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Il corvo di Mizzaro, Pirandello: riassunto, analisi, commento


Il corvo di Mizzaro è una novella scritta da Luigi Pirandello, che fa parte della raccolta Novelle per un anno (1922).


Riassunto:
Alcuni pastori che non avevano niente di meglio da fare trovarono nei monti di Mizzaro un grosso corvo che covava le uova. Si meravigliarono per ciò che avevano appena visto, infatti è strano che un maschio svolga il compito di una femmina e per questo iniziarono a insultarlo. Il corvo protestò, ma nella sua lingua che non poteva essere capita dai pastori, i quali, non contenti, dopo averlo tormentato, lo portarono al paese, gli legarono un campanellino al collo e poi lo liberarono.
Dovunque andasse il corvo si sentiva il tintinnio del campanello.
Un giorno, Cichè, un contadino che lavorava nel suo fondo, sentì il suono di un campanello, ma non capendo da dove provenisse pensò che ci fossero gli spiriti. I capelli gli si rizzarono sulla testa. Da tre giorni tutte le volte che andava a prendere dal suo tascapane il pane e la cipolla, il suo magro pranzo, trovava solo la cipolla. Si era convinto che gli spiriti ce l'avessero con lui, ma non ne fece parola con nessuno, neanche con sua maglie, perché secondo antiche credenza gli spiriti non amano che si parli di loro, altrimenti diventano più aggressivi.
Dopo un po' di tempo nelle campagne si sparse la notizia del corvo ladro e Ciché decise a questo punto di vendicarsi. Mise nel tascapane, oltre alla cipolla e al pane, alcune fave e un pezzo di spago. Mentre il suo asino pascolava da una parte Cichè preparò l'esca per catturare il corvo, cioè le fave collegate allo spago. Il primo giorno il corvo si fece sentire ma non cadde nell'inganno. Il giorno seguente però il corvo afferrò una fava e la inghiottì, ma lo spago gli rimase nella strozza. Non appena se ne accorse, Ciché, uscì allo scoperto, gli si avvicinò e gli diede due pugni in testa, poi lo legò per i piedi e lo appese ad un albero nell'attesa che giungesse l'ora di rincasare. Durante il viaggio di ritorno a casa lo appese alla sella: il suo nemico sembrava morto ormai. Cichè gli diede una botta e quello emise un grido che fece spaventare il ciuco, che cominciò a correre. Inutilmente il suo padrone cercò di calmarlo, tutte le volte che il corvo sbatteva da una parte per il movimento, gridava e l'asino si imbizzarriva sempre più. Il giorno dopo trovarono l'asino e il suo padrone sfracellati nel fondo di un burrone mentre il corvo svolazzava libero e beato con il suo campanello.



Analisi del testo

I personaggi della novella sono: Cichè, la moglie di Ciché, i pastori ed i contadini.

Il protagonista è Cichè, un contadino meridionale superstizioso (sente il tintinnio e pensa subito che siano gli spiriti). Al contrario degli altri contadini che ridono del fatto che fosse il corvo a emettere quel suono di campanello, lui cerca vendetta. Inoltre è possibile notare leggendo la novella che non c'è alcun dialogo tra lui e la moglie, però parla ben volentieri sia con il corvo sia con il suo asino.

L'ambientazione è la campagna siciliana, luogo che Pirandello ha usato spesso per le sue novelle. Il clima è molto caldo (gran vampa del sole) e non soffia vento (non spirava alito di vento). Nelle campagne regna la solitudine, vi sono alberi e piante come è normale che sia ma non ci sono persone nelle vicinanze e non se ne sente la loro voce nemmeno a distanza. È proprio per non patire la solitudine che Ciché parla con gli animali e si spaventa quando sente un suono strano e che non aveva mai sentito prima in quel luogo: il suono del campanellino.


Commento

Questa buffa novella dove si ha lo scontro uomo-animale, Ciché contro un corvo, ha un finale umoristico: è vero che il corvo ha la meglio e quindi si salva e può tornare a volare spensieratamente in cielo col suo campanellino come faceva prima, ma è anche vero che muoiono sia il protagonista che il suo asino. Quindi non è che ci sia molto da ridere, né tanto meno da sorridere, semmai da riflettere: ad uccidere Ciché non è stato il corvo ma la sua assenza di umorismo. Se non avesse cercato vendetta e preso tutto alla leggera come invece hanno fatto gli altri contadini, non sarebbe morto e, forse, avrebbe trovato anche un amichetto in più per allietare le lunghe e faticose giornate lavorative in campagna. 


Significato

Il significato di questa novella è che nella vita possono accadere dei torti, talvolta ingiusti ed esagerati. Tuttavia sono situazioni spiacevoli passeggere. L'unico modo per avere la meglio su di loro è superarli e poi col tempo riderci sopra, cosa che invece non ha fatto Ciché, evidentemente vendicarsi non porta nulla di buono.



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