di Ugo Foscolo
Analisi del Testo:
L’ode è suddivisa in 16 strofe formate da cinque settenari, alternativamente piani e sdruccioli, a cui segue un endecasillabo che rima col settenario precedente (ABACDD).
L’intero componimento può essere suddiviso in due parti: la prima, dal v. 1 al v. 54, presenta la donna alla quale è dedicata l’opera; la seconda, dal v. 55 al v. 96, tratta dell’immortalità della bellezza, attraverso riferimenti al mito.
Nelle prime due strofe si trova una similitudine, in cui il poeta paragona il pianeta Venere che sorge, alla donna amata che si rialza inseguito alla malattia.
Troviamo la prima personificazione, di carattere classico, in cui il poeta fa coincidere l’astro con la figura femminile emergente dalle acque.
Oltre alla similitudine, in questi versi, troviamo un’altra figura retorica: l’ipallage, l’aggettivo egro, ovvero malato, al posto di essere accostato alla donna, viene associato al letto.
Dal verso 9 al verso 12, la bellezza viene delineata come qualcosa che addolcisce l’animo, come unico ristoro ai mali; questo è un concetto neoclassico.
Al verso 19 troviamo la personificazione delle ore del giorno. Si susseguono numerosi termini grecizzanti, come “scalpelli achei”, “coturni”; questo viene creato appositamente dal poeta per elevare il lessico.
Nelle ultime strofe della prima parte vengono rappresentate due tipiche situazioni in cui la donna esercita il suo fascino: quando canta accompagnata dalla lira e quando danza.
Le prime due strofe della seconda parte cantano di Artemide, e di come la fama creata dai poeti, l’abbia resa figlia di Giove, quindi immortale.
La terza strofa canta invece di Bellona e di come ella sia divenuta dea della guerra. Ritroviamo qui una precisa allusione alla spedizione militare contro l’Inghilterra che Napoleone stava progettando in quegli anni.
Le successive due strofe cantano di Venere.
L’ode si conclude con l’esplicitazione della missione dell’opera e del poeta. L’opera deve rendere immortale la bellezza della donna a cui è dedicata; Foscolo è colui che può far rivivere nella presente cultura italiana lo spirito dell’antica poesia greca.
LEGGI ANCHE: Figure retoriche All'amica risanata
Analisi del Testo:
L’ode è suddivisa in 16 strofe formate da cinque settenari, alternativamente piani e sdruccioli, a cui segue un endecasillabo che rima col settenario precedente (ABACDD).
L’intero componimento può essere suddiviso in due parti: la prima, dal v. 1 al v. 54, presenta la donna alla quale è dedicata l’opera; la seconda, dal v. 55 al v. 96, tratta dell’immortalità della bellezza, attraverso riferimenti al mito.
Nelle prime due strofe si trova una similitudine, in cui il poeta paragona il pianeta Venere che sorge, alla donna amata che si rialza inseguito alla malattia.
Troviamo la prima personificazione, di carattere classico, in cui il poeta fa coincidere l’astro con la figura femminile emergente dalle acque.
Oltre alla similitudine, in questi versi, troviamo un’altra figura retorica: l’ipallage, l’aggettivo egro, ovvero malato, al posto di essere accostato alla donna, viene associato al letto.
Dal verso 9 al verso 12, la bellezza viene delineata come qualcosa che addolcisce l’animo, come unico ristoro ai mali; questo è un concetto neoclassico.
Al verso 19 troviamo la personificazione delle ore del giorno. Si susseguono numerosi termini grecizzanti, come “scalpelli achei”, “coturni”; questo viene creato appositamente dal poeta per elevare il lessico.
Nelle ultime strofe della prima parte vengono rappresentate due tipiche situazioni in cui la donna esercita il suo fascino: quando canta accompagnata dalla lira e quando danza.
Le prime due strofe della seconda parte cantano di Artemide, e di come la fama creata dai poeti, l’abbia resa figlia di Giove, quindi immortale.
La terza strofa canta invece di Bellona e di come ella sia divenuta dea della guerra. Ritroviamo qui una precisa allusione alla spedizione militare contro l’Inghilterra che Napoleone stava progettando in quegli anni.
Le successive due strofe cantano di Venere.
L’ode si conclude con l’esplicitazione della missione dell’opera e del poeta. L’opera deve rendere immortale la bellezza della donna a cui è dedicata; Foscolo è colui che può far rivivere nella presente cultura italiana lo spirito dell’antica poesia greca.
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