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La Numerazione Indiana

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Il sistema di numerazione che ancora oggi usiamo, posizionale e con dieci cifre è di origine indiana. Secondo la tradizione il ventunesimo califfo arabo, l’abbasside al-Mansur ricevette a Baghdad una rappresentanza di astronomi e studiosi indiani, che gli mostrarono l’alto livello raggiunto nel calcolo e nell'astronomia dal loro paese.
In particolar modo essi dimostrarono al califfo come utilizzando soltanto nove segni numerici, era possibile scrivere qualunque numero e calcolare con schemi più semplici, rispetto a quelli in uso presso gli arabi. D’altra parte dai nove segni indiani derivarono le cifre arabe orientali e occidentali, da queste ultime le nostre cifre. Infatti da due secoli gli studiosi indagano sull'origine dei nove segni, sulla loro evoluzione nel tempo, sulle vie della loro penetrazione in Europa.
Le ipotesi che si sono fatte sono contrastanti e incerte anche perché gli indiani scrivevano su materiali deperibili come foglie e tavole di legno. I più antichi documenti sulla numerazione indiana sono del III e II secolo a.C., la scrittura è ancora posizionale come quella di tutte le altre scritture contemporanee.
Alla metà del III secolo risalgono gli editti di Asoka, terzo re della dinastia Maurya che dominava su quasi tutto il subcontinente indiano e sulla parte orientale dell'ex impero persiano. Si tratta di una trentina di editti scolpiti su lastre e colonne compilate nelle lingue e scritture allora in uso presso i vari popoli dell'impero.
Altre iscrizioni sono scolpite su pareti di cave e grotte, e sono databili dal II secolo a.C. ma gradualmente la scrittura a nove segni si diffuse in tutta l'India e poi verso l'oriente e l'occidente.
La diffusione delle cifre arabe in Europa può suddividersi in due periodi, corrispondenti rispettivamente al prevalere degli abachisti ed egli algoritmisti.
Dal punto di vista i segni del primo periodo, i cosiddetti caratteri mostrano una netta somiglianza con le cifre arabe occidentali "gubar" (cifre da polvere, in quanto usate sulle tavolette da calcolo cosparse di polvere).
i segni degli algoritmisti, anche nei documenti più antichi di Leonardo da Pisa, di Ruggero Bacone, di Giovanni di Sacrobosco, presentano già una notevole uniformità, e somiglianza con le nostre cifre attuali. Da al-Khuwarizmi deriva il termine algoritmo, che ancora oggi sta a significare una procedura precisa di calcolo. Mohammed ibn Musà detto al-Khuwarizmi fu un matematico arabo vissuto attorno all'800 d.C a cui spetta la fama di divulgatore della aritmetica indiana. Egli scrisse due opere di matematica una delle quali s'intitola "Al-giabr Valmukabala" la quale sviluppava delle tecniche di calcolo numerico per le equazioni, e in più un libro sull'aritmetica indiana. Tale libero ebbe vasta diffusione in tutto il mondo colto arabo e dopo la traduzione latina degli inizi del XII secolo anche in Europa.



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