Scuolissima.com - Logo

Dovunque vai, con teco porti il cesso - Rustico Filippi

Testo, parafrasi, analisi e commento della poesia "Dovunque vai, con teco porti il cesso" di Rustico di Filippo.
Rustico ricorre anche all'insulto plebeo; aveva inveito contro un uomo lercio in un sonetto, ora si scaglia contro una vecchia: è un esempio-limite delle rime di strada, dei "vituperia", antico modo di scornare il prossimo tramandatosi dalla tradizione giullaresca, del basso comico.


Testo:

Dovunque vai con teco porti il cesso,
oi buggeressa vecchia puzzolente,
che quale-unque persona ti sta presso
si tura il naso e fugge inmantenente.

Li dent’i le gengìe tue ménar gresso,
ché li taseva l’alito putente;
le selle paion legna d’alcipresso
inver’ lo tuo fragor, tant’è repente.

Ch’e’ par che s’apran mille monimenta
quand’apri il ceffo: perché non ti spolpe
o ti rinchiude, sì ch’om non ti senta?

Però che tutto ’l mondo ti paventa;
in corpo credo figlinti le volpe,
ta lezzo n’esce fuor, sozza giomenta!



Parafrasi

Dovunque tu vada ti porti dietro una latrina (=gabinetto),
vecchia lercia e puzzolente:
tutti quelli che ti capitano vicino
si turano il naso e fuggono in un lampo.
I tuoi denti e le tue gengive producono il tartaro,
perché il tuo fiato puzzolente li infradicia,
le seggette sembrano legname resinoso di cipresso
al confronto del tuo fetore così repellente.
Quando spalanchi la bocca 
sembra che si dischiudano mille tombe. Perché non crepi 
o ti chiudi da qualche parte in modo che nessuno sia costretto a soffrire il tuo puzzo?
Giacché tutti ti temono per questo; 
credo che nel tuo corpo figlino le volpi,
tale è il lezzo che ne emana, lurida cavalla!


Parafrasi 2

Dovunque vai porti con te il cesso, o sudiciona vecchia puzzolente, che qualunque persona ti sta vicino si tura il naso e fugge immediatamente.
I denti producono tartaro nelle tue gengive, perché li intasa l’alito puzzolente; i sedili per i bisogni corporali sembrano fatti di legno di cipresso [che è profumato] in confronto alla tua puzza, tanto è violenta.
Che sembra che si aprano mille sepolcri quando apri il muso [la bocca]: perché non crepi o non ti rinchiudi, cosicché nessuno ti senta?
Infatti tutto il mondo ti teme: credo che le volpi ti partoriscano in corpo [e dunque puzzi come una tana di volpi], tale è la puzza che esce da te, sporca vacca.


Analisi del testo

Livello metrico: Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, CDC.
Le rime sono alternate nelle quartine; nelle terzine si ripete lo schema CDC, in modo da creare al centro del blocco di sei versi uno schema a rime incrociate (CDCCDC).

Il testo fa ricordo ad un linguaggio popolaresco con espressioni fiorentine (gengie, menar), toscane (alcipresso) e anche francesi (gresso, taseva).

L’innovazione di Rustico consiste nella trasposizione del genere "improperium in vetulam" (invettiva contro una vecchia) in un volgare dai tratti prevalentemente fiorentini, con il guadagno di tutte le potenzialità di descrizione e di deformazione parodistica offerte da una lingua viva e quotidiana.


Commento

Ha radicalizzato e generalizzato il sentimento misogino (=di avversione verso le donne): la donna come strumento di Satana, del male e, pertanto, necessariamente sgraziata e deforme. In questa celeberrima ballata popolare del ‘300 di ser Rustico Filippi, le donne comuni furono raccontate come brutte e sporche, dall'aspetto molto remoto. Tutto il contrario delle dame descritte nelle opere letterarie del "Dolce stil novo", dove il loro incanto avvicinava l'uomo a Dio, anzi, era sinonimo di perfezione del Creatore e della bellezza del Creato. Ma queste non erano donne, ma esseri angelici, come sentenziava Dante nel suo "Vita Nova".



🧞 Continua a leggere su Scuolissima.com
Cerca appunti o informazioni su uno specifico argomento. Il nostro genio li troverà per te.




© Scuolissima.com - appunti di scuola online! © 2012 - 2024, diritti riservati di Andrea Sapuppo
P. IVA 05219230876

Policy Privacy - Cambia Impostazioni Cookies