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Paradiso Canto 3 - Figure retoriche

Tutte le figure retoriche presenti nel terzo canto del Paradiso (Canto III) della Divina Commedia di Dante Alighieri.

Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del terzo canto del Paradiso. Dopo la spiegazione logica di Beatrice riguardante l'origine delle macchie lunari e gli influssi dei Cieli, Dante dialoga con Piccarda Donati. Ella gli spiega il voto che lei non ha osservato in vita e, successivamente gli indica l'anima dell'imperatrice Costanza d'Altavilla. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 3 del Paradiso.


Le figure retoriche

Quel sol = perifrasi (v. 1). Per indicare Beatrice.

‘l petto = sineddoche (v. 1). Il tutto per la parte, il petto anziché il cuore.

Quel sol che pria d’amor mi scaldò ‘l petto = metafora (v. 1).

Quali per vetri trasparenti e tersi, o ver per acque nitide e tranquille, non sì profonde che i fondi sien persi, tornan d’i nostri visi le postille = similitudine (vv. 10-13). Cioè: "Proprio come attraverso vetri trasparenti e puliti, oppure attraverso acque limpide e quiete, non tanto profonde da non vedere i fondali, tornano i riflessi dei nostri volti".

Trasparenti e tersi = endiadi (v. 10). Cioè: "trasparenti e puliti o chiari".

D’i nostri visi le postille = anastrofe (v. 13). Cioè: "i riflessi dei nostri volti".

Debili sì, che perla in bianca fronte non vien men forte a le nostre pupille; tali vid’io più facce a parlar pronte = similitudine (vv. 14-16). Cioè: "così tenui che una perla su di una fronte bianca non giunge meno evidente ai nostri occhi, così io vidi alcuni volti di beati pronti a parlare".

A parlar pronte = anastrofe (v. 16). Cioè: "pronte a parlare".

Amor tra l’omo e ‘l fonte = perifrasi (v. 18). Per indicare Narciso e la sua immagine specchiata nell'acqua.

Di lor m’accorsi = anastrofe (v. 19). Cioè: "mi accorsi di loro".

Quelle stimando = anastrofe (v. 20). Cioè: "ritenendo quelle, ritenendole".

Vòto-voto = paronomasia (v.28 e v.30). Cioè: "rigirare a vuoto e voto religioso".

Vere sustanze = anastrofe (vv. 29). Cioè: "esseri reali, creature reali".

Da sé non lascia lor torcer li piedi = metafora (v. 33). Cioè: "non permette loro di allontanarsi da essa".

Vaga / di ragionar = enjambement (vv. 34-35).

Quasi com’uom cui troppa voglia smaga = similitudine (v. 36). Cioè: "cominciai a parlare quasi come una persona a cui il desiderio ha tolto lucidità".

Rai / di vita etterna = enjambement (vv. 37-38).

La dolcezza senti = anastrofe (v. 38). Cioè: "sente quella dolcezza".

Nome tuo = anastrofe (v. 41). Cioè: "tuo nome".

Grazioso mi fia = anastrofe (v 40). Cioè: "mi sarebbe gradito".

La nostra carità non serra porte a giusta voglia, se non come quella che vuol simile a sé tutta sua corte = similitudine (vv. 43-45). Cioè: "Il nostro sentimento di carità non chiude la porta a un giusto desiderio, proprio come la carità di Dio che rende tutto il suo regno (Paradiso) simile a lui".

Non serra porte / a giusta voglia = enjambement (vv. 43-44).

Sua corte = analogia (v. 45). Riferimento al Paradiso.

La mente tua = anastrofe (v. 47). Cioè: "la tua memoria".

Beati-beata = paronomasia (vv. 50-51).

Fuor negletti / li nostri voti = enjambement (vv. 56-57).

Voti-vòti = paronomasia (v. 57). Cioè: "voti religiosi e mancanti"

Mirabili aspetti / vostri = enjambement (vv. 58-59).

A rimembrar festino = anastrofe (v. 61). Cioè: "rapido a ricordare".

Tanto lieta, ch’arder parea d’amor nel primo foco = similitudine (vv. 68-69). Cioè: "con tanta gioia che sembrava ardere di amore divino".

Dal voler di colui che qui ne cerne = perifrasi (v. 75). Per indicare Dio.

Divina voglia = anastrofe (v. 80). Cioè: "volontà divina".

Lo re = perifrasi (v. 84). Per indicare Dio.

Ell’è quel mare al qual tutto si move ciò ch’ella cria o che natura face = metafora (vv. 86-87). Per spiegare cosa è la volontà di Dio.

La grazia / del sommo ben = enjambement (vv. 89-90).

Ma sì com’elli avvien, s’un cibo sazia e d’un altro rimane ancor la gola, che quel si chere e di quel si ringrazia, così fec’io con atto e con parola, per apprender da lei qual fu la tela onde non trasse infino a co la spuola = similitudine (vv. 91-96). Cioè: "Ma come accade quando di un cibo ci si è saziati e rimane il desiderio di un altro cibo, e si chiede di questo e si ringrazia di quello, così feci io con l'atteggiamento e con le parole per sapere da lei quale fu la tela di cui non portò a termine la spola".

Inciela = dantismo (v. 97).

Donna più sù = perifrasi (v. 98). Per indicare Santa Chiara d'Assisi.

La cui norma / nel vostro mondo = enjambement (vv. 98-99).

Con quello sposo = perifrasi (v. 101). Per indicare Dio.

Ch’ogne voto accetta = anastrofe (v. 101). Cioè: " che accetta ogni voto".

Sorella fu = anastrofe (v. 113). Cioè: "fu monaca".

Non fu dal vel del cor già mai disciolta = metafora (v. 117). Cioè: "continuò a osservare in cuore la regola".

Ave, / Maria = enjambement (vv. 121-122).

Vanio come per acqua cupa cosa grave = similitudine (vv. 122-123). Cioè: "svanì come un oggetto pesante che affonda nell'acqua profonda".

La vista mia = anastrofe (v. 124). Cioè: "la mia vista, il mio sguardo".



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