di Giovanni Pascoli
Commento:
Poesia dell'inconscio, della suggestione, della magia di presenze misteriose. Come spesso accade nel Pascoli, è la natura ad animare il suo estro poetico. In questa lirica, la nebbia gli suscita un senso di isolamento e immagini sul mistero della vita e della morte. Infatti, la sua fantasia va oltre la realtà e sconfina nel mondo dell'indefinito e nel simbolismo: il paesaggio avvolto dalla nebbia si trasfigura in simbolo angoscioso, nel mistero che ci avvolge. E in questa poesia esso si accompagna al silenzio incrinato dai gridi spauriti degli uccelli, dall'uggiolare infinito del cane e dall'eco di peste di un'ombra errante che va ma non giunge mai e scompare nel nulla. Quell'ombra errante è simbolo dell'umanità che vive immersa nel mistero della vita, mare uniformemente grigio di nebbia in cui scompare ogni esistenza. L'uomo passa nel mondo come un'ombra per sparire subito nel nulla. e' una concezione pessimistica, non sorretta da una salda fede.
Il fenomeno naturale della nebbia evoca nel nostro poeta analogie e suggestioni fantastiche. La nebbia ha sommerso tutta la valle. Appare come un gran mare grigio, uguale, infinito (senza lidi), senza vita (senza onde). E' una visione altamente suggestiva ma nello stesso tempo paurosa, allucinante: da quel mare lattiginoso emergono piante spoglie (scheletri di faggi), sagome informi di ruderi fantastici (sogni di rovine) e dimore solitarie (silenziosi eremitaggi). E nel silenzio, ecco gli acuti gridi di uccelli spauriti accompagnarsi al guaire lamentoso di un cane e a un vago rumor di passi. Chi è quel viandante che va e va e non si ferma mai? Il poeta ha l'impresssione di vedere avvicinarsi un'ombra con un grosso fardello sul capo, ma nello stesso istante l'ombra si dissolve nel nulla mentre continuano più cupi quei gridi di uccelli smarriti, quel lungo <> e quel misterioso rumore di passi lontani: simbolo dell'umanità tutta che viene immersa nella nebbia, mistero della vita.
Commento:
Poesia dell'inconscio, della suggestione, della magia di presenze misteriose. Come spesso accade nel Pascoli, è la natura ad animare il suo estro poetico. In questa lirica, la nebbia gli suscita un senso di isolamento e immagini sul mistero della vita e della morte. Infatti, la sua fantasia va oltre la realtà e sconfina nel mondo dell'indefinito e nel simbolismo: il paesaggio avvolto dalla nebbia si trasfigura in simbolo angoscioso, nel mistero che ci avvolge. E in questa poesia esso si accompagna al silenzio incrinato dai gridi spauriti degli uccelli, dall'uggiolare infinito del cane e dall'eco di peste di un'ombra errante che va ma non giunge mai e scompare nel nulla. Quell'ombra errante è simbolo dell'umanità che vive immersa nel mistero della vita, mare uniformemente grigio di nebbia in cui scompare ogni esistenza. L'uomo passa nel mondo come un'ombra per sparire subito nel nulla. e' una concezione pessimistica, non sorretta da una salda fede.
Il fenomeno naturale della nebbia evoca nel nostro poeta analogie e suggestioni fantastiche. La nebbia ha sommerso tutta la valle. Appare come un gran mare grigio, uguale, infinito (senza lidi), senza vita (senza onde). E' una visione altamente suggestiva ma nello stesso tempo paurosa, allucinante: da quel mare lattiginoso emergono piante spoglie (scheletri di faggi), sagome informi di ruderi fantastici (sogni di rovine) e dimore solitarie (silenziosi eremitaggi). E nel silenzio, ecco gli acuti gridi di uccelli spauriti accompagnarsi al guaire lamentoso di un cane e a un vago rumor di passi. Chi è quel viandante che va e va e non si ferma mai? Il poeta ha l'impresssione di vedere avvicinarsi un'ombra con un grosso fardello sul capo, ma nello stesso istante l'ombra si dissolve nel nulla mentre continuano più cupi quei gridi di uccelli smarriti, quel lungo <