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Riassunto vita: Aldo Palazzeschi

La vita e le opere di Aldo Palazzeschi in sintesi.
Aldo Palazzeschi (pseudonimo di Aldo Giurlani) nacque a Firenze nel 1885; diplomatosi ragioniere, frequentò per due anni una scuola di recitazione, dove conosce Marino Moretti. Lavorò per qualche tempo come attore, ma presto la passione per le scene cedette a quella per la letteratura.
Frequentò i poeti crepuscolari romani (Corazzini, Moretti, Govoni) e pubblicò a sue spese le prime raccolte poetiche: I cavalli bianchi (1905), Lanterna (1907), Poemi (1909); come editore scelse il nome di Cesare Blanc… il suo gatto. Nel 1908 esordì come narratore, con il racconto Riflessi (poi battezzato Allegoria di novembre).
Intanto Palazzeschi si avvicinava all’avanguardia futurista. Sulla rivista Poesia uscirono le liriche di L’incendiario (1910); una sperimentazione in parte futurista sorregge anche il romanzo Il codice di Perelà (1911), un piccolo capolavoro, tra fiabesco e grottesco.
Nel 1914, sulla rivista futurista Lacerba, Palazzeschi pubblicò un proprio manifesto di poetica futurista, Il controdolore. I suoi contatti con l’avanguardia italiana (Papini, Soffici) e straniera (Picasso, Apollinaire, Braque, Matisse) furono intensi, ma non vincolanti.
Divergenze sull’intervento italiano nella Prima guerra mondiale lo allontanarono da Marinetti. Palazzeschi fu richiamato a Firenze in servizio militare: l’esperienza rafforzò il suo pacifismo, riassunto nel libro-diario Due imperi… mancati, in cui la guerra diviene fonte di disgusto e di umiliazione. In seguito visse in disparte, a Firenze, da antifascista, con qualche ritorno a Parigi.
Scrisse molto: il romanzo grottesco La piramide (1926) in forma di fiaba; i racconti di Stampe dell’800 (1932), ispirati alle memorie d’infanzia; il romanzo Le sorelle Materassi (1934); i racconti grotteschi e insieme malinconici di Il palio dei buffi (1937).
Nel 1941 si trasferì a Roma, dove si riavvicinò al cattolicesimo. Toni più pacati segnano i romanzi I fratelli Cuccioli (1948) e Roma (1953). Solo l’ultimo Palazzeschi recuperò la sua vena primitiva, divertita e irridente, nelle novelle di Il buffo integrale (1966) e nei romanzi Il doge (1967), Stefanino (1969), Storia di una amicizia (1971). Il ritorno alla poesia fu segnato nel 1968 da Cuor mio (alcune liriche sono in francese), cui seguì nel 1972 Via delle cento stelle, in cui si legge: muoiono i poeti / ma non muore la poesia / perché la poesia / è infinita / come la vita.
Morì a Roma nel 1974, quasi novantenne.



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