
Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del ventiquattresimo canto dell'Inferno. In questo canto Dante e Virgilio si arrampicano lungo l'argine della VI Bolgia e giungono nella VII Bolgia dell'VII Cerchio, dove sono puniti i ladri. Tra questi si distingue Vanni Fucci che, infastidito da Dante che lo fissa incuriosito incenerirsi e poi risorgere nuovamente, gli profetizza notizie spiacevoli. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 24 dell'Inferno.
Le figure retoriche
Giovanetto anno = personificazione (v. 1).Di sua sorella bianca = perifrasi (v. 5). Per indicare la neve.
La roba = sineddoche (v. 7). Il tutto per la parte, la roba invece che il cibo.
Come ’l tapin che non sa che si faccia = similitudine (v. 11). Cioè: "come il pover'uomo che non sa cosa fare".
Speranza ringavagna = anastrofe (v. 12). Cioè: "riacquista speranza".
Le braccia aperse = anastrofe (v. 22). Cioè. "aprì le braccia".
E come quei ch’adopera ed estima, che sempre par che ’nnanzi si proveggia = similitudine (vv. 25-26). Cioè: "E come colui che agisce ma riflette sul da farsi, che sembra sempre pensare in anticipo a cosa fare".
Ver la cima / d'un ronchione = enjambement (vv. 27-28).
Sovra quella poi t’aggrappa = anastrofe (v. 29). Cioè: "Aggrappati poi su quella".
Ma tenta pria = anastrofe (v. 30). Cioè: "ma prima tenta".
Ch’i’ non potea più oltre = ellissi (v. 44). Cioè: "non potevo proseguire oltre", viene sottinteso il verbo "proseguire".
Sanza la qual chi sua vita consuma = anastrofe (v. 49). Cioè: "chi passa la sua vita senza questa".
Su per lo scoglio prendemmo la via = anastrofe (v. 61). Cioè: "Prendemmo la via sul per il ponte roccioso".
E poi mi fu la bolgia manifesta = anastrofe (v. 81). Cioè: "e poi mi apparve il fondo della bolgia".
Stipa / di serpenti = enjambement (vv. 82-83).
Chelidri, iaculi e faree...e cencri = enumerazione (vv. 86-87).
Con serpi le man dietro avean legate = iperbato (v. 94). Cioè: "Avevano le mani legate dietro la schiena con serpenti".
Né O sì tosto mai né I si scrisse, com’el s’accese e arse, e cener tutto = similitudine (vv. 100-101). Cioè: "Non fu mai scritta una O oppure una I così rapidamente, come costui si accese e bruciò".
E poi che fu a terra sì distrutto, la polver si raccolse per sé stessa, e ’n quel medesmo ritornò di butto. Così per li gran savi si confessa che la fenice more e poi rinasce, quando al cinquecentesimo anno appressa = similitudine (v. 103-108). Cioè: "e dopo essere caduto al suolo così ridotto, la cenere si raccolse da sé e il dannato riacquistò improvvisamente le sue sembianze. Così i saggi narrano che la fenice muore e poi rinasce, quando è vicina ai cinquecento anni di età".
Erba né biado in sua vita non pasce = anastrofe (v. 109). Cioè: "nella sua vita non si nutre di erba né di biada".
D’incenso lagrime = anastrofe (v. 110). Cioè: "gocce d'incenso".
E qual è quel che cade, e non sa como, per forza di demon ch’a terra il tira, o d’altra oppilazion che lega l’omo, 114 quando si leva, che ’ntorno si mira tutto smarrito de la grande angoscia ch’elli ha sofferta, e guardando sospira: 117 tal era il peccator levato poscia = similitudine (vv. 112-118). Sta a significare "E come colui che cade senza sapere il motivo, per una forza demoniaca che lo tira a terra o di un'ostruzione delle funzioni vitali, e quando si rialza si guarda intorno, tutto smarrito per il dolore che ha sofferto e guarda sospirando; in quelle condizioni era il peccatore dopo essersi rialzato".
Potenza di Dio = metonimia (v. 119). L'autore per l'opera, di Dio anziché divina.
Che cotai colpi per vendetta croscia = iperbato (v. 120).
Tragge Marte = anastrofe (v. 145). Cioè: "Marte trae, Marte attirerà".
Vapor di Val di Magra = perifrasi (v. 145). Per indicare il fulmine.
Impetuosa e agra = endiadi (v. 147). Cioè: "impetuosa e violenta".
E detto l’ho = anastrofe (v. 151).
Perché doler ti debbia = anastrofe (v. 151). Cioè: "per farti del male".
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