Le riforme dello zar Alessandro II dal 1861 (abolizione della servitù della gleba, riforma agraria) vennero considerate dai contadini e dai pochi intellettuali russi come il punto di partenza per ottenere altre e più concrete: la proprietà privata e una Costituzione liberale.
Si formò un forte partito socialista, che nel 1903 si spaccò in due: i bolscevichi (la maggioranza rivoluzionari, capeggiati da Lenin e i menscevichi (la minoranza) riformisti.
Seguì una serie di scioperi e di manifestazioni che sebbene repressi dalla polizia nel sangue, prepararono la rivoluzione. Essa poté essere attuata grazie alla 1° guerra mondiale, in quanto le gravi sconfitte subite dalla Russia fecero esplodere la crisi economica e sociale.
Nel febbraio del 1917 operai e soldati scioperarono insieme e in seguito sorsero i consigli di fabbrica (soviet).
Lo zar Nicola II abdicò a favore del fratello Michele, il quale, però, rinunciò alla corona. La monarchia era in pratica finita e la Russia diventava una repubblica, con un governo provvisorio menscevico. Ma Lenin incitava alla rivolta il proletariato per affidare il potere ai soviet. La rivoluzione scoppiò così nell'ottobre 1917 ed ebbe pieno successo.
Le guardie rosse occuparono la capitale Pietroburgo e venne formato un nuovo governo, con a capo Lenin, il quale nonostante numerose resistenze riuscì a consolidare il suo potere.
Lo zar Nicola II e la sua famiglia vennero fucilati e molti avversari eliminati.
Per risolvere il problema dello sviluppo economico della Russia, Lenin impostò un nuovo programma, la N.E.P (Nuova politica economica), che fu sviluppato tra il 1921 e il 1928, consentendo una certa libertà in agricoltura e ai privati.
Lenin, però, morì nel 1923 e il suo posto successe Stalin, il quale realizzò il socialismo, costruendo uno Stato comunista dove la terra era collettivizzata (cioè di tutti). Stalin non permise a nessuno di opporsi alle sue idee: gli avversari vennero prima allontanati dal partito e poi eliminati (1935-1928).
La Russia si trasformò in un paese industriale, il livello della vita si elevò parecchio, ma libertà e democrazia scomparvero.
Si formò un forte partito socialista, che nel 1903 si spaccò in due: i bolscevichi (la maggioranza rivoluzionari, capeggiati da Lenin e i menscevichi (la minoranza) riformisti.
Seguì una serie di scioperi e di manifestazioni che sebbene repressi dalla polizia nel sangue, prepararono la rivoluzione. Essa poté essere attuata grazie alla 1° guerra mondiale, in quanto le gravi sconfitte subite dalla Russia fecero esplodere la crisi economica e sociale.
Nel febbraio del 1917 operai e soldati scioperarono insieme e in seguito sorsero i consigli di fabbrica (soviet).
Lo zar Nicola II abdicò a favore del fratello Michele, il quale, però, rinunciò alla corona. La monarchia era in pratica finita e la Russia diventava una repubblica, con un governo provvisorio menscevico. Ma Lenin incitava alla rivolta il proletariato per affidare il potere ai soviet. La rivoluzione scoppiò così nell'ottobre 1917 ed ebbe pieno successo.
Le guardie rosse occuparono la capitale Pietroburgo e venne formato un nuovo governo, con a capo Lenin, il quale nonostante numerose resistenze riuscì a consolidare il suo potere.
Lo zar Nicola II e la sua famiglia vennero fucilati e molti avversari eliminati.
Per risolvere il problema dello sviluppo economico della Russia, Lenin impostò un nuovo programma, la N.E.P (Nuova politica economica), che fu sviluppato tra il 1921 e il 1928, consentendo una certa libertà in agricoltura e ai privati.
Lenin, però, morì nel 1923 e il suo posto successe Stalin, il quale realizzò il socialismo, costruendo uno Stato comunista dove la terra era collettivizzata (cioè di tutti). Stalin non permise a nessuno di opporsi alle sue idee: gli avversari vennero prima allontanati dal partito e poi eliminati (1935-1928).
La Russia si trasformò in un paese industriale, il livello della vita si elevò parecchio, ma libertà e democrazia scomparvero.