Presso le popolazioni primitive si celebravano, e si celebrano tuttora, danze rituali e pantomime, cioè rappresentazioni svolte con la sola mimica, in cui qualcuno, un sacerdote, uno stregone, interpreta la parte del dio coprendosi il volto con la maschera. Queste cerimonie nascono dal bisogno di controllare le paure più profonde esprimendole ed esorcizzandole. Quando i partecipanti al rito capiscono che lo stregone non è il dio, ma lo rappresenta, capiscono cioè che la rappresentazione è una finzione e accettano il gioco, si può dire che nasce il teatro. Oggi tutti gli studiosi sono concordi nel cercare l'inizio del teatro nelle danze sacre e nei riti delle popolazione primitive.
Nascono in Grecia la tragedia e la commedia
E' in particolare nel mondo greco che assistere agli spettacoli teatrali, svolti durante le feste dedicate al dio Dioniso, viene considerato un momento della vita religiosa, un'occasione di purificazione e di maturazione.
In Grecia nascono i due generi fondamentali del teatro: la tragedia e la commedia. Nella tragedia venivano rappresentate situazioni in cui si esprimeva il conflitto fra l'agire umano e il destino imperscrutabile. Nella messa in scena gli esseri umani sono sconfitti finché non accettano la loro sorte. Nella tragedia appaiono anche i grandi fatti storici, i miti, i grandi personaggi, eroi e semidei della leggenda epica. Nella commedia, la vita e i problemi degli uomini comuni venivano descritti in chiave ironica con scambi di persona, inganni, beffe, scherzi e con un lieto fine.
Rappresentazioni purificatrici per la formazione dei cittadini
Assistere alle rappresentazioni teatrali, in particolare alle tragedie, era considerata un'esperienza fondamentale per i cittadini dell'antica Grecia: lo spettatore, condividendo i dolori, le speranze, gli errori e i dubbi dei protagonisti e partecipando alle loro storie, traeva dallo spettacolo un insegnamento morale, si purificava dalle proprie paure e formava la sua coscienza di uomo e di cittadino. Per questo il teatro nell'antica Grecia aveva un'importante funzione di educazione e di formazione dei cittadini.
Nei testi teatrali, alle parti recitate si alternavano poesie, musiche, canti e danze, affidati al coro, un gruppo di dodici o quindici giovani, che con il loro intervento commentavano i momenti salienti del dramma. Gli attori erano mascherati e nella tragedia indossavano alti calzari (i coturni). Ciascun attore impersonava più parti femminili erano interpretate da attori maschi.
I principali autori di tragedie nel mondo greco furono Eschilo, Sofocle ed Euripide, vissuti nel V secolo a.C., mentre il principale autore di commedie fu Aristofane.
Il teatro romano
A Roma le rappresentazioni teatrali assunsero forme e caratteri diversi rispetto al mondo greco.
Il genere tragico ebbe vita breve, mentre nel III e II secolo a.C. ebbero grande successo le commedie di Plauto, che rappresentavano in chiave comica le vicende tipiche di una famiglia romana. Tragedie e commedie si trasformarono nell'età imperiale in recitationes, cioè letture pubbliche di opere letterarie, mentre i gusti del pubblico si indirizzavano agli spettacoli circensi o alle pantomime, mezzi con cui il potere politico si assicurava il consenso dei sudditi.
Nascono in Grecia la tragedia e la commedia
E' in particolare nel mondo greco che assistere agli spettacoli teatrali, svolti durante le feste dedicate al dio Dioniso, viene considerato un momento della vita religiosa, un'occasione di purificazione e di maturazione.
In Grecia nascono i due generi fondamentali del teatro: la tragedia e la commedia. Nella tragedia venivano rappresentate situazioni in cui si esprimeva il conflitto fra l'agire umano e il destino imperscrutabile. Nella messa in scena gli esseri umani sono sconfitti finché non accettano la loro sorte. Nella tragedia appaiono anche i grandi fatti storici, i miti, i grandi personaggi, eroi e semidei della leggenda epica. Nella commedia, la vita e i problemi degli uomini comuni venivano descritti in chiave ironica con scambi di persona, inganni, beffe, scherzi e con un lieto fine.
Rappresentazioni purificatrici per la formazione dei cittadini
Assistere alle rappresentazioni teatrali, in particolare alle tragedie, era considerata un'esperienza fondamentale per i cittadini dell'antica Grecia: lo spettatore, condividendo i dolori, le speranze, gli errori e i dubbi dei protagonisti e partecipando alle loro storie, traeva dallo spettacolo un insegnamento morale, si purificava dalle proprie paure e formava la sua coscienza di uomo e di cittadino. Per questo il teatro nell'antica Grecia aveva un'importante funzione di educazione e di formazione dei cittadini.
Nei testi teatrali, alle parti recitate si alternavano poesie, musiche, canti e danze, affidati al coro, un gruppo di dodici o quindici giovani, che con il loro intervento commentavano i momenti salienti del dramma. Gli attori erano mascherati e nella tragedia indossavano alti calzari (i coturni). Ciascun attore impersonava più parti femminili erano interpretate da attori maschi.
I principali autori di tragedie nel mondo greco furono Eschilo, Sofocle ed Euripide, vissuti nel V secolo a.C., mentre il principale autore di commedie fu Aristofane.
Il teatro romano
A Roma le rappresentazioni teatrali assunsero forme e caratteri diversi rispetto al mondo greco.
Il genere tragico ebbe vita breve, mentre nel III e II secolo a.C. ebbero grande successo le commedie di Plauto, che rappresentavano in chiave comica le vicende tipiche di una famiglia romana. Tragedie e commedie si trasformarono nell'età imperiale in recitationes, cioè letture pubbliche di opere letterarie, mentre i gusti del pubblico si indirizzavano agli spettacoli circensi o alle pantomime, mezzi con cui il potere politico si assicurava il consenso dei sudditi.