di Luigi Pirandello
Riassunto:
Quando Pirandello compose l’Umorismo (1908), aveva super giù quarant’anni ed era uno scrittore abbastanza affermato, anche se poco noto al grande pubblico. Aveva già pubblicato L’esclusa, Il turno e Il fu Mattia Pascal, forse opere un po’ troppo innovative per il pubblico di quel epoca e così decise di sintetizzarle, appunto nell’Umorismo, oltre che una sintesi è una specie di autoritratto.
L’umorismo è diviso in due parti. Nella prima, di sei capitoli, risalta la cultura di Pirandello, ottimo conoscitore della letteratura medievale e moderna, italiana ed europea, e critico perspicace e originale. Nel capitolo iniziale, per esempio, dal titolo La parola “Umorismo”, l’autore esamina molteplici modi con cui è stato utilizzato il termine umorismo, con molte citazioni e riferimenti. Parte da autori antichi (Plauto, Cicerone), passa ai poeti medievali (Cecco Angiolieri, Dante) e rinascimentali (Ariosto, Rabelais), spazia quindi fra gli scrittori e i filosofi moderni: da Sterne a Manzoni, da Twain a Heine, da Dickens a De Musset, da Hegel a Croce. L’autore distingue ironia da umorismo: Dall’ironia, anche quando sia usata a fin di bene, non si sa disgiungere l’idea di un che di beffardo e di mordace. Ora, beffardi e mordaci possono essere anche scrittori indubbiamente umoristici, ma il loro umorismo non consisterà già in questa beffa mordace.
Nell’umorismo vero e proprio è infatti presente una dimensione intellettuale: la volontà di far emergere il contrario attraverso la ragione. E’ il tema della seconda parte, anch’essa in sei capitoli, intitolata Essenza, caratteri e materia dell’umorismo. Pur citando come esempi prediletti Cervantes e Manzoni, assunti a modello, Pirandello qui parla dell’umorismo in modo più personale. L’umorista è colui che sa vedere il contrario di tutte le cose, nascosto a tutti gli altri, questa scoperta lo induce al riso (perché non si può non sorridere di tutte le stranezze della vita) e al pianto (perché è davvero triste pensare a quale sia realmente l’esistenza umana sulla terra). In tal modo il saggio diviene un’esposizione ragionata della propria poetica d’autore.
Una seconda edizione del saggio uscì nel 1920, con aggiunte e precisazioni resesi necessarie dopo la severa e sprezzante recensione che Benedetto Croce aveva pubblicato sulla rivista La Critica, da lui diretta.
ESEMPIO DI UMORISMO
A una vecchia imbellettata “Il sentimento del contrario”
Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile cosmetico, e poi tutta goffamente imbellata e parata d’abiti troppo giovanili per la sua età. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, in un primo momento e superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica. Il comico è appunto un avvertimento del contrario. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a truccarsi e ad apparire così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s’inganna che, parata così, nascondendo così le rughe e i capelli bianchi, riesca a trattenere a sé l’amore del marito molto più giovanile di lei, ecco che io non poso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andare oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario ( l’umorista non si accontenta di sorridere del contrario ma ci riflette e trae conclusioni). Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l’umorista.
Spiegazione
Questo testo ofre un esempio molto chiaro di quello che Pirandello ci vuole trasmettere:
Avvertimenti del contrario: lo spettacolo delle mille assurdità della vita quotidiana, che suscita il riso;
Setimento del contrario: qui interviene la riflessione, che aggiunge ulteriori elementi al riso di prima; in tal modo si giunge a una consapevolezza maggiore.
L'esempio della vecchia signora costretta a pararsi come un pappagallo forse solo per compiacere il marito più giovane è un immagine eloquente della comicità di Pirandello: che non è mai solo comica, perchè dietro al riso si nasconde sempre un fondo di amarezza, dietro alla commedia, il dramma.
L'arte umoristica si scompone
Quasi al termine del lungo saggio, Pirandello ricapitola le sue tesi principali e ci offre in sostanza la sintesi delle sue convinzioni. L'arte umoristica, dice, è un arte del tutto diversa da quella tradizionale: rifiuta infatti le costruzioni ideali, scompone anziché abbellire, vede il mondo com'è e non come dovrebbe essere, infine, lo ritrae nella maniera più diretta e sincera, senza paura di quanto può sembrare sconveniente
Il testo è una lucida esposizione dei motivi caratteristici dell'arte umoristica in genere, e pirandelliana più in particolare.
L'arte umoristica rifiuta il procedimento dell'arte tradizionale: quest'ultima infatti astrae e concentra e, idealizzando la realtà, finisce per tradire l'autenticità della vita.
L'umorista sa invece che la realtà (del mondo degli individui singoli) è molto più ricca, imprevedibile, contraddittoria.
Per rivelare tale ricchezza, l'umorista va in cerca del contrario: è soprattutto attento ai particolari più intimi e minuti, che possono anche parere volgari e triviali, guarda ai contrasti e alle contraddizioni.
I suoi personaggi non sono perciò eroi disegnati tavolino, sono personaggi veri e vivi, colti talora in camicia cioè negli aspetti più quotidiani e a volte ripugnanti.
Dunque l'umorista, quando fa arte, evita di comporre cioè di dare un'immagine idealizzata del mondo e degli uomini, al contrario, scompone, disarticola: di quel che di scomposto, di slegato, di capriccioso si può riscontrare nell'opera umoristica.
Pirandello non si accontenta, nell'Umorismo, di esporre teoricamente i caratteri dell'arte umoristica. Con il suo modo di scrivere e di esporre ci offre una diretta esemplificazione di umorismo in atto.
Riassunto:
Quando Pirandello compose l’Umorismo (1908), aveva super giù quarant’anni ed era uno scrittore abbastanza affermato, anche se poco noto al grande pubblico. Aveva già pubblicato L’esclusa, Il turno e Il fu Mattia Pascal, forse opere un po’ troppo innovative per il pubblico di quel epoca e così decise di sintetizzarle, appunto nell’Umorismo, oltre che una sintesi è una specie di autoritratto.
L’umorismo è diviso in due parti. Nella prima, di sei capitoli, risalta la cultura di Pirandello, ottimo conoscitore della letteratura medievale e moderna, italiana ed europea, e critico perspicace e originale. Nel capitolo iniziale, per esempio, dal titolo La parola “Umorismo”, l’autore esamina molteplici modi con cui è stato utilizzato il termine umorismo, con molte citazioni e riferimenti. Parte da autori antichi (Plauto, Cicerone), passa ai poeti medievali (Cecco Angiolieri, Dante) e rinascimentali (Ariosto, Rabelais), spazia quindi fra gli scrittori e i filosofi moderni: da Sterne a Manzoni, da Twain a Heine, da Dickens a De Musset, da Hegel a Croce. L’autore distingue ironia da umorismo: Dall’ironia, anche quando sia usata a fin di bene, non si sa disgiungere l’idea di un che di beffardo e di mordace. Ora, beffardi e mordaci possono essere anche scrittori indubbiamente umoristici, ma il loro umorismo non consisterà già in questa beffa mordace.
Nell’umorismo vero e proprio è infatti presente una dimensione intellettuale: la volontà di far emergere il contrario attraverso la ragione. E’ il tema della seconda parte, anch’essa in sei capitoli, intitolata Essenza, caratteri e materia dell’umorismo. Pur citando come esempi prediletti Cervantes e Manzoni, assunti a modello, Pirandello qui parla dell’umorismo in modo più personale. L’umorista è colui che sa vedere il contrario di tutte le cose, nascosto a tutti gli altri, questa scoperta lo induce al riso (perché non si può non sorridere di tutte le stranezze della vita) e al pianto (perché è davvero triste pensare a quale sia realmente l’esistenza umana sulla terra). In tal modo il saggio diviene un’esposizione ragionata della propria poetica d’autore.
Una seconda edizione del saggio uscì nel 1920, con aggiunte e precisazioni resesi necessarie dopo la severa e sprezzante recensione che Benedetto Croce aveva pubblicato sulla rivista La Critica, da lui diretta.
ESEMPIO DI UMORISMO
A una vecchia imbellettata “Il sentimento del contrario”
Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile cosmetico, e poi tutta goffamente imbellata e parata d’abiti troppo giovanili per la sua età. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, in un primo momento e superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica. Il comico è appunto un avvertimento del contrario. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a truccarsi e ad apparire così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s’inganna che, parata così, nascondendo così le rughe e i capelli bianchi, riesca a trattenere a sé l’amore del marito molto più giovanile di lei, ecco che io non poso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andare oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario ( l’umorista non si accontenta di sorridere del contrario ma ci riflette e trae conclusioni). Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l’umorista.
Spiegazione
Questo testo ofre un esempio molto chiaro di quello che Pirandello ci vuole trasmettere:
Avvertimenti del contrario: lo spettacolo delle mille assurdità della vita quotidiana, che suscita il riso;
Setimento del contrario: qui interviene la riflessione, che aggiunge ulteriori elementi al riso di prima; in tal modo si giunge a una consapevolezza maggiore.
L'esempio della vecchia signora costretta a pararsi come un pappagallo forse solo per compiacere il marito più giovane è un immagine eloquente della comicità di Pirandello: che non è mai solo comica, perchè dietro al riso si nasconde sempre un fondo di amarezza, dietro alla commedia, il dramma.
L'arte umoristica si scompone
Quasi al termine del lungo saggio, Pirandello ricapitola le sue tesi principali e ci offre in sostanza la sintesi delle sue convinzioni. L'arte umoristica, dice, è un arte del tutto diversa da quella tradizionale: rifiuta infatti le costruzioni ideali, scompone anziché abbellire, vede il mondo com'è e non come dovrebbe essere, infine, lo ritrae nella maniera più diretta e sincera, senza paura di quanto può sembrare sconveniente
Il testo è una lucida esposizione dei motivi caratteristici dell'arte umoristica in genere, e pirandelliana più in particolare.
L'arte umoristica rifiuta il procedimento dell'arte tradizionale: quest'ultima infatti astrae e concentra e, idealizzando la realtà, finisce per tradire l'autenticità della vita.
L'umorista sa invece che la realtà (del mondo degli individui singoli) è molto più ricca, imprevedibile, contraddittoria.
Per rivelare tale ricchezza, l'umorista va in cerca del contrario: è soprattutto attento ai particolari più intimi e minuti, che possono anche parere volgari e triviali, guarda ai contrasti e alle contraddizioni.
I suoi personaggi non sono perciò eroi disegnati tavolino, sono personaggi veri e vivi, colti talora in camicia cioè negli aspetti più quotidiani e a volte ripugnanti.
Dunque l'umorista, quando fa arte, evita di comporre cioè di dare un'immagine idealizzata del mondo e degli uomini, al contrario, scompone, disarticola: di quel che di scomposto, di slegato, di capriccioso si può riscontrare nell'opera umoristica.
Pirandello non si accontenta, nell'Umorismo, di esporre teoricamente i caratteri dell'arte umoristica. Con il suo modo di scrivere e di esporre ci offre una diretta esemplificazione di umorismo in atto.