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Tema sulla guerra in generale

Tema svolto sotto forma di commento personale sulla guerra in generale.
La violenza e la guerra sembrano dati ineliminabili della natura umana: il suo volto peggiore. Nulla è più terribile della guerra, nulla più prezioso del bene della pace. Affermazioni che paiono inequivocabili; eppure, è la storia di ogni giorno, anche recentissima, a voler contraddire la loro verità.
La guerra nel Novecento risulta ancor più distruttiva a causa dei progressi in ambito tecnologico. In passato non è sempre stato così: le guerre avevano delle regole: prevedevano tregue, scambi di prigionieri, interruzioni dei combattimenti ecc. Perciò gli antichi poemi epici, come l'Iliade, o i poemi cavallereschi medievali esprimevano anche l'ambiguo fascino della guerra, celebrandola per la sua natura epica ed eroica più che condannandola per le sue atrocità.
Eppure, fin dal passato classico, la rappresentazione della guerra e dei valori che le si accompagnavano (gloria, onore, senso della patria ecc.) non andò mai priva della testimonianza dei suoi guasti e delle sofferenze da essa prodotte. Già Virgilio nell'Eneide (I secolo a.C.) esprime la dura necessità della guerra e, insieme, la sua disumanità. Distruzioni, massacri, dolori personali e famigliari trovano eco anche nel grande romanzo ottocentesco, da Manzoni a Tolstoj a Hugo: opere come I promessi sposi, Guerra e pace, I miserabili interpretano mirabilmente i sentimenti dell'umanità comune. Tuttavia lettori e scrittori non potevano immaginare quale sconvolgente esperienza potesse divenire la guerra moderna: una guerra di massa, che coinvolge non più solo i soldati e gli eserciti, ma che sgretola il tessuto civile e sociale nella sua interezza.
La Prima guerra mondiale (1914-18) segnò un vero e proprio spartiacque nella storia dell'umanità, suscitando reazioni forti e rifiuti negli scrittori, molti dei quali erano stati direttamente impegnati sui campi di battaglia. Alcuni si erano arruolati attratti dal mito della patria; molti avevano combattuto con coraggio e generosità; ma quasi tutti tornarono sconvolti dal fronte, passando su posizioni apertamente antimilitariste.
Ciò vale sia per il primo sia per il secondo (1939-45) e più distruttivo conflitto mondiale. In quest'ultimo caso, la guerra coinvolse direttamente le popolazioni civili, vittime spesso non solo per caso dei combattimenti (basti pensare all'orrore dei bombardamenti aerei, che distrussero intenzionalmente intere città, come Dresda). A tutto ciò si aggiunsero l'apocalisse atomica di Hiroshima e Nagasaki e il massacro di sei milioni di ebrei (la Shoah), scientificamente condotto dai nazisti nei campi di sterminio.
Tutto questo lasciò tracce indelebili nella coscienza comune e nelle pagine letterarie, chiamate forse mai prima a documentare i tanti volti dell'orrore, affinché maturasse un rifiuto condiviso: mai più.
Purtroppo i molti conflitti post 1945 (e le tante guerre dimenticate di oggi) ci dicono che l'umanità contemporanea continua a fare molta, troppa fatica a liberarsi dalla spirale dell'odio e della violenza generalizzata.



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