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Artaud: Il Teatro della Crudeltà

Lungo gli anni trenta Artaud, riflettendo sulle proprie esperienze nei teatri d'avanguardia parigini, elaborò una serie di saggi teorici, che poi raccolse nel Teatro e il suo doppio. Si tratta di uno scritto di grande importanza per definire la proposta complessiva di Artaud e di un po' tutta l'avanguardia novecentesca, attenta all'evento teatrale complessivo, ben più che al testo scritto.

Temi: il teatro come esperienza vitale, la valorizzazione di tutte le componenti (materiali e simboliche) della scena, un nuovo e più diretto (crudele) rapporto con il pubblico.
Anno: 1932.

Analisi del testo
Alla base della poetica di Artaud vi è il rifiuto del teatro tradizionale: un teatro letterario, imperniato su relazioni sentimentali private, lontanissimo dalle dimensioni antropologiche profonde dell'umanità. Questa è la premessa in base a cui Artaud contesta, nel testo del primo manifesto, il primato della parola scritta: l'evento spettacolare deve valorizzare, a suo avviso, altre componenti, come spazio, costumi, luci, scene, musiche, oggetti: tutte dimensioni in grado di realizzare il teatro come creazione totale a cui egli aspira.
Dalle avanguardie di primo Novecento Artaud riprende diverse idee:
  • ad Alfred Jarry, uno dei grandi precursori del teatro contemporaneo, rimanda l'impiego di manichini, maschere enormi e di fantocci alti dieci metri;
  • al Futurismo e all'Espressionismo ci riporta l'esigenza che l'azione teatrale converga sullo spettacolare, stimolandolo in maniera fortemente emotiva (Sarà ristabilita una comunicazione diretta fra spettatore e spettacolo, fra spettatore e attore, perché lo spettatore, situato al centro dell'azione, sarà da essa circondato e in essa coinvolto);
  • al Surrealismo (a cui lo stesso Artaud aderì per qualche tempo) si collega direttamente il peso riconosciuto alla sfera inconscia (da qui i richiami al magnetismo nervoso dell'uomo e al sogno).
Strettamente collegato con i precedenti dell'avanguardia è il concetto finale di crudeltà, in cui si riassume un po' tutta la poetica teatrale di Artaud: si tratta di agire sugli istinti (la pelle) per risvegliare la metafisica negli spiriti, ovvero l'aspirazione a un mondo spirituale, da intendersi però secondo Artaud non in senso religioso, bensì come orizzonte di bellezza, di purezza, di autenticità di vita, la stessa da lui sperimentata vivendo per alcuni anni tra gli indios messicani della Sierra Madre.
C'è pero una differenza rispetto alle avanguardie. per queste ultime, il nuovo teatro aveva uno scopo politico: molte serate futuriste erano finalizzate all'intervento italiano nella Prima guerra mondiale; gli esperimenti dadaisti alla satira del militarismo; e così via. Il progetto di Artaud, invece, è di natura antropologica, non politica. Egli vuole recuperare la dimensione rituale e magica dell'evento teatrale (poche righe prima aveva scritto che il valore del teatro risiede esclusivamente in un rapporto magico e atroce con la realtà e con il pericolo). 
Tale dimensione purtroppo smarritasi nel teatro europeo, va recuperata da altre tradizioni culturali, antiche (la Grecia classica, il Medioevo) e contemporanee (le culture primitive ancora esistenti al mondo).



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