
Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del trentunesimo canto dell'Inferno. In questo canto Dante e Virgilio si trovano nel pozzo dei giganti, puniti per essersi opposti a Dio: essi sono Nembrod, Fialte e Briareo, ma quest'ultimo e troppo distante per risultare visibile ai due. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 31 dell'Inferno.
Le figure retoriche
Mi morse = metonimia (v. 1). Il concreto per l'astratto, "mi morse" invece di "mi rimproverò".Una medesma lingua pria mi morse, sì che mi tinse l’una e l’altra guancia, e poi la medicina mi riporse; così od’io che solea far la lancia d’Achille e del suo padre esser cagione prima di trista e poi di buona mancia = similitudine (vv. 1-6). Cioè: "La stessa voce prima mi rimproverò, facendomi arrossire di vergogna, poi mi consolò; così mi sembra che fosse solita fare la lancia di Achille e suo padre Peleo, che era causa prima di un dannoso e poi di un benefico assalto".
Noi demmo il dosso = sineddoche (v. 7). Il tutto per la parte, il dosso (schiena) anziché le spalle. Cioè: "noi voltammo le spalle".
Ma io senti’ sonare un alto corno, tanto ch’avrebbe ogne tuon fatto fioco = iperbole (vv. 12-13). Cioè: "ma io sentii risuonare un corno, così forte che avrebbe fatto parere debole qualsiasi tuono".
Umbilico = sineddoche (v. 33). La parte per il tutto, l'ombelico anziché la pancia.
Come quando la nebbia si dissipa, lo sguardo a poco a poco raffigura ciò che cela ’l vapor che l’aere stipa, così forando l’aura grossa e scura, più e più appressando ver’ la sponda, fuggiemi errore e cresciemi paura = simiitudine (vv. 34-39). Cioè: "Come quando la nebbia si disperde e lo sguardo poco a poco distingue chiaramente ciò che il vapore nasconde nell'aria, così, trapassando con lo sguardo l'aria spessa e oscura, mentre ci avvicinavamo all'orlo del pozzo, svaniva in me l'errore e cresceva il timore".
Però che come su la cerchia tonda Montereggion di torri si corona, così la proda che ’l pozzo circonda torreggiavan di mezza la persona li orribili giganti = similitudine (vv. 40-44). Cioè: "come il castello di Monteriggioni è cinto di torri disposte lungo il muro circolare, così i mostruosi giganti svettavano come torri sull'argine che circonda il pozzo, emergendo con metà del corpo".
Lunga e grossa come la pina di San Pietro a Roma = similitudine (vv. 58-59). Cioè: "lunga e grossa come la pigna di bronzo a S. Pietro, a Roma".
Sì che la ripa, ch’era perizoma = metafora (v. 61). Cioè: "così che la rocca, che faceva da perizoma".
Fiera bocca... dolci salmi = antitesi (vv. 68-69). Cioè: "bocca feroce... parole dolci".
Più lungo viaggio = anastrofe (v. 82). Cioè: "un percorso più lungo".
Più là è molto = anastrofe (v. 103). Cioè: "è molto più in là".
Non fu tremoto già tanto rubesto, che scotesse una torre così forte, come Fialte a scuotersi fu presto = similitudine (vv. 106-108). Cioè: "Non ci fu mai un terremoto tanto violento che scuotesse una torre con tanta forza come Fialte fu rapido a scuotersi".
Co’ suoi diede le spalle = metonimia (v. 117). L'effetto per la causa, cioè: "insieme al suo esercito diede le spalle" anziché "fuggì".
Qual pare a riguardar la Carisenda sotto ’l chinato, quando un nuvol vada sovr’essa sì, ched ella incontro penda; 138 tal parve Anteo a me che stava a bada di vederlo chinare, e fu tal ora ch’i’ avrei voluto ir per altra strada = similitudine (vv. 136-141). Cioè: "come la torre della Garisenda appare a chi la guarda da sotto, quando una nuvola le passa sopra, così che sembra pendere in avanti; così Anteo apparve a me, che stavo attentamente osservando nel vederlo chinarsi, e fu così spaventoso che avrei preferito procedere per un'altra strada".
E come albero in nave si levò = similitudine (v. 145). Cioè: "e si raddrizzò come l'albero di una nave".
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