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Paradiso Canto 13 - Parafrasi

Appunto di italiano riguardante la parafrasi del canto tredicesimo (canto XIII) del Paradiso della Divina Commedia di Dante Alighieri.
San Tommaso d'Aquino. Statua lignea del sec. XVIII proveniente dalle Filippine.

Le due corone di spiriti sapienti che sono apparse a Dante nel cielo del Sole compiono un giro di danza intorno a lui e a Beatrice, elevando un inno di lode alla Trinità. Dopo che esse hanno cessato il loro movimento e il loro canto, riprende a parlare San Tommaso d’Aquino, il quale risolve il secondo dubbio di Dante, relativo alle parole da lui pronunciate per presentare lo spirito beato di Salomone: a veder tanto non surse il secondo (canto X, verso 114). Allorché ha affermato che nessun altro uomo ha mai potuto uguagliare la sapienza di Salomone, San Tommaso intendeva riferirsi alla saggezza di Salomone nel guidare e governare secondo giustizia il suo popolo: egli, cioè, lo ha considerato come re, non come uomo. Infatti solo in Adamo e in Cristo fu infusa tutta la sapienza che la natura umana poteva possedere. Per meglio chiarire la sua affermazione San Tommaso spiega che sono perfette solo le creature generate da Dio direttamente (come appunto Adamo e Cristo), non quelle che Dio produce attraverso le cause seconde, i cieli. Ancora un’osservazione, prima di porre termine al suo discorso: coloro che si stupiscono di veder salvo Salomone, dopo che nella Bibbia fu aspramente rimproverato per i suoi peccati, commettono un grave errore, perché pretendono di sostituirsi al giudizio di Dio. Gli uomini - conclude San Tommaso - dovrebbero essere più cauti nel formulare giudizi sul loro prossimo, perché essi vedono solo le azioni esteriori, mentre Dio conosce ciò che è nascosto nel cuore di ognuno. Solo Lui, dunque, può decidere della salvezza o della dannazione eterna delle sue creature.

In questa pagina trovate la parafrasi del Canto 13 del Paradiso. Tra i temi correlati si vedano la sintesi e l'analisi e commento del canto.



Parafrasi

Cerchi di figurarsi, chi desidera (cupe) comprendere a fondo ciò
che a questo punto io vidi – e, mentre io parlo,
conservi (ritegna) l’immagine come una salda (ferma) roccia –
quindici stelle che da diversi luoghi (plage) illuminano
il cielo di chiarore così vivido da vincere (soperchia)
qualsiasi densità (compage) dell’atmosfera;
cerchi di immaginarsi quel carro (l’Orsa Maggiore) cui basta
il nostro emisfero (seno) per il suo moto notturno e diurno,
così che non scompare al cambio del timone (temo);
immagini l’estremità (la bocca) di quel corno (l’Orsa minore)
che inizia nel punto più alto dell’asse (stelo)
intorno al quale gira (va dintorno) la prima sfera celeste (il Primo Mobile),
e che tutte queste stelle abbiano formato due costellazioni (segni),
simili a quella che la figlia di Minosse (Arianna) divenne
quando si sentì invadere dal gelo della morte;
(e immagini) che i loro raggi siano concentrici (l’un ne l’altro aver li raggi suoi),
e che entrambe ruotino in modo che
l’una proceda in avanti (al primo) e l’altra indietro (al poi);
e si farà una vaga idea (quasi l’ombra) delle due vere corone
e del loro ballo doppio che si muoveva circolarmente (circulava)
intorno a dove mi trovavo io;
poiché ciò va tanto oltre alla nostra esperienza (usanza)
di quanto superiore (di là) è il moto della sfera più grande
di tutte rispetto al moto del fiume Chiana.
Lì si cantano non lodi a Bacco o Apollo (Peana),
ma alle tre persone in un’unica natura divina, e
questa unita a quella umana in una delle tre persone (Cristo).
Il canto e la danza completarono la loro battuta (misura);
e quelle luci beate si fermarono rivolgendosi a noi,
rallegrandosi (nel passare) da una occupazione all’altra.
Poi l’anima, dalla quale mi fu (fumi) narrata la miracolosa
vita di s. Francesco (poverel di Dio) spezzò il silenzio (formatosi)
tra i beati (numi) tutti concordi, e disse:
«Ora che una parte del grano (l’una paglia) è stata battuta (trita),
e il frumento (sua semenza) è stato posto in granaio,
una dolce carità mi stimola a battere l’altra parte.
Tu ritieni per fede che nel petto di Adamo,
da cui Dio prese la costola per creare il bel volto (di Eva),
il cui peccato di gola (palato) è pagato caro da tutti gli uomini,
e in quello (di Cristo), che trafitto dalla lancia
compensò tanto (i peccati commessi) prima e dopo (la sua passione),
da vincere qualsiasi peccato sulla bilancia,
tutta la sapienza possibile (le ce … lume) alla natura umana
sia stata pienamente infusa da quella potenza
divina che creò l’uno e l’altro (Adamo e Cristo);
e perciò ti meravigli (miri) di quanto io ho affermato prima,
quando dissi che l’anima beata (ben) che è racchiusa
nel quinto lume (Salomone) non ebbe una pari a lei (secondo).
Adesso fa’ attenzione alla mia risposta, e ti
accorgerai che la tua opinione e la mia affermazione
staranno alla verità come il centro alla circonferenza (in tondo).
Tutte le cose incorruttibili e corruttibili non
sono altro che il riflesso di quella forma esemplare (idea, cioè il Figlio)
che Dio Padre (nostro Sire) genera con un atto d’amore (amando);
poiché quell’attiva forza (il Figlio, il Verbo) che emana (mea) dalla sua
sorgente (il Padre) in modo (sì) che non si distacca (disuna)
da essa né dallo spirito di carità (lo Spirito Santo)
che si fa tra loro terza persona (s’intrea), concentra in nove essenze (sussistenze),
come in uno specchio, tutto il suo raggio,
solo per amore, rimanendo unica in eterno.
Da qui scende di cielo in cielo (d’atto in atto) fino
agli esseri più bassi (ultime potenze), attenuandosi a tal punto (tanto divenendo)
da non produrre più che effimere (brevi) cose contingenti;
e per cose contingenti voglio intendere le creature
prodotte per seme (animali e vegetali) o
senza seme (i minerali) dal movimento dei cieli.
La materia (cera) di queste creature e la forza
che le plasma (chi la duce) non sono uguali; e perciò risplendono
poi in misura maggiore o minore sotto l’archetipo divino (segno ideale).
Così come accade che le stesse piante, all’interno
della stessa specie (legno), diano frutti migliori
e peggiori; e voi uomini nascete con diverse doti.
Se la materia (cera) fosse condotta (dedutta) nella condizione ideale (a punto)
e il cielo fosse nella sua migliore inclinazione (virtù supprema),
la virtù (luce) della divina idea (suggel) si manifesterebbe completamente;
ma la natura terrena la rende sempre imperfetta (scema),
agendo come l’artefice, che ha mano malferma rispetto
alla naturale disposizione e conoscenza (abito).
Perciò se l’ardente carità (lo Spirito Santo) indirizza
e imprime (nella creatura) la fulgida luce (la chiara vista) della
potenza divina, qui si raggiunge l’assoluta perfezione.
In questo modo la terra fu una volta resa capace
dell’assoluta perfezione di un essere animato (animal);
in questo modo la Madonna fu resa incinta (pregna);
pertanto io approvo (commendo) il tuo giudizio,
cioè che la natura umana non fu e non sarà mai (tanto perfetta)
come in quelle due persone (Adamo e Cristo).
Adesso, se io non proseguissi nella mia spiegazione,
tu potresti dire: ‘Allora, come può essere che questo spirito
non abbia pari (sanza pare) in sapienza?’.
Ma perché sia chiaro ciò che è oscuro (non pare), rifletti su chi era,
e sul motivo che lo spinse (a chiedere il dono della saggezza)
quando Dio gli disse ‘Chiedi’.
Non mi sono espresso in modo che tu non
possa capire (ben veder) che egli fu re, e che chiese
la sapienza per poter esercitare il potere regale in
maniera adeguata (sufficïente), non per conoscere
quante siano le Intelligenze motrici del Paradiso (qua sù),
o se un postulato (necesse) e una contingenza
possano dare una conclusione necessaria (mai necesse fenno);
non se si può ammettere che esista un moto primo,
o se in un semicerchio si possa inscrivere (far) un triangolo non rettangolo.
Dunque, se consideri (note) quanto detto prima e adesso,
(capirai che) è la previdenza dei re quella saggezza
senza pari (vedere impari) cui volevo riferirmi;
e se tu consideri con mente lucida la parola ‘surse’,
ti accorgerai che riguarda (aver ... respetto) solo i re,
che sono numerosi, ma pochi sono quelli buoni.
Intendi con questa precisazione le mie parole (detto);
e così potranno accordarsi con la tua giusta opinione
in proposito ad Adamo (primo padre) e all’amato Cristo (Diletto).
E questo ti faccia andare sempre con i piedi di piombo
e procedere lentamente, come un uomo stanco (lasso),
tanto nell’affermare quanto nel negare ciò che
non conosci bene: poiché è a un grado molto basso
di stoltezza colui che accetta o rifiuta un giudizio senza riflettere,
tanto in una scelta quanto nell’altra;
giacché accade (’ncontra) che il più delle volte il giudizio
frettoloso giunga (piega) a false convinzioni,
e poi l’attaccamento (alla propria opinione) ostacola la ragione.
Tanto più inutilmente si allontana (si parte) dalla costa
chi cerca la verità (pesca per lo vero) e non ne possiede gli strumenti (l’arte),
poiché ritornerà diverso (peggiore) da quando è partito.
Lampanti esempi (aperte prove) di questo per gli uomini
sono Parmenide, Melisso, Brisone e molti altri,
i quali partirono senza sapere dove andare;
e come loro si comportarono Sabellio, Ario e gli altri folli
che agirono nei confronti della Sacra Scrittura come spade
che deformano i retti lineamenti dei volti.
Inoltre (ancor) la gente non sia avventata
nel dare giudizi, come colui che valuta le messi (biade)
del campo prima che sia maturo;
poiché io stesso ho visto il cespuglio di rovi (prun) dapprima
presentarsi lungo tutto l’inverno secco (rigido) e spinoso (feroce),
poi (in primavera) produrre una rosa sulla sua sommità;
e invece ho visto una nave (legno) prima alta
e spedita attraversare il mare lungo tutto il viaggio,
e colare a picco (perire) alla fine all’imbocco del porto.
Non presupponga madonna Berta o ser Martino,
per aver visto qualcuno rubare (furare) e qualcun altro
fare offerte (offerere), di vederne già (il destino) nel giudizio di Dio;
poiché il primo può salvarsi (surgere), e l’altro dannarsi (cadere)».



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