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Purgatorio Canto 33 - Figure retoriche

Tutte le figure retoriche presenti nel trentatreesimo canto del Purgatorio (Canto XXXIII) della Divina Commedia di Dante Alighieri.

Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del trentatreesimo canto del Purgatorio. In questo canto Beatrice invita Dante a scrivere ciò che a visto (la processione, gli eventi del carro trionfale ecc.) affinché siano d'ammaestramento per gli uomini. Infine Dante va a bagnarsi e a bere l'acqua del fiume Eunoè per purificarsi, requisito necessario per accedere al Paradiso. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 33 del Purgatorio.


Le figure retoriche

Poco / più = enjambement (vv. 5-6).

Sì fatta, che poco più a la croce si cambiò Maria = similitudine (vv. 5-6). Cioè: "così trasfigurata, che poco più di lei dovette trasfigurarsi Maria ai piedi della croce".

Colorata come foco = similitudine (v. 9). Cioè: "rossa di sdegno, come se avesse il volto infuocato".

Mosse / me = enjambement (vv. 14-15).

‘l savio = perifrasi (v. 15). Per indicare Stazio.

Come a color che troppo reverenti dinanzi a suo maggior parlando sono, che non traggon la voce viva ai denti, avvenne a me, che sanza intero suono incominciai = similitudine (vv. 25-29). Cioè: "Come accade a coloro che sono troppo rispettosi parlando davanti a un loro superiore, per cui non emettono una voce sicura, così accadde a me, che iniziai a mormorare".

Sì che non parli più com’om che sogna = similitudine (v. 33). Cioè: "così da non parlarmi più confusamente, come un uomo che parli nel sonno".

‘l vaso = perifrasi (v. 34). Cioè: "il carro della Chiesa".

E forse che la mia narrazion buia, qual Temi e Sfinge = similitudine (vv. 47-48). Cioè: "Forse il mio racconto oscuro, come lo erano quelli di Temi e della Sfinge".

Enigma forte = anastrofe (v. 50). Cioè: "difficile enigma".

Vivi / del viver = enjambement (vv. 53-54).

Viver ch’è un correre a la morte = antitesi (v. 54).

L’uso suo = anastrofe (v. 60). Cioè: "il suo uso, i suoi fini".

L’anima prima = perifrasi (v. 62). Per indicare Adamo.

Colui che ‘l morso in sé punio = perifrasi (v. 63). Cioè: "colui che riscattò con il suo sacrificio questo peccato", per indicare Cristo.

Lo ‘ngegno tuo = anastrofe (v. 64). Cioè: "il tuo ingegno".

E se stati non fossero acqua d’Elsa li pensier vani intorno a la tua mente = similitudine (vv. 68-69). Cioè: "E se i pensieri mondani non avessero prodotto nella tua mente le incrostazioni che produce l’acqua del fiume Elsa".

E ‘l piacer loro un Piramo a la gelsa = similitudine (v. 69). Cioè: "e se il loro compiacimento non avesse offuscato il tuo intelletto come il sangue di Piramo arrossò il gelso".

T’abbaglia il lume del mio detto = metafora (v. 75). Cioè: "la luce delle mie parole ti abbaglia".

Voglio anco, e se non scritto, almen dipinto, che ’l te ne porti dentro a te per quello che si reca il bordon di palma cinto = similitudine (vv. 76-78). Cioè: "voglio che porti via con te le mie parole, se non scritte, almeno dipinte dentro di te, per lo stesso motivo per cui si porta il bastone cinto da un ramo di palma".

Sì come cera da suggello, che la figura impressa non trasmuta, segnato è or da voi lo mio cervello = similitudine (vv. 79-81). Cioè: "Il mio cervello è ora segnato da voi come la cera è impressa dal sigillo, che non altera la figura impressa".

Vostra via da la divina distar cotanto, quanto si discorda da terra il ciel che più alto festina = similitudine (vv. 88-90). Cioè: "la via della sapienza umana dista da quella divina tanto quanto la Terra è lontana dal Cielo che si muove più in alto (il Primo Mobile)".

E se dal fummo foco s’argomenta, cotesta oblivion chiaro conchiude colpa ne la tua voglia altrove attenta = similitudine (vv. 97-99). Cioè: "e come dal fumo si deduce la presenza del fuoco, questa tua dimenticanza è la prova certa della tua colpa, quando hai rivolto la tua attenzione ad altri che a me".

E più corusco e con più lenti passi teneva il sole il cerchio di merigge, che qua e là, come li aspetti, fassi, quando s’affisser, sì come s’affigge chi va dinanzi a gente per iscorta se trova novitate o sue vestigge, le sette donne = similitudine (vv. 103-109). Cioè: "E il sole fattosi più fulgido e muovendosi più lentamente occupava il meridiano che muta posizione a seconda di chi lo guarda, quando, come si ferma chi precede come guida un gruppo di persone quando trova qualche novità o tracce di essa, così si fermarono le sette donne".

Al fin d’un’ombra smorta, qual sotto foglie verdi e rami nigri sovra suoi freddi rivi l’Alpe porta = similitudine (vv. 109-111). Cioè: "ai margini di una zona di tenue ombra, come quella presente sotto le foglie verdi e i rami scuri in montagna, presso freddi fiumi".

Veder mi parve = anastrofe (v. 113). Cioè: "mi parve di vedere".

Uscir d’una fontana, e, quasi amici, dipartirsi pigri = similitudine (vv. 113-114). Cioè: "sgorgare dalla stessa fonte e poi, come due amici, separarsi lentamente".

O luce, o gloria de la gente umana = apostrofe (v. 115).

Detto mi fu = anastrofe (v. 118). Cioè: "mi fu detto, mi fu risposto".

Priega / Matelda = enjambement (vv. 118-119).

Rispuose, come fa chi da colpa si dislega = similitudine (vv. 119-120). Cioè: "rispose, come fa chi si scagiona di una colpa".

La memoria priva = anastrofe (v. 125). Cioè: "priva la memoria, indebolisce la memoria".

Fatt’ha la mente sua ne li occhi oscura = metafora (v. 126). Cioè: "ha offuscato gli occhi della sua mente".

La mente sua = anastrofe (v. 126). Cioè: "della sua mente".

Come anima gentil, che non fa scusa, ma fa sua voglia de la voglia altrui tosto che è per segno fuor dischiusa; così, poi che da essa preso fui, la bella donna mossesi = similitudine (vv. 130-134). Cioè: "Come un'anima nobile che non cerca scuse, ma accetta la volontà degli altri non appena questa è resa evidente con qualche segno, così, dopo avermi preso per mano, la bella donna si mosse e disse".

Spazio / da scrivere = enjambement (vv. 136-137).

Cantica seconda = anastrofe (v. 140). Cioè: "seconda cantica".

Rifatto sì come piante novelle rinnovellate di novella fronda = similitudine (vv. 143-144). Cioè: "come le piante giovani che rifioriscono e si rivestono di fronde nuove".

Piante novelle rinnovellate di novella fronda = allitterazione della n (vv. 143-144).

Rinnovellate di novella = annominazione (v. 144).



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