di Emilio Praga
Parafrasi:
Noi siamo figli di padri malati. La nostra generazione può essere paragonata a quella di aquilotti, ma ancora incapaci di tentare, come vorrebbero un libero; e che svolazzano, quindi attoniti, protesi invano verso un ideale e una fede che stanno, ora, tristemente morendo.
L'area (santa) è ora non più luce illuminante ma grigia nebbia remota; e per questo gli uomini cominciarono ad adorare il vitello d'oro, e invano dalla vetta del Sinai si attende che ritorni Mosè, a rivelare la volontà di Dio.
E' inutile che esso venga atteso dalla poesia cristiana che per venti secoli si è ispirata al dolore del calvario, è inutile che la casta suora continui ad aggrapparsi al lenzuolo nel quale egli fu avvolto.
Casto poeta (si rivolge al Manzoni) tu che adori l'Italia tu puoi morire, ora è il momento degli anticristi. Cristo è rimorto.
O nemico lettore (nemico in quanto la verità di questo tipo di poesia che lo descrive nelle sue contraddizioni gli risulterà sgradita, ostile); canto la Noia derivata dall'assenza di ideali e dal tramonto di ogni certezza, domina (re pontefice e tortura (boia) l'uomo di oggi, per il quale essa è al contempo cielo e loto (fango) (segno cioè delle elevate ispirazioni che egli continua a nutrire e della concreta obiezione nella quale vive).
Mescolo le litanie dei martiri con le bestemmie degli empi, canto gli amori dei sette peccati che mi stanno nel cuore, come in un tempio inginocchiati. Canto le ebbrezze dei bagni d'azzurro (cioè l'esaltazioni degli ideali, la purezza perduta) e gli ideali che annegano nel fango (cedimenti, cadute). Fratello non ridere al mio sussurro se qualche volta piango, giacché più del mio tormento spirituale odio il belletto e ciò che maschera il pensiero, dato che io canto una misera canzone, canto (la realtà angosciosa della vita) il vero!
Parafrasi:
Noi siamo figli di padri malati. La nostra generazione può essere paragonata a quella di aquilotti, ma ancora incapaci di tentare, come vorrebbero un libero; e che svolazzano, quindi attoniti, protesi invano verso un ideale e una fede che stanno, ora, tristemente morendo.
L'area (santa) è ora non più luce illuminante ma grigia nebbia remota; e per questo gli uomini cominciarono ad adorare il vitello d'oro, e invano dalla vetta del Sinai si attende che ritorni Mosè, a rivelare la volontà di Dio.
E' inutile che esso venga atteso dalla poesia cristiana che per venti secoli si è ispirata al dolore del calvario, è inutile che la casta suora continui ad aggrapparsi al lenzuolo nel quale egli fu avvolto.
Casto poeta (si rivolge al Manzoni) tu che adori l'Italia tu puoi morire, ora è il momento degli anticristi. Cristo è rimorto.
O nemico lettore (nemico in quanto la verità di questo tipo di poesia che lo descrive nelle sue contraddizioni gli risulterà sgradita, ostile); canto la Noia derivata dall'assenza di ideali e dal tramonto di ogni certezza, domina (re pontefice e tortura (boia) l'uomo di oggi, per il quale essa è al contempo cielo e loto (fango) (segno cioè delle elevate ispirazioni che egli continua a nutrire e della concreta obiezione nella quale vive).
Mescolo le litanie dei martiri con le bestemmie degli empi, canto gli amori dei sette peccati che mi stanno nel cuore, come in un tempio inginocchiati. Canto le ebbrezze dei bagni d'azzurro (cioè l'esaltazioni degli ideali, la purezza perduta) e gli ideali che annegano nel fango (cedimenti, cadute). Fratello non ridere al mio sussurro se qualche volta piango, giacché più del mio tormento spirituale odio il belletto e ciò che maschera il pensiero, dato che io canto una misera canzone, canto (la realtà angosciosa della vita) il vero!
