Biografia:
Nacque a Londra nel 1882 da una famiglia in cui fu sempre tenuta in gran conto la letteratura; il padre Leslie Stephen fu critico e storico molto apprezzato. Cresciuta in questo ambiente colto e avviata dagli stessi genitori (non frequentò nessuna scuola) allo studio del latino e dei classici, Virginia rivelò assai presto le sue inclinazioni letterarie. Nel 1910, insieme con la sorella Vanessa, fondò il circolo letterario di Bloomsbury che fu frequentato da personaggi di grande rilievo e fu un centro assai vivace della cultura inglese fino gli anni trenta. Nel 1912 Virginia sposò Leonard Woolf, giornalista e politico, e con lui nel 1917 fonò la casa editrice Hogarth Press che fu specialmente impegnata a pubblicare di nuovi scrittori. Il primo romanzo della Woolf uscì nel 1919 – Notte e giorno – e pur non essendo molto originale, manifestava già le doti di lirico impressionismo della scrittrice che continuò, poi, con opere di maggiore freschezza e originalità, tanto che nel 1927 già pubblicava il suo capolavoro, Gita al faro. L’attività della Woolf continuò anche nel campo della saggistica e della critica e si interruppe solo con la morte della scrittrice che si uccise, nel marzo 1941, gettandosi nel fiume Ouse; da tempo soffriva di crisi depressive ed era spaventata da una infermità mentale di cui aveva avuto alcuni sintomi.
Le idee e le tematiche
L’arte di Virginia Woolf è originale nella forma e nello spirito; la scrittrice si esprime secondo il flusso di coscienza cioè indagando ambienti e situazioni attraverso la sottile analisi dell’animo dei personaggi così come James Joyce e altri scrittori suoi contemporanei, ma la sua voce è più intima e incline alla poesia. Spesso i suoi romanzi mancano di azione e le pagine scorrono lente, ricche di descrizioni non fini a sé stesse, ma collegate con i ritmi del pensiero o del ricordo. La prosa è limpida e suggestiva, impreziosita spesso da simboli e da metafore, vivida di immagini poetiche e sempre fluida come il flusso della vita che descrive. Per questo Virginia Woolf occupa un posto di grande rilievo nella narrativa del primo Novecento e possiamo riscontrare nelle sue opere le suggestioni narrative di Joyce e la sensibilità di Proust.
Ricordiamo alcune opere di maggior rilievo:
La signora Dalloway (1925): romanzo scarso di azione, che si svolge in una sola giornata e si muove su due storie parallele: quella di Clarissa Dalloway, signora della buona società londinese, e quella di Septimus Warran Smith, un reduce colpito da choc che finisce per suicidarsi.
Gita al faro (1927): è l’opera stilisticamente più completa e perfetta della Woolf, suddivisa in tre parti: La finestra, Passa il tempo, Il faro. La vicenda è ambientata sulle isole Ebridi dove la famiglia Ramsay (padre, madre e otto figli) assieme ad alcuni ospiti, trascorrono le vacanze. La signora Ramsay promette al figlioletto Giacomo una gita al faro che, ai suoi occhi di fanciullo, rappresenta una meta lontana e misteriosa. Ma la gita non si può mai fare per il maltempo. Dopo dieci anni i Ramsay tornano nella loro casa alle Ebridi e realizzano la gita al faro, ma ora che la vita è trascorsa con non pochi dolori e alcuni dei familiari più cari sono morti (anche la signora Ramsay, l’anime di tutta la famiglia), quell’esperienza tanto sognata ha perso il suo fascino; e il faro, pur rimanendo là, fisso come il punto di riferimento di sogni e di illusioni, dà la misura del fluire delle cose e delle persone nel tempo della realtà.
Flush: vita di un cane (1933): narra le romantiche vicende della vita della poetessa Elizabeth Browning, ricostruite attraverso l’istinto del suo cagnolino, il cocker Flush. Ne risulta una biografia sensibile e originale.
Diario di una scrittrice (1953): è un opera pubblicata postuma dal marito Leonard, che raccoglie le pagine di diario che la Woolf scrisse dal 1915 fino alla morte.
Nacque a Londra nel 1882 da una famiglia in cui fu sempre tenuta in gran conto la letteratura; il padre Leslie Stephen fu critico e storico molto apprezzato. Cresciuta in questo ambiente colto e avviata dagli stessi genitori (non frequentò nessuna scuola) allo studio del latino e dei classici, Virginia rivelò assai presto le sue inclinazioni letterarie. Nel 1910, insieme con la sorella Vanessa, fondò il circolo letterario di Bloomsbury che fu frequentato da personaggi di grande rilievo e fu un centro assai vivace della cultura inglese fino gli anni trenta. Nel 1912 Virginia sposò Leonard Woolf, giornalista e politico, e con lui nel 1917 fonò la casa editrice Hogarth Press che fu specialmente impegnata a pubblicare di nuovi scrittori. Il primo romanzo della Woolf uscì nel 1919 – Notte e giorno – e pur non essendo molto originale, manifestava già le doti di lirico impressionismo della scrittrice che continuò, poi, con opere di maggiore freschezza e originalità, tanto che nel 1927 già pubblicava il suo capolavoro, Gita al faro. L’attività della Woolf continuò anche nel campo della saggistica e della critica e si interruppe solo con la morte della scrittrice che si uccise, nel marzo 1941, gettandosi nel fiume Ouse; da tempo soffriva di crisi depressive ed era spaventata da una infermità mentale di cui aveva avuto alcuni sintomi.
Le idee e le tematiche
L’arte di Virginia Woolf è originale nella forma e nello spirito; la scrittrice si esprime secondo il flusso di coscienza cioè indagando ambienti e situazioni attraverso la sottile analisi dell’animo dei personaggi così come James Joyce e altri scrittori suoi contemporanei, ma la sua voce è più intima e incline alla poesia. Spesso i suoi romanzi mancano di azione e le pagine scorrono lente, ricche di descrizioni non fini a sé stesse, ma collegate con i ritmi del pensiero o del ricordo. La prosa è limpida e suggestiva, impreziosita spesso da simboli e da metafore, vivida di immagini poetiche e sempre fluida come il flusso della vita che descrive. Per questo Virginia Woolf occupa un posto di grande rilievo nella narrativa del primo Novecento e possiamo riscontrare nelle sue opere le suggestioni narrative di Joyce e la sensibilità di Proust.
Ricordiamo alcune opere di maggior rilievo:
La signora Dalloway (1925): romanzo scarso di azione, che si svolge in una sola giornata e si muove su due storie parallele: quella di Clarissa Dalloway, signora della buona società londinese, e quella di Septimus Warran Smith, un reduce colpito da choc che finisce per suicidarsi.
Gita al faro (1927): è l’opera stilisticamente più completa e perfetta della Woolf, suddivisa in tre parti: La finestra, Passa il tempo, Il faro. La vicenda è ambientata sulle isole Ebridi dove la famiglia Ramsay (padre, madre e otto figli) assieme ad alcuni ospiti, trascorrono le vacanze. La signora Ramsay promette al figlioletto Giacomo una gita al faro che, ai suoi occhi di fanciullo, rappresenta una meta lontana e misteriosa. Ma la gita non si può mai fare per il maltempo. Dopo dieci anni i Ramsay tornano nella loro casa alle Ebridi e realizzano la gita al faro, ma ora che la vita è trascorsa con non pochi dolori e alcuni dei familiari più cari sono morti (anche la signora Ramsay, l’anime di tutta la famiglia), quell’esperienza tanto sognata ha perso il suo fascino; e il faro, pur rimanendo là, fisso come il punto di riferimento di sogni e di illusioni, dà la misura del fluire delle cose e delle persone nel tempo della realtà.
Flush: vita di un cane (1933): narra le romantiche vicende della vita della poetessa Elizabeth Browning, ricostruite attraverso l’istinto del suo cagnolino, il cocker Flush. Ne risulta una biografia sensibile e originale.
Diario di una scrittrice (1953): è un opera pubblicata postuma dal marito Leonard, che raccoglie le pagine di diario che la Woolf scrisse dal 1915 fino alla morte.