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L'invetriata: parafrasi, analisi e commento - Dino Campana

Testo, parafrasi, analisi, commento e figure retoriche della poesia "L'invetriata" di Dino Campana, inclusa nella raccolta poetica Canti Orfici.


Testo

La sera fumosa d'estate
Dall'alta invetriata mesce chiarori nell'ombra
E mi lascia nel cuore un suggello ardente.
Ma chi ha (sul terrazzo sul fiume si accende una lampada) chi ha
A la Madonnina del Ponte chi è chi è che ha acceso la lampada? C'è
Nella stanza un odor di putredine: c'è
Nella stanza una piaga rossa languente.
Le stelle sono bottoni di madreperla e la sera si veste di velluto:
E tremola la sera fatua: è fatua la sera e tremola ma c'è,
Nel cuore della sera c'è,
Sempre una piaga rossa languente.



Parafrasi

La foschia calda di una serata estiva, da un alta finestra mescola luci e ombre e mi lascia nel cuore un impressione bruciante. Ma chi ha (su un terrazzo vicino al fiume si accende una lampada) alla Madonnina del Ponte acceso una lampada?
Nella stanza un odore di corruzione: c'è una debole ferita rossa.
Le stelle sembrano bottoni di madreperla e la sera cala con un vestito di velluto: la sera è leggera e tremolante, ma nel mio cuore rimane sempre una debole ferita rossa.



Analisi del testo

Temi: la contemplazione di un tramonto estivo, l'emozione, intensissima, del contatto con i colori della sera e della notte, la ferita sempre aperta nel cuore dell'esistenza umana.

Anno: 1914.

Schema metrico: versi liberi.


Possiamo suddividere il componimento in tre parti:
  • vv. 1-3: il rosso caldo e acceso di un tramonto estivo riversa il suo chiarore nell'ombra della stanza dove si trova il poeta; egli si sente inspiegabilmente ferito, nel suo cuore, dalla luce color del sangue che invade la stanza;
  • vv. 4-7: ormai è buio; l'accendersi improvviso di un lampione (presso un'immagine della Madonna dipinta in testa a un ponte) sconvolge le tenebre. Nascono, nello spirito eccitato del poeta, inquieti interrogativi: chi è chi è che ha acceso la lampada? Il semplice avvenimento sembra inspiegabile e si carica perciò di mistero. Il turbamento (la putredine, la forza corrosiva delle domande senza risposta) si espande, contagiando la stanza in cui si trova il poeta che sembra caricarsi degli estremi bagliori del tramonto (una piaga rossa languente).
  • vv. 8-11: è il momento della notte; le stelle brillano quali bottoni di madreperla, nel cielo buio, che pare dolce e morbido come una scura stoffa di velluto. Campana sottolinea però la natura fatua e tremola di questa bellezza: essa è destinata a svanire con il ritorno del giorno. Non svanirà però sempre una piaga rossa languente (v. 11), ovvero la nota di malinconia e tristezza che si è destata nell'animo del poeta nell'ora iniziale del tramonto: essa, ora, pervade sia il suo cuore sia il cuore della sera.
La poesia è originata dal parallelismo tra la ferita (piaga) del tramonto e la ferita che Campana sente nel proprio animo. L'autore tenta così di comunicare l'esistenza di una realtà interiore che non è percepibile dai sensi, e che si manifesta attraverso segni quotidiani che si trasformano in elementi turbanti.

Il testo s'intesse su poche parole, che Campana cerca di dilatare sfruttando le varie figure retoriche basate sulla ripetizione; esse coinvolgono sia le forme minime del discorso (come c'è, che compare alla fine dei vv. 5, 6, 9, 19), sia porzioni più estese del verso (una piaga rossa languente ai vv. 7 e 11). Il discorso poetico fa un uso sapiente degli aggettivi, così da mettere in risalto le sfumature psicologiche e i sentimenti dell'io poeta.

La percezione del poeta non è esprimibile se non per mezzo di simili immagini, ai limiti dell'allucinazione onirica.



Figure retoriche

Analogia = sera fumosa d'estate (v. 1). Quel fumosa è inteso come foschia calda e l'afa opprimente della sera.

Anafora = nella stanza (vv. 6-7).


Metafora = le stelle sono bottoni di madreperla (v. 8). Le stelle sono stelle non bottoni.

Metafora = la sera si veste di velluto (v. 9). La sera è un vestito di velluto che tutto ricopre.

Chiasmo = è fatua la sera (v. 9). Le parole sono inserite con un ordine diverso, sarebbe stato meglio scrivere, la sera è fatua, ma non sarebbe stato abbastanza poetico.

Metafora = sempre una piaga rossa languente (v. 11). Non è una ferita fisica, ma un dolore che non si placa e in cui sembra racchiudersi il senso di una incombente e minacciosa precarietà, estesa all'intera esistenza.

Enjambements = che ha acceso / la lampada (vv. 5-6);  c'è / nella stanza (vv. 6-7); ma c'è / nel cuore (vv. 9-10); c'è / sempre una piaga (vv. 10-11).



Commento

All'interno dei Canti orfici, una serie di sette poesie (i Notturni) s'ispira all'esperienza notturno: una dimensione favorevole, perché la notte consente all'io poeta di sganciarsi dalla realtà contingente, così da afferrare e intuire, per il tramite della memoria, gli spiragli che dall'esperienza umana, terrena, dischiudono in direzione dell'essenziale e del sacro. Di questa serie fa parte L'invetriata (cioè: La vetrata, La finestra). Origine della lirica è il desiderio di descrivere i passaggi atmosferici e paesaggistici che conducono dall'ora del tramonto al buio della notte, così come il poeta li osserva attraverso una vetrata. Fin da subito, però, la contemplazione del mondo esterno assume forme alterate per il traboccare dei sentimenti che agitano l'animo dell'autore.

Il poeta osserva da una finestra il calare della sera, fino al buio della notte; rappresenta anche le reazioni interiori che tale contemplazione gli suscita. Egli si sente ferito nel cuore dall'impronta ardente del sole; poco dopo qualcuno accende una lampada e allora l'io poeta rivolge a se stesso domande senza risposta.

La sera muore entrando nella nuova dimensione della notte; a ricordare il passato fulgore della sera è solo il rosso della ferita nel cuore dell'io poeta.



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