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Una Giornata di Ivan Denisovic

di Aleksandr Solzenicyn
Riassunto:
Pubblicato nel 1962, il romanzo breve Una giornata di Ivan Denisovic è salutato come un caso letterario, sia perché rivela un autore ignoto, ma degno di raccogliere l’eredità della grande letteratura russa, sia perché costituisce una denuncia di prima mano delle vessazioni inferte agli oppositori del regime staliniano. Il racconto è in larga parte autobiografico: il protagonista ha, come Solzenicyn, radici contadine, è un ex militare decorato ed ex muratore (lavoro svolto dall’autore durante la prigionia).
La narrazione, ambientata nell’autunno del 1950, è la cronaca di una lunga giornata di lavoro vissuta da Ivan Denisovic Suchov, ex eroe dell’Armata rossa e detenuto politico in un gulag in Siberia. Suchov, o meglio, il numero 854, ha fame e freddo; deve alzarsi alle cinque, ingurgitare una zuppa nauseante e incolonnarsi con gli altri per recarsi a lavorare in un cantiere che servirà a costruire una nuova città socialista. Ma nonostante il filo spinato, le guardie pronte a sparare a vista su chi solo devia dalla fila, la cella di rigore che attende chi commette la minima disubbidienza, Ivan Denisovic è un uomo intimamente libero: ha perso tutto, infatti, ma non la sua dignità umana. Non conoscono quella dignità i suoi aguzzini, come Volkovoi, il direttore del campo, incarnazione della crudeltà e dell’ingiusitia; ne l’hanno più i reclusi come Fetjukov lo sciacallo, pronto a denunciare e accusare i suoi compagni per una scodella di cibo. Molti carcerati però conservano intatta quella dignità, rafforzata dall’ingiustizia che stanno patendo. Quando a sera, sdraiato sulla sua branda, Ivan Denisovic fa il bilancio di una giornata tutto sommato felice perché non è successo niente, e conta i giorni che ancora gli mancano alla libertà (3653), non è un vinto: è ancora un uomo. Il tema del romanzo è il rapporto tra l’uomo e un potere senza un volto, dispotico, per il quale la vita di chiunque è una pedina senza valore né identità. Il bersaglio è il regime staliniano, ma, metaforicamente, si estende a tutte le forme di totalitarismo, di qualsiasi matrice politica. Eppure (è il messaggio positivo dell’opera) il tentativo disumanizzante del potere può riuscire solo se l’individuo decide di abdicare alla propria dignità; in caso contrario, a vincere è, sempre e comunque, l’umanità.

RISVEGLIO ALL’ALBA NELLA BARACCA da Una giornata di Ivan Denisovic
La prima pagina del romanzo si apre con il risveglio del protagonista nel gulag in cui è prigioniero. E’ un giorno come tanti, in cui non succederà nulla di particolare; ma è un giorno terribile, perché terribile è la vita, al campo. Proprio questo la rende più insopportabile: l’intellettuale somiglianza dei giorni, uno dopo l’altro, senza eccezioni, aggiunge squallore allo squallore.
La forza della denuncia di Solzenicyn dipende in larga parte dall’ottica narrativa e dallo stile. La narrazione calma e paziente rifiuta ogni effetto drammatico o patetico, lasciando che a parlare sia la crudezza delle cose. A tale scopo il narratore assume la prospettiva elementare del suo protagonista, segue il vagare dei suoi pensieri, restringe la visione a quanto Suchov può percepire e apprendere. Perciò, pur se questa è la prima pagina del romanzo, l’autore non fornisce alcuna delucidazione su dove siamo e su che cosa accade. Possiamo solo cogliere che ci troviamo in un interno chiuso, incombente, soffocante. Il ritmo lento del racconto corrisponde al lento risveglio del personaggio. La narrazione è fortemente soggettiva, procede cioè dal punto di vista del personaggio. Osserviamo le prime righe del testo:
-è l’io del personaggio a proporre, nella prima fase, il commento come sempre.
-il plurale suonarono la sveglia battendo rivela che è in azione, fuori dalla baracca, qualcuno d’istinto, come lo può percepire, dall’interno, il prigioniero;
un’identica coloritura soggettiva caratterizza la frase ma fuori, come nel cuore della notte, quando Suchov si alzava per andare al bugliolo, c’era soltanto tenebra; qui non è il narratore, bensì lo stesso personaggio a paragonare la tenebra del risveglio all’esperienza notturna del bugliolo;
-la medesima ottica soggettiva detta l’inizio del successivo capoverso (Chissà perché non era ancora venuto nessuno a aprire la baracca), dove s’intrecciano narrazione e commento. Che sia il personaggio a condurre il racconto lo conferma, poco dopo, l’annotazione era tempo personale, non dello Stato: tale commento rivela, in Suchov, una superstite autonomia di giudizio rispetto allo Stato. Viene così introdotto, per la prima volta, il tema politico, ovvero il desiderio di libertà dell’individuo rispetto alla macchina soffocante dello Stato sovietico, che è il nucleo profondo del romanzo.



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