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Paradiso Canto 12 - Figure retoriche

Tutte le figure retoriche presenti nel dodicesimo canto del Paradiso (Canto XII) della Divina Commedia di Dante Alighieri.

Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del dodicesimo canto del Paradiso. Al termine del discorso di San Tommaso, la corona di spiriti sapienti riprende la propria danza, ma non ha ancora compiuto un giro che un’altra corona si accorda ad essa. Uno spirito della seconda corona, San Bonaventura, inizia a parlare: tratterà della carità di San Domenico, fondatore dell’ordine a cui è appartenuto San Tommaso. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 12 del Paradiso.


Le figure retoriche

Benedetta fiamma = perifrasi (v. 2). Per indicare San Tommaso.

La santa mola = metafora (v. 3). Per indicare la prima corona di beati.

Canto che tanto vince nostre muse, nostre serene in quelle dolci tube, quanto primo splendor quel ch’e’ refuse = similitudine (vv. 7-9). Cioè: "un canto che in quei dolci strumenti supera le Muse e le sirene umane, tanto quanto la luce diretta supera quella riflessa".

Come si volgon per tenera nube due archi paralelli e concolori, quando Iunone a sua ancella iube, nascendo di quel d’entro quel di fori, a guisa del parlar di quella vaga ch’amor consunse come sol vapori; e fanno qui la gente esser presaga, per lo patto che Dio con Noè puose, del mondo che già mai più non s’allaga: così di quelle sempiterne rose volgiensi circa noi le due ghirlande, e sì l’estrema a l’intima rispuose = similitudine (vv. 10-21). Cioè: "Come attraverso una nube trasparente si inarcano due arcobaleni concentrici e dello stesso colore, quando Giunone dà i suoi comandi alla sua messaggera (Iride), e l’arco esterno nasce da quello interno, come la voce della ninfa Eco che l’amore consumò come il sole consuma le nebbie, e inducono sulla terra gli uomini a esser certi che il mondo non verrà mai più allagato, in nome della promessa fatta a Noè da Dio; così le due ghirlande di quelle anime eternamente beate giravano intorno a noi, e così quella esterna si accordò con quella interna".

Iube = latinismo (v. 12).

Quella vaga = perifrasi (v. 14). Per indicare la ninfa Eco.

Festa grande = anastrofe (v. 22). Cioè: "grande festa".

Fiammeggiarsi / luce = enjambement (vv. 23-24).

Luce = metafora (v. 24). Per indicare le anime luminose.

Gaudiose e blande = endiadi (v. 24).

Insieme a punto e a voler quetarsi, pur come li occhi ch’al piacer che i move conviene insieme chiudere e levarsi = similitudine (vv. 25-27). Cioè: "le schiere di beati si fermarono nello stesso istante e per una volontà concorde, proprio come gli occhi che, obbedendo al piacere, si aprono e si chiudono simultaneamente".

Che l’ago a la stella parer mi fece in volgermi al suo dove = similitudine (vv. 29-30). Cioè: "uscì una voce che mi fece sembrare l’ago di una bussola verso la stella polare"; Dante si paragona all'ago di una bussola.

L’altro duca = perifrasi (v. 32). Per indicare San Domenico.

Gloria loro = anastrofe (v. 36). Cioè: "loro gloria".

Com’elli ad una militaro, così la gloria loro insieme luca = similitudine (vv. 35-36). Cioè: "come Domenico e Francesco si sono battuti per lo stesso fine, la loro gloria deve splendere nello stesso momento".

L’essercito di Cristo = metafora(v. 37). Per indicare la Chiesa militante.

Sì caro / costò a riarmar = enjambement (vv. 37-38).

Lo ‘mperador che sempre regna = perifrasi (v. 40). Per indicare Dio.

A sua sposa = metafora (v. 43). Per indicare la Chiesa.

Due campioni = perifrasi (v. 44). Per indicare Domenico e Francesco.

L’amoroso drudo de la fede cristiana = perifrasi (vv. 55-56). Per indicare San Domenico.

Benigno a’ suoi e a’ nemici crudo = chiasmo (v. 57). Cioè: "benevolo con i suoi e crudele con i nemici".

Repleta = latinismo (v. 58). Cioè: "creata".

La donna che per lui l’assenso diede = perifrasi (v. 64). Cioè: "la donna che diede l'assenso", per indicare la madrina.

Ch’uscir dovea = anastrofe (v. 66). Cioè: "che doveva essere uscito".

Io ne parlo sì come de l’agricola che Cristo elesse a l’orto suo per aiutarlo = similitudine (vv. 70-72). Cioè: "io mi riferisco a lui (Domenico) come all’agricoltore che Cristo scelse per far prosperare il suo campo".

Non per lo mondo, per cui mo s’affanna di retro ad Ostiense e a Taddeo = invettiva contro chi studia per fini mondani (vv. 82-83).

La vigna = metafora (v. 86). Per indicare la chiesa.

Colui che siede = perifrasi (v. 90). Per indicare il papa Bonifacio VIII.

Non = anafora (vv. 91-93).

Lo seme del qual ti fascian ventiquattro piante = metafora (v. 96). Per indicare la fede dal quale sono nate le ventiquattro anime delle due corone.

Si mosse quasi torrente ch’alta vena preme = similitudine (vv. 98-99). Cioè: "si mosse come un torrente spinto da una forte corrente".

Sterpi eretici = metafora (v. 100). Per indicare le eresie.

L’impeto suo = anastrofe (v. 101). Cioè: "il suo impeto, la sua forza vigorosa".

Arbuscelli = metafora (v. 105). Per indicare i cristiani.

Se tal fu l’una rota de la biga...l’eccellenza de l’altra = metafora (v. 106 e v. 110). Per indicare San Domenico e San Francesco, come ruote del carro della Chiesa.

Parte somma / di sua circunferenza = enjambement (vv. 112-113). Cioè: "parte superiore della ruota".

Orbita = metafora (v. 112). Cioè: "il solco tracciato da San Francesco, il suo esempio di vita".

Sì ch’è la muffa dov’era la gromma = metafora (v. 114). Cioè: "Il tartaro per ricoprire le botti di vino e mantenerlo buono è ora trasformato in muffa perché le botti sono state trascurate = c'è il male al posto del bene, perché i seguaci di San Francesco si sono corrotti l’anima".

E tosto si vedrà de la ricolta de la mala coltura, quando il loglio si lagnerà che l’arca li sia tolta = metafora e invettiva(vv. 118-120). Cioè: "nel giorno del giudizio universale (il raccolto) si vedranno i frutti della corruzione (cattiva coltivazione) quando i corrotti (loglio) si lamenteranno di essere stati esclusi dal paradiso (arca = cassa di legno per il grano)".

Volume = metafora (v. 122). Per indicare l'ordine francescano.

Coarta = latinismo (v. 126). Cioè: "la irrigidisce".

Bonaventura da Bagnoregio = enjambement (vv. 127-128).

Capestro = metafora (v. 132). Per indicare la regola francescana.

Prim’arte = perifrasi (v. 138). Per indicare la grammatica.



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