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Ultime Opere di Giuseppe Ungaretti

Ungaretti è forse il primo poeta italiano che introduca realmente i dettami stilistici e contenutistici del simbolismo all'interno di una tradizione ormai consolidata; per questo le sue innovazioni, sebbene non radicali come quelle avaguanguardiste, attecchiscono profondamente nel terreno letterario italiano anziché fermarsi ad episodi passeggeri.
Tuttavia, le ultime opere non propongono novità, ma conservano, riprendono ed ampliano temi trattati precedentemente.

Un grido e paesaggi: (1952) Pur contenendo già nel titolo le due tematiche fondamentali di Ungaretti (la natura intesa come entità onnipresente e quasi divina e l’urlo come manifestazione del dolore esistenziale, già adottato dall'Espressionismo), non trovano le risoluzioni e gli slanci vitali propri delle opere giovanili.

Il taccuino del vecchio: (1960) E’ costituito da ventisette Ultimi canti che trattano argomenti quali la fragilità del mondo, la sofferenza dell’uomo, la ricerca disperata dell’oasi, i dolci, malinconici e tristi ricordi di infanzia.

Dialogo: (1968) Il poeta ormai ottantenne dedica nove poesie all'amata Bruna Bianco.

Nuove: Contengono due liriche composte per una donna slava.

Paesaggio: Durante la Grande Guerra, l’arido e crudo paesaggio del Carso ricorda al poeta quello natio e alla forte luce del sole tutto appare friabile e instabile. Ungaretti cerca sempre un’oasi, una Terra Promessa e la natura ostile ed amata costituisce una tematica principe delle sue opere, condizionando anche lo stile: in questa prima raccolta, infatti, il linguaggio è duro, nudo e desertico.
Contemplando la natura in un’effimera gioia panica, il poeta rivive nella condizione di uomo primigenio, innocente, virilmente coraggioso ed orgoglioso di trovarsi in tale situazione.

Stile: Le descrizione espressionistiche, l’utilizzo del verbo libero, la rarefazione lessicale, l’assenza di punteggiatura e di rime, le forti analogie, l’estremo bisogno di sintesi costituiscono innovazioni già sperimentate, ma mai organicate armoniosamente.

La parola: Tutta particolare, invece, è la cura per la singola parola: secondo una concezione che si richiama vagamente al “Mito della caverna”, Ungaretti ritiene che all'umanità arrivino solo echi di idee e che la parola pura, originaria e forte si debba ricercare nella profondità dell’io.



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