Piero Calamandrei nasce nel 1889 a Firenze da una famiglia di giuristi. Ben presto diventa docente di procedura civile e insegna a Messina, Modena, Siena (escluso il periodo fascista per non sottomettersi) sino ad essere rettore all'università di Firenze.
È interventista e volontario nella guerra del 1915-18, ma poi riprende la carriera accademica e si oppone alla dittatura fascista collaborando con Salvemini e i fratelli Rosselli.
Partecipa alla fondazione dell'associazione "Italia libera" che avrebbe ispirato il Movimento d'azione Giustizia e Libertà e, poi nel 1942 il Partito d'azione. Nel 1925 sottoscrive il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce e aderisce all'Unione nazionale antifascista. Con l'inasprirsi della dittatura torna agli studi giuridici e nel 1936 scrive l'introduzione allo studio delle misure cautelari che ha ispirato il Codice civile del 1940, pur mantenendo sempre i contatti con gli emigrati antifascisti.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, inseguito da un mandato di cattura, si rifugia in Umbria e da qui collabora con la resistenza (il figlio Franco è partigiano).
Dopo la liberazione è membro della Consulta nazionale e dell'Assemblea costituente in rappresentanza del Partito d'azione che diventa Partito Social Democratico, di cui è deputato nel 1948.
Firma e commenda in seguito la Costituzione, scrive importanti testi di diritto ed efficaci epigrafi, famosa quella a Kesselring.
Nel 1953 con Ferruccio Parri, capo partigiano, politico e antifascista, fonda il partito di Unità Popolare e il settimanale politico e letterario Il Ponte.
Fonte: Mapper-Mapper