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Riassunto vita: Stephane Mallarmé

Riassunto:
Stephane Mallarmé nacque a Parigi nel 1842, figlio di un funzionario statale. Rimasto orfano di madre a cinque anni, venne mandato a studiare in diversi collegi, in dolorosa solitudine. Mantenne un'affettuosa corrispondenza con la sorella Marie, che morì adolescente nel 1857. Nel 1862, dopo il diploma liceale, lavorò in prova come impiegato nell'Ufficio del registro, ma con esito negativo. Decise perciò di abbandonare le orme paterne e si trasferì in Inghilterra, per studiare inglese e poi insegnarlo nelle scuole di Francia. Tornato da Londra, si sposò con la giovane tedesca Maria Christina Gerhard.
Nel 1863 iniziò a insegnare inglese in varie città della provincia francese (Tournon, Bensancon, Avignone); solo nel 1871 poté finalmente trasferirsi a Parigi.
Mallarmé esordì come poeta nel 1866, pubblicando dieci liriche nel primo Parnaso contemporaneo. Negli anni successivi pubblicò altri testi su varie riviste; più laboriosa fu la composizione del poema drammatico Erodiade, destinato a rimanere incompiuto. I redattori del terzo Parnaso contemporaneo (1876) gli rifiutarono il poemetto Il pomeriggio di un fauno; Mallarmé lo pubblicò a sue spese. Poco dopo, con sua grande soddisfazione, il famoso compositore Claude Debussy gli dedicò un celebre Preludio.
Mallarmé raggiunse la notorietà a partire dal 1884, l'anno di A ritroso di Huysmans: il protagonista Des Esseintes ordina al domestico di mettere da parte per darle un posto a sé l'opera di Mallarmé.
Questi era ormai il capo riconosciuto della scuola simbolista. Nella sua casa parigina in rue de Rome 89, si riunivano, durante i celebri martedì letterari, molti giovani poeti.
Gli ultimi anni di vita furono travagliati a causa di una salute malferma. Nel 1897 uscì Divagazioni, una raccolta di scritti critici. Mallarmé si trasferì a Valvins, nei dintorni di Parigi, dove morì il 9 settembre 1898.

Poesie
Fu l'autore stesso a curare l'edizione complessiva delle sue opere, uscita postuma a Bruxelles presso l'editore Deman nel 1899, un anno dopo la sua morte. Rimasero peraltro esclusi alcuni importanti componimenti come il Cantico di San Giovanni e Un colpo di dadi non abolirà mai il caso, editi in successive raccolte.
Nelle sue composizioni Mallarmé diede voce a uno dei miti più radicati del Simbolismo, ovvero l'idea che i segni, dispersi nelle cose più diverse, rimandano a un'unica, misteriosa origine.
Compito del poeta, affermava Mallarmé, è raccogliere i segni affini e riproporli in una parola totale, nuova, straniera alla lingua e come incantatrice. Nessuno come lui seppe con altrettanto rigore potendere verso l'assoluto le strutture del linguaggio. Scrisse pochi testi, ma calibratissimi, rifiniti con un lungo lavoro diurno e notturno, nello sforzo sovraumano di dire l'indicibile. Erano liriche spesso avvolte dall'oscurità dei significati, ma l'autore non si preoccupava da facilitarne la lettura: del resto aveva scritto, fin dal 1864, che Ogni cosa sacra e che vuole rimanere sacra si avvolge di mistero. A tale principio s'ispirò tutta la sua poesia, praticata come forma suprema d'arte, che richiede non un superficiale utilizzo, ma dedizione totale.



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