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Poetica di italo Calvino

Poetica:
Al contrario la sua opera appare mutevole, sollecitata dal gusto dell’esperimento e dal desiderio di superare gli ostacoli tecnici del suo mestiere.
Ciò non esclude che in Calvino si possano riscontrare delle costanti:
  • da un lato, l’accento di meraviglia e di divertimento con cui egli presenta ogni vicenda; nasce da qui la ricerca della leggerezza, la prima delle sei qualità che Calvino (nelle sue tarde Lezioni americane) additò quale tratto tipico e caratterizzante della scrittura letteraria;
  • dall’altro, l’osservazione della società e del mondo circostante, quella vena di bonaria quotidianità che modera l’invenzione e la riavvicina costantemente alla realtà.

Tale alternarsi di fantasia e realtà segna un po’ tutte le opere di Calvino: appare già nei primi racconti neorealistici; ritorna nelle disavventure di Marcovaldo così come nelle Cosmicomiche, il libro del 1965 che inaugura il Calvino più nuovo e moderno; si conferma nelle opere successive, fino all’ultimo libro, Palomar, del 1983.

L’esordio
Gli esordi di Calvino avvennero nel segno del realismo, scelta a cui rispondono diverse opere:
  • il romanzo Il sentiero dei nidi di ragno, incentrato sulle tematiche neorealistiche della Seconda guerra mondiale e sulla Resistenza;
  • i trenta brevi racconti raccolti in Ultimo viene il corvo e ispirati dagli stessi motivi;
  • il nuovo ciclo di racconti intitolato alle disavventure dell’operaio Marcovaldo e della sua strampalata famiglia, nel quadro della civiltà industriale e dei mutamenti antropologici che essa produce;
  • infine, il romanzo breve La giornata di uno scrutatore.
Questa opzione di Calvino a favore del realismo si allineava al clima intellettuale e politico di quegli anni. Dopo il 1945, davanti ai gravi problemi dell’Italia da ricostruire; quasi tutti gli autori di quegli anni. Dopo il 1945, davanti ai gravi problemi dell'Italia da ricostruire, quasi tutti gli autori intendevano realizzare una letteratura impegnata dal punto di vista e sociale; precisamente su tali presupposti era nata la corrente del Neorealismo.
Tuttavia anche in queste opere, che sono le più realistiche di Calvino, affiora il gusto per la pura invenzione, per il favoloso e il sorprendente; un gusto destinato a svilupparsi nel tempo ma che già trasse lo stesso Calvino nella prima delle Lezioni americane: Quando ho iniziato la mia attività, il dovere di rappresentare il nostro tempo era l'impegnativo categorico di ogni giovane scrittore. Cercavo di cogliere una sintonia tra il movimentato spettacolo del mondo, ora drammatico ora grottesco, e il ritmo interiore picaresco e avventuroso che mi spingeva a scrivere. Presto mi sono accorto che, tra i fatti della vita che avrebbero dovuto essere la mia materia prima e l'agilità scattante e tagliente che volevo animasse la mia scrittura, c'era un divario che mi costava sempre più sforzo superare.
Opera dopo opera, la scrittura di Calvino tenderà ad allontanarsi dai fatti della vita per prediligere invece l'avventura, la fantasia (ciò che lui chiama il ritmo interiore), spostandosi verso l'invenzione ai limiti del reale e oltre.

Il sentiero dei nidi di ragno
L'alternanza fantasia/realtà guida l'opera d'esordio di Calvino, il romanzo breve Il sentiero dei nidi di ragno (1947): un'opera vicina, in apparenza, ai tanti racconti di guerra e Resistenza di quegli anni. Protagonista è Pin, un adolescente che vive negli ambienti poveri del porto di una grande città di mare, prima emarginato dagli altri per la sua condizione (vive con una sorella prostituta) e poi giovane partigiano in un gruppo di uomini sbandati. La trama si sviluppa intorno al furto di una pistola ai danni di un soldati tedesco, che Pin nasconde in un luogo segreto, detto il sentiero dei nidi di ragno in cui ha spazio la lingua parlata, con gli accenti gergali degli sbandati tra cui il giovane Pin si trova a vivere. L'opera però non è finalizzata alla celebrazione cara al Neorealismo della lotta partigiana. Luoghi ed eventi sono trasfigurati, filtrati sempre dal punto di vista soggettivo di Pin, il ragazzo un po' selvatico che vuole evadere, con la fantasia, dalle miserie del quotidiano. Pin vorrebbe sdraiarsi nella sua cuccetta e stare a occhi aperti a fantasticare, fantasticare di bande di ragazzi che lo accettino come loro capo, perché lui sa tante cose più di loro, e tutti insieme andare contro i grandi e picchiarli e fare cose meravigliose, cose per cui anche i grandi siano costretti a ammirarlo ed a volerlo come capo, e insieme a volergli bene e accarezzarlo sulla testa. La Resistenza diviene alla fine una specie di fiaba, di grande avventura che rende possibile la scoperta del mondo.

Realismo
I temi della guerra e della lotta partigiana ritornano anche nella maggior parte dei racconti di Ultimo viene il corvo; si conferma, in essi, la particolare ottica narrativa del Sentiero dei nidi di ragno, il suo originale impasto di realtà da una parte e di fiaba (talora ironica) dall'altra. Alcuni di questi racconti trattano del difficile ritorno alla normalità nei primi tempi del dopoguerra.
L'attenzione alla realtà del proprio tempo rimane un tratto caratteristico anche della produzione successiva di Calvino. A confermarlo sono:

  • un gruppo di racconti aventi per oggetto la realtà cittadina e industriale: La formica argentina, la speculazione edilizia, La nuvola di smog.
  • i dieci racconti di Marcovaldo ovvero Le stagioni in città, raccolti in volume nel 1963, in una collana per ragazzi. I racconti s'incentrano su un operaio torinese e sul difficile inserimento di una famiglia contadina nella realtà industriale.
  • Infine La giornata di uno scrutatore, un'opera che s'impernia sulle riflessioni di un intellettuale laico e razionalista (controfigura dell'autore) mentre presta servizio come scrutatore in un seggio elettorale allestito presso l'istituto Cottolengo di Torino.
La giornata di uno scrutatore
Tra queste opere, un ruolo di primo piano spetta alla Giornata di uno scrutatore: un romanzo breve uscito nel 1963 e dall'impianto realistico, come rivela già l'inizio, così fattuale e descrittivo: Ameriga Ormea uscì di casa alle cinque e mezzo del mattino. La giornata si annunciava piovosa. Questo incipit suonava come una sfida verso le sperimentazioni invocate dalla Neoavanguardia poetica, organizzarsi proprio in quell'anno nel Gruppo 63 e molto polemica, tra l'altro, con il romanzo tradizionale, incentrato sui fatti e sull'intreccio. Ma la novità della Giornata di uno scrutatore era di altro tipo e riguardava la sostanza problematica, filosofica del racconto. La visita al Cottolengo suscita infatti nel protagonista molte domande: a contatto con i casi più pietosi di individui minorati, egli si chiede se davvero la ragione e la politica possano spiegare e risolvere tutti gli aspetti della vita. Erano riflessioni generalmente tenute ai margini dalla cultura laica e razionalistica di Calvino e degli intellettuali impegnati suoi amici. Ora, messo davanti alla malattia, agli errori della natura, ai gravi disturbi psichici, Amerigo Calvino sembra sul punto di perdere la fiducia nella prassi politica e nelle ragioni che la sostengono.
Gli interrogativi e le inquietudini che percorrono La giornata di uno scrutatore spostano l'asse del racconto verso una forma nuova di romanzo saggio, di romanzo d'idee: ennesima tessera dell'incessante sperimentalismo calviniano.

Fiabe italiane
La seconda fase di Calvino supera la rappresentazione realistica per ricercare nuove vie narrative, che coltivano soprattutto una vena fantastica.
Questa nuova stagione si avvia con l'edizione commentata delle Fiabe italiane, scelta di 200 racconti popolari di diverse regioni d'Italia. Il libro nasce da ricerche antropologiche sul folklore popolare, ma si serve anche degli studi dello strutturalista russo Vladimir Propp, in particolare il saggio Morfologia della fiaba. A Calvino la fiaba interessa per i suoi valori narrativi e perché mette al centro dell'attenzione le prove che il protagonista è chiamato a superare per realizzare se stesso. Ha scritto lui stesso: Lo stampo delle favole più remote: il bambino abbandonato nel bosco o il cavaliere che deve superare incontri con belve e incantesimi, resta lo schema insostituibile di tutte le storie umane, resta il disegno dei grandi romanzi esemplari in cui una personalità morale si realizza muovendosi in una natura o in una società spietate.

Città invisibili
Oltre alla scienza letteratura, la narrativa di Calvino evolve in direzione apertamente fantastica nel romanzo Le città invisibili: un'opera che aggiornava il realismo magico e il fantastico degli anni trenta e quaranta in una chiave più moderna e sperimentale. Il libro prende vita dalla narrazione tutta soggettiva del viaggiatore veneziano Marco Polo (autore del Milione), incaricato dal Gran Kan Kublai di fargli una relazione sui tanti luoghi da lui visitati. Il resoconto dell'immobile viaggiatore evoca, nel corso di diciotto dialoghi, cinquantacinque diverse città invisibili, che vengono a costituire una sorta di romanzo a incastri.
Queste città l'imperatore può soltanto sognarle; e lo stesso Marco, forse, non le ha mai viste. Esse emergono come ipotesi dal suo immaginario e dallo struggente ricordo della prima e più bella di tutte, Venezia. Come Marco dice a Kublai, è pura utopia una vera conoscenza; non si può mai approvare alcuna realtà, perché altrimenti essa cesserebbe di resistere. Bisogna saper riconoscere in ogni segno, anche piccolo, una realtà più grande, che la letteratura evoca in forma di racconto.

Se una notte d'inverno un viaggiatore
Questi caratteri ritornano potenziati, nel romanzo del 1979, se una notte d'inverno un viaggiatore. Si tratta di un antiromanzo: l'opera infatti si struttura su dieci diverse storie che per varie ragioni, rimangono tutte interrotte dopo essere appena cominciate. Il vero protagonista del racconto è il lettore (anzi lettore e lettrice), chiamato a rimettere ordine, come può e se può, nel labirinto dei possibili. Il libro assomiglia alla fine a un grande puzzle, dove si mescolano gusto del raccontare e riflessione teorica (il cosiddetto metaracconto), simmetria e casualità.
Siamo davanti a un libro postmoderno (sulla poetica del postmoderno ricco di echi letterari e allusioni, nutrito di parodia. Il suo messaggio è che, oggigiorno, non si può più scrivere, né leggere, un vero romanzo (mi sembra che ormai al mondo esistano solo storie che restano in sospeso e si perdono per strada, si legge nel capitolo undicesimo); e così il sentimento dell'autore oscilla tra ironia e nostalgia: Anticamente un racconto aveva solo due modi per finire: passate tutte le prove, l'eroe e l'eroina si sposavano oppure morivano. Il senso ultimo a cui rimandano tutti i racconti ha due facce: la continuità della vita, l'inevitabilità della morte.



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