Il mattino dopo Telemaco scende dalle sue stanze e chiede se l’ospite sia stato onorato adeguatamente; rassicurato da Euriclea, si reca all’assemblea per i preparativi della festa di Apollo arciere. La nutrice, nel frattempo, fa preparare la sala per il nuovo banchetto dei pretendenti, mentre arriva Eumeo con tre maiali per il pranzo e incontra Odisseo; giungono poi Melanzio, che rinnova gli insulti a Odisseo, e Filezio, un pastore, che, vedendo il mendico, compiange la sorte di Odisseo, accusa il comportamento dei Proci e si augura il ritorno del padrone. Sopraggiungono quindi i pretendenti, accompagnati da un presagio maligno; Telemaco offre al mendico uno sgabello e del cibo, invitando i pretendenti a offrire anch’essi doni allo straniero. In segno di scherno Ctesippo lancia una zampa di bue addosso a Odisseo, che la schiva: questo gesto di villania scatena l’ira e lo sdegno di Telemaco. Uno dei pretendenti chiede poi al giovane di non ostinarsi a impedire le nozze della madre, e Telemaco li assicura che la lascerà libera nelle sue decisioni. Poi Atena scatena risa sfrenate e insensate fra i commensali, i quali assistono, senza rendersi conto della gravità, a un prodigio che Teoclimeno, l’indovino ospite di Telemaco, avverte come presagio terribile e sanguinoso; ma queste parole sembrano esaltare i pretendenti, che invitano Teoclimeno ad andarsene. Infatti l’indovino abbandona la sala, lanciando un ultimo annuncio di morte imminente. Mentre i Proci deridono gli ospiti di Telemaco, il giovane e Penelope ascoltano ogni provocazione senza reagire; Telemaco, in silenzio, guarda suo padre in attesa della vendetta. I pretendenti intanto — avverte il poeta — si preparino a ben altro luttuoso banchetto.
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