In tal modo, nella narrazione s’intrecciano due livelli:
- da una parte, le vicende del protagonista, spesso prive di un fondamento reale, proprio come fasulli sono i ricordi inventati da Adriano Meis per fingersi una nuova identità;
- dall’altra, le riflessioni e i commenti del personaggio che scrive e ricorda e che non sempre riproducono il pensiero dell’autore.
E così, dietro l’apparenza di una costruzione narrativa tradizionale, che adotta forme linguistiche e stilistiche riconducibili al Verismo ottocentesco, il romanzo di Mattia si trasforma in un contenitore multiforme, in cui s’intersecano più generi di racconto:
la cronaca e la meditazione;
l’esposizione degli eventi e il relativo commento;
il resoconto delle avventure di Mattia e il diario del suo percorso esistenziale, dubbioso e autoironico.
S’infrangono d’un tratto, in tal modo, i canoni della narrativa di stampo verista. In apparenza, il narratore autobiografico (Mattia) adotta la maniera delle autobiografie ottocentesche (dai Ricordi di ventura del tutto estranea ai cliché della letteratura romantica e risorgimentale:
non racconta infatti il proprio eroismo, non difende canoni morali e comportamentali riconoscibili, non espone l’opinione di una classe sociale definita;
denuncia semmai la propria inettitudine, la dissoluzione di sé, i propri tentativi di riscatto, tutti inevitabilmente votati al fallimento.
Tutto ciò non può avere riflessi sulla lingua e sullo stile. Infatti, una volta ritornato al paese natio e presa la decisione di scrivere le proprie memorie, Mattia non potrà che mettere sulla pagina una letteratura strabica com’è lui, paradossale, improbabile: scrittura, antiretorica e caotica com’è la vita, miscuglio di passato e presente, racconto e commento.
E’ la letteratura più adeguata a un tempo di crisi, di vuoto di valori. Una letteratura che arriva, persino, a mostrarci un protagonista al WC, il luogo meno probabile dove seppellire un amore.
Il libro di Mattia è l’improbabile produzione di un antiscrittore, l’immagine più coerente di un mondo caotico, un mondo senza autore. Egli darà voce perciò a uno stile anonimo per non dire assente, con le interiezioni, gli intercalari, le segmentazioni e le pause di un’espressione che sembra poter procedere solo per strappi successivi: immagini dell’impossibilità di ogni parlar bello davanti ai frantumi del mondo.