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Novelle di Luigi Pirandello

Pirandello, raccogliendo un’eredità letteraria che risale al Boccaccio, è uno dei più prolifici autori di racconti brevi della nostra letteratura. Una sua prima raccolta di novelle è stata pubblicata nel 1894 con il titolo Amori senza amore. Successivamente egli ha scritto numerose novelle, pubblicate su giornali e riviste, finché nel 1922 si è impegnato a raccoglierle tutte in un’opera che ne avrebbe dovuto contenere 365 e perciò avente il titolo Novelle per un anno. In realtà ne sono state raccolte solo 246. Le novelle di Pirandello rappresentano un grande labirinto narrativo, un immenso serbatoio di personaggi, di motivi, di vicende, che sono stati in parte riutilizzati in altre opere, soprattutto nel teatro. La raccolta si presenta come qualcosa di non rigido, né concluso, ma s’integra perfettamente con il resto dell’opera pirandelliana, costituendo una sorta di cerniera tra i romanzi e il teatro. Si possono distinguere innanzi tutto le “novelle siciliane”, che presentano qualche analogia con la narrativa verista, ma che ne distaccano per la problematica dei loro significati, come La giara, Ciaula scopre la luna, Il libretto rosso. Diversamente dalle novelle verghiane, i personaggi non sono il risultato dell’ambiente sociale, ma esistono in quanto tali, coscienze che reagiscono individualmente alla realtà in cui sono inseriti.
Si possono quindi distinguere le “novelle borghesi”, come Il treno ha fischiato e La carriola, in cui i personaggi appartengono ad un mondo piccolo-borghese, fatto di possidenti, impiegati, maestri, avvocati, ecc. che non si rassegnano alla loro sorte, ma tentano una vana protesta contro la realtà alienante.
Infine le ultime novelle si caratterizzano per la sfumatura degli ambienti che fanno da scenario alle vicende e che, proprio per questo, i critici definiscono “novelle surreali”: ricordiamo Una giornata, Soffio, Lucilla, Un’idea, Effetti di un sogno interrotto. Quello di Pirandello è un labirinto novellistico in cui sembra aggirarsi, alla ricerca di un’autenticità irraggiungibile, l’uomo contemporaneo che, quale che possa essere la sua condizione sociale, vive sempre la stessa inquietudine e la stessa condizione di prigionia esistenziale.



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