immaginare in questa scena poetica la propria squadra del cuore.
La poesia non fa altro che esaltare la spettacolarità del gioco del basket, che a quei tempi non era seguito così come lo è adesso, anche perché si tratta di uno degli sport più moderni (ideato dal prof. Iames Naismit, Stati Uniti 1893).




Figure retoriche

Intrecccio braccia = consonanza (v. 1).

Ricama l'aria = metafora (v. 2)

Salti silenziosi = personificazione (v. 4).

Il pavimento geme = personificazione (vv. 5-6).

I passi sono tonfi di sassi in acqua = metafora (vv. 7-8).

L’applauso scoppia = anastrofe (v. 9). Cioè: "scoppia l'applauso".

Occhi ... di fuoco = iperbato (vv. 10-11).

Azzurri e bianchi i colori del gioco = ellissi  (vv. 9-10). Manca il verbo essere tra gli ultimi due versi.

Enjambement = vv. 1-2; vv. 3-4; vv. 5-6; vv. 7-8.



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