La vita:
Nacque a Lubecca nel 1875 da una famiglia della ricca borghesia commerciale. Dalla madre, una creola sudamericana, ereditò grande sensibilità e gusto per la musica e la bellezza in genere; dal padre, secondo le sue parole, derivò la seria condotta della vita. Nel 1891 la morte del padre determinò un grave mutamento nella famiglia Mann e pose fine all'infanzia felice di Thomas e dei suoi fratello; trasferitisi a Monaco, dopo aver liquidato gli interessi economici di Lubecca, cominciarono tutti una nuova vita. Thomas si iscrisse all'università compiendo studi irregolari di lettere, diritto, economia e cominciando a lavorare come funzionario assicurativo. Tuttavia la passione per la letteratura era molto viva in lui (come nel fratello Heinrich), perciò egli si dedicò a scrivere saggi e racconti e, nel 1896, durante un soggiorno in Italia, iniziò a scrivere i Buddembrook, uno dei suoi romanzi più celebri, che nel 1929 gli permise di ottenere il premio Nobel per la letteratura. Nel 1914 Thomas Mann fu acceso nazionalista alla prima guerra mondiale, ma nel 1922 già si era convertito alla difesa della democrazia e della nascente repubblica di Weimar; non abbandonò più queste sue convinzioni e dopo il 1933, con l'avvento di Hitler al potere, visse esule viaggiando in varie parti d'Europa; poi, dal 1938 (privato della cittadinanza tedesca) visse negli Stati Uniti d'America. Tornò in Germania nel 1949 in occasione del bicentenario della nascita di Goethe e ancora nel 1952 per una serie di conferenze, rifiutando sempre di fare distinzione fra le due Germania (occidentale e orientale) divise dal trattato di pace nella seconda guerra mondiale. Stabilitosi definitivamente in Svizzera, a Zurigo, vi morì nel 1955.
Le idee e le tematiche
L'opera di Thomas Mann è molto complessa, legata alle correnti del Decadentismo, ma anche rivolta alla ricerca di una continua adesione ai problemi e alle idee di una società in evoluzione. Egli si mantenne sempre fuori delle mode letterarie, anche se risentì le influenze di filosofi, scrittori, musicisti del suo tempo (Nietzsche, Tolstoj, Freud, Wagner) di cui fu attento conoscitore. Il suo modello letterario rimase sempre Goethe, il genio che aveva saputo conciliare la ragione con la fantasia, la vita reale con le finezze dello spirito. Il tema fondamentale dell'arte di Mann è il conflitto fra l'arte e la vita, fra l'artista diverso dalla comune umanità e il mondo che lo circonda, che egli deve osservare e descrivere con distacco. L'attenzione di Mann è rivolta in particolare alla borghesia; da cui egli stesso proviene e di cui si biasima l'infiacchimento spirituale; nella sua polemica, tuttavia, è vivo il rimpianto per la vita tradizionale dei padri, più genuina e più sana di quella attuale, ricca di valori e di certezze che egli esalta, pur non potendo più condividerli, come uomo di un'altra generazione. Lo stile di Mann è sempre elegante e disinvolto, letteralmente perfetto; il tono spesso ironico perché attraverso l'ironia, e talvolta la parodia, l'autore può esprimere più facilmente giudizi e amare riflessioni, dando l'illusione di non rimanere coinvolto dalla narrazione che talvolta, invece, è ricca di riferimenti autobiografici.
Ricordiamo alcune delle sue numerosissime opere:
I buddenbrook (1901): romanzo. E’ la storia del progressivo disfacimento di una famiglia di ricchi commercianti di Lubecca, ricostruita attraverso le vicende di quattro generazioni: dal vecchio Johann che ha messo insieme la grande fortuna economica, al giovane Hanno che muore appena undicenne. Alla progressiva disgregazione economica si affianca il decadimento morale dei Biddenbrook sempre più deboli e passivi nel controllo delle loro passioni e dei loro vizi. La vicenda contiene ampi spunti autobiografici.
Tonio Kroger (1909): racconto autobiografico. Kroger è un giovane scrittore che si allontana pieno di sogni da Lubecca, sua città natale, per andare a Monaco. Qui è coinvolto in un amore appassionato per Ingeborg Holm che poi va sposa al suo amico Hans. Sentendosi respinto sin dall’amata sia dall’amico, Kroger se ne va a Copenaghen dove ha un grande successo come scrittore; matura quindi in sé la riflessione che l’artista, quando sia seriamente impegnato ad essere tale, è rifiutato dalla società borghese e destinato a sentirsi solo e tormentato dal continuo dissidio fra la vita e l’arte.
La morte a Venezia (1913): una lunga novella incentrata sulla sensibilità dello scrittore (in questo caso Gustav von Aschnbach) e sul modo di contemplare la realtà, così diverso da quello della gente comune.
La montagna incantata (1924): il romanzo si svolge in Svizzera, nel lussuoso sanatorio di Davos. Qui arriva Castorp per visitare un cugino ammalato, ma tale è il fascino di quel luogo fra le montagne e tale la seduzione di quella vita regolare e tranquilla, con personaggi vivaci e stimolanti, che Castorp vi si trattiene sette anni. Se ne va soltanto quando è richiamato per la prima guerra mondiale e muore in battaglia. Il romanzo è ricco di temi e di problemi morali e politici, non conclusi o risolti, ma vivacemente dibattuti tanto da dare all’opera una particolare energia. E’ evidente anche un significato allegorico de La montagna incantata: il sanatorio di Davos e l’Europa, attaccata dalla crisi delle idee e dall’indebolimento di ogni sana riflessione morale (per questo cade facilmente nelle catastrofe della guerra). Anche la guerra non è più guardata con l’esaltazione con cui Mann l’aveva vista in gioventù, ma con il doloroso presagio della morte e della follia.
Carlotta a Weimar (1939): scritto come omaggio a Goethe (Carlotta è la protagonista del Werther goethiano), diventa pretesto per un ampio saggio sull’artista.
Giuseppe e i suoi fratelli (1943): ciclo di quattro libri, Le storie di Giacobbe, Il giovane Giuseppe, Giuseppe in Egitto, Giuseppe il nutritore, di contenuto allegorico. Mann, sviluppando il tema biblico e adattandolo liberamente, ne fa una allegoria delle ideologie, dei conflitti, delle inquietudini del mondo contemporanea.
Le novelle (scritte in epoche diverse, fra il 1919 e il 1953): le più famose sono: Cane e padrone, La legge, L’inganno.
Il dottor Faustus (1947): il romanzo narra la folle avventura di Adrian Leverkuhn, musicista e teologo di grande talento che, come Faust, stabilisce un patto col demonio: avrà un periodo di intensa attività creativa e potrà comporre una musica straordinaria, in cambio della assoluta aridità di sentimenti e di affetti. L’artista ottiene grandi successi, ma al colmo della gloria per la composizione di una geniale sinfonia, mentre sta per presentarla agli amici, crolla, confessa il suo segreto e impazzisce. Anche per questo romanzo è significativa l’interpretazione allegorica: nella sorte di Adrian è configurata la storia della moderna Germania che, alleatasi allo spirito del male per una insaziabile ambizione di potenza, finisce per crollare nella drammatica conclusione della seconda guerra mondiale.
Nacque a Lubecca nel 1875 da una famiglia della ricca borghesia commerciale. Dalla madre, una creola sudamericana, ereditò grande sensibilità e gusto per la musica e la bellezza in genere; dal padre, secondo le sue parole, derivò la seria condotta della vita. Nel 1891 la morte del padre determinò un grave mutamento nella famiglia Mann e pose fine all'infanzia felice di Thomas e dei suoi fratello; trasferitisi a Monaco, dopo aver liquidato gli interessi economici di Lubecca, cominciarono tutti una nuova vita. Thomas si iscrisse all'università compiendo studi irregolari di lettere, diritto, economia e cominciando a lavorare come funzionario assicurativo. Tuttavia la passione per la letteratura era molto viva in lui (come nel fratello Heinrich), perciò egli si dedicò a scrivere saggi e racconti e, nel 1896, durante un soggiorno in Italia, iniziò a scrivere i Buddembrook, uno dei suoi romanzi più celebri, che nel 1929 gli permise di ottenere il premio Nobel per la letteratura. Nel 1914 Thomas Mann fu acceso nazionalista alla prima guerra mondiale, ma nel 1922 già si era convertito alla difesa della democrazia e della nascente repubblica di Weimar; non abbandonò più queste sue convinzioni e dopo il 1933, con l'avvento di Hitler al potere, visse esule viaggiando in varie parti d'Europa; poi, dal 1938 (privato della cittadinanza tedesca) visse negli Stati Uniti d'America. Tornò in Germania nel 1949 in occasione del bicentenario della nascita di Goethe e ancora nel 1952 per una serie di conferenze, rifiutando sempre di fare distinzione fra le due Germania (occidentale e orientale) divise dal trattato di pace nella seconda guerra mondiale. Stabilitosi definitivamente in Svizzera, a Zurigo, vi morì nel 1955.
Le idee e le tematiche
L'opera di Thomas Mann è molto complessa, legata alle correnti del Decadentismo, ma anche rivolta alla ricerca di una continua adesione ai problemi e alle idee di una società in evoluzione. Egli si mantenne sempre fuori delle mode letterarie, anche se risentì le influenze di filosofi, scrittori, musicisti del suo tempo (Nietzsche, Tolstoj, Freud, Wagner) di cui fu attento conoscitore. Il suo modello letterario rimase sempre Goethe, il genio che aveva saputo conciliare la ragione con la fantasia, la vita reale con le finezze dello spirito. Il tema fondamentale dell'arte di Mann è il conflitto fra l'arte e la vita, fra l'artista diverso dalla comune umanità e il mondo che lo circonda, che egli deve osservare e descrivere con distacco. L'attenzione di Mann è rivolta in particolare alla borghesia; da cui egli stesso proviene e di cui si biasima l'infiacchimento spirituale; nella sua polemica, tuttavia, è vivo il rimpianto per la vita tradizionale dei padri, più genuina e più sana di quella attuale, ricca di valori e di certezze che egli esalta, pur non potendo più condividerli, come uomo di un'altra generazione. Lo stile di Mann è sempre elegante e disinvolto, letteralmente perfetto; il tono spesso ironico perché attraverso l'ironia, e talvolta la parodia, l'autore può esprimere più facilmente giudizi e amare riflessioni, dando l'illusione di non rimanere coinvolto dalla narrazione che talvolta, invece, è ricca di riferimenti autobiografici.
Ricordiamo alcune delle sue numerosissime opere:
I buddenbrook (1901): romanzo. E’ la storia del progressivo disfacimento di una famiglia di ricchi commercianti di Lubecca, ricostruita attraverso le vicende di quattro generazioni: dal vecchio Johann che ha messo insieme la grande fortuna economica, al giovane Hanno che muore appena undicenne. Alla progressiva disgregazione economica si affianca il decadimento morale dei Biddenbrook sempre più deboli e passivi nel controllo delle loro passioni e dei loro vizi. La vicenda contiene ampi spunti autobiografici.
Tonio Kroger (1909): racconto autobiografico. Kroger è un giovane scrittore che si allontana pieno di sogni da Lubecca, sua città natale, per andare a Monaco. Qui è coinvolto in un amore appassionato per Ingeborg Holm che poi va sposa al suo amico Hans. Sentendosi respinto sin dall’amata sia dall’amico, Kroger se ne va a Copenaghen dove ha un grande successo come scrittore; matura quindi in sé la riflessione che l’artista, quando sia seriamente impegnato ad essere tale, è rifiutato dalla società borghese e destinato a sentirsi solo e tormentato dal continuo dissidio fra la vita e l’arte.
La morte a Venezia (1913): una lunga novella incentrata sulla sensibilità dello scrittore (in questo caso Gustav von Aschnbach) e sul modo di contemplare la realtà, così diverso da quello della gente comune.
La montagna incantata (1924): il romanzo si svolge in Svizzera, nel lussuoso sanatorio di Davos. Qui arriva Castorp per visitare un cugino ammalato, ma tale è il fascino di quel luogo fra le montagne e tale la seduzione di quella vita regolare e tranquilla, con personaggi vivaci e stimolanti, che Castorp vi si trattiene sette anni. Se ne va soltanto quando è richiamato per la prima guerra mondiale e muore in battaglia. Il romanzo è ricco di temi e di problemi morali e politici, non conclusi o risolti, ma vivacemente dibattuti tanto da dare all’opera una particolare energia. E’ evidente anche un significato allegorico de La montagna incantata: il sanatorio di Davos e l’Europa, attaccata dalla crisi delle idee e dall’indebolimento di ogni sana riflessione morale (per questo cade facilmente nelle catastrofe della guerra). Anche la guerra non è più guardata con l’esaltazione con cui Mann l’aveva vista in gioventù, ma con il doloroso presagio della morte e della follia.
Carlotta a Weimar (1939): scritto come omaggio a Goethe (Carlotta è la protagonista del Werther goethiano), diventa pretesto per un ampio saggio sull’artista.
Giuseppe e i suoi fratelli (1943): ciclo di quattro libri, Le storie di Giacobbe, Il giovane Giuseppe, Giuseppe in Egitto, Giuseppe il nutritore, di contenuto allegorico. Mann, sviluppando il tema biblico e adattandolo liberamente, ne fa una allegoria delle ideologie, dei conflitti, delle inquietudini del mondo contemporanea.
Le novelle (scritte in epoche diverse, fra il 1919 e il 1953): le più famose sono: Cane e padrone, La legge, L’inganno.
Il dottor Faustus (1947): il romanzo narra la folle avventura di Adrian Leverkuhn, musicista e teologo di grande talento che, come Faust, stabilisce un patto col demonio: avrà un periodo di intensa attività creativa e potrà comporre una musica straordinaria, in cambio della assoluta aridità di sentimenti e di affetti. L’artista ottiene grandi successi, ma al colmo della gloria per la composizione di una geniale sinfonia, mentre sta per presentarla agli amici, crolla, confessa il suo segreto e impazzisce. Anche per questo romanzo è significativa l’interpretazione allegorica: nella sorte di Adrian è configurata la storia della moderna Germania che, alleatasi allo spirito del male per una insaziabile ambizione di potenza, finisce per crollare nella drammatica conclusione della seconda guerra mondiale.