di Carlo Emilio Gadda
Riassunto:
I primi sette tratti del romanzo uscirono su altrettanti numeri della rivista “Letteratura” (1934-1941). Altri frammenti apparvero nell’Adalgisa. Disegni milanesi (1944) e nelle Novelle dal Ducato in fiamme (1953). Riuniti e rielaborati, questi materiali uscirono in volume nel a963. L’edizione definitiva (con due nuovi tratti) è del 1970. Pur essendo un libro coerente e unitario, la Cognizione è rimasta incompiuta, e non solo per l’assenza del finale: secondo Gadda, è la vita stessa a non poter essere esaurita in un libro. Il racconto si ambienta in un immaginario paese latino-americano, il Maradagàl, oppresso dalla dittatura, nell’arrondimiento (territorio) del Serruchon (Brianza). Protagonista è don Gonzalo Pirobutirro, l’ultimo hidalgo di una famiglia di nobili spagnoli. E’ un uomo ambizioso (hidalgo, cioè cavaliere e possidente terriero come un nuovo don Chisciotte ma indeciso e introverso. E’ una figura autobiografica: come Gadda, è un ingegnere-filosofo, legge gli autori classici e sta componendo un romanzo; ha combattuto in guerra, durante la quale è morto il fratello aviatore. Lungo la storia emerge il triste passato di Gonzalo: per esempio, si viene a sapere che odia il padre defunto, perché volle edificare a ogni costo la villa, solo per non sfigurare davanti ai ricchi del luogo.. Quella casa per Gonzalo è l’immagine dell’irrazionalità del mondo, costruita com’è in una zona troppo solitaria, con un muretto basso e sbilenco, esposta alle incursioni dei malintenzionati.
Il nodo del romanzo consiste nei difficili rapporti tra madre e figlio. Con mamma fui cattivo, si legge nel Giornale di guerra e di prigionia e prevedo che sarò sempre, perché troppe divergenze abbiamo su tutto. Già nell’incompiuta Novella seconda (1928) si affacciava un matricidio: la madre del protagonista viene uccisa da un estraneo, ma muore convinta di essere stata assassinata dal figlio. Anche la cognizione del dolore raffigura il ritrovamento della madre agonizzante sul letto. Chi ha compiuto il delitto? Gli abbozzi d’autore mostrano diverse conclusioni: forse è colpevole un servo, o un addetto del servizio di vigilanza, oppure lo stesso Gonzalo, che però, al momento del crimine, è lontano per lavoro. L’opera fu iniziata subito dopo la morte della madre Adele (1936) come narrazione indagine in cui dipanare le cause di una personale nevrosi: la cognizione del titolo è il processo che risale ai perché del dolore, privato e collettivo. Perciò Gonzalo ripercorre i turbamenti dell’infanzia: la mancanza di affetto, i sacrifici economici necessari a mantenere la rispettabilità borghese, la gelosia per il fratello morto, più giovane e bello, prediletto dalla madre. Ritiene poi che, alla nascita, i genitori riscontrarono nel suo corpicino un difetto fisico: tale forma difettiva della prole, è un'altra ossessione da cui Gadda non si libererò mai.
Tutti questi torti, veri o presunti, avvelenano ora i rapporti di Gonzalo con la madre. Anche l’affetto esclusivo, paralizzante, che lo lega a lei, gli impedisce relazioni normali con gli altri. Gonzalo odia i poveri (la serva Battistina, il ragazzo che viene a prendere lezioni private in casa, venditori di pesce puzzolente ecc.) sogna di sterminare i peones, per disinfettare la casa. E’ geloso dell’affetto che la madre, sempre così severa verso di lui, riserva loro. Non meno crudele è il suo giudizio verso gli arricchiti borghesi, i manichini ossibuchivori, che mangiano e mano la propria immagine mortuaria nei restaurants delle stazioni. Oltre alla satira sociale, quella politica: è il fascismo il grottesco Nistitùo de vigilancia para la noche (Istituto di vigilanza per la notte), che spadroneggia in Maragal.
Il romanzo pare scritto coi nervi (G.Contini), in stile acceso, visionario. Toni grotteschi e satirici si alternano ad altri più lirici, tenerissimi nelle loro immagini e metafore. Ciò che manca è invece la prosa comune, l’italiano medio: essa darebbe infatti un’immagine conciliante e falsa della realtà, laddove Gadda vuole svelare il groviglio che sommuove il mondo. Grappoli di frasi, accumuli di parole, alternarsi di grottesco e commozione… E’ il trionfo dell’espressionismo, segno dell’inafferabilità del mondo, e, insieme, di un’acuta sofferenza o disarmonia personale (la disarmonia prestabilita di cui parla il critico Gian Carlo Roscioni).
LE OSSESSIONI DI GONZALO da la Cognizione del dolore, parte I, capitolo 3
L’inizio del testo presenta la descrizione dell’ameno panorama che il protagonista don Gonzalo e il medico da lui chiamato, dottor Higueròa, godono dal terrazzo della villa. E’ una bella sera d’estate, il paesaggio parla di vita e del lavoro degli uomini. Nella seconda sequenza don Gonzalo si dichiara disperato: una febbrile inquietudine lo divora. Attende il ritorno della madre dal cimitera, dove ella si è recata a sistemare (in luogo del servitore) la tomba del fratello morto in guerra. Segue l’irosa cacciata del ragazzo giunto alla villa per prendere una lezione di francese ( episodio non antologizzato). Nell’ultima sequenza, come a giustificare l’improvviso scoppio d’ira, don Gonzalo narra al emdico un sogno da lui fatto. Ha sognato sua madre morta, velata di nero; come l’antica Veturia, madre del generale romano Coriolano, ella si ergeva altissima a rimproverare il figlio. Il sogno continua: Gonzalo rimprovera a se stesso i litigi con la madre per ragioni di eredità; a distanza di anni, il rimorso lo divora.
L’episodio ha, nell’economia del romanzo, un’importantissima funzione di presa di coscienza, da parte del protagonista, del turbamento interiore che lo tormenta, manifestandosi anche nei sogni incubi notturni. Sono messe a fuoco, in queste pagine, la solitudine del personaggio, la sua nevrastenia ed estraneità, insieme all’ambiguo atteggiamento verso la madre, altalenante tra tenerezza, aggressività e senso del rimorso. All’origine di tutto c’è il risentimento di Gonzalo verso l’eccessiva severità della madre; l’insoddisfatto bisogno d’affetto scatena l’ira rabbiosa del figlio contro la bontà che la signora manifesta invece verso gli altri. Ella simboleggia, inoltre la casa, la famiglia, le proprietà, cioè quell’universo di valori borghesi con cui Gonzalo si sente irrimediabilmente compromesso, ma che, al contempo, rifiuta disprezza.
Riassunto:
I primi sette tratti del romanzo uscirono su altrettanti numeri della rivista “Letteratura” (1934-1941). Altri frammenti apparvero nell’Adalgisa. Disegni milanesi (1944) e nelle Novelle dal Ducato in fiamme (1953). Riuniti e rielaborati, questi materiali uscirono in volume nel a963. L’edizione definitiva (con due nuovi tratti) è del 1970. Pur essendo un libro coerente e unitario, la Cognizione è rimasta incompiuta, e non solo per l’assenza del finale: secondo Gadda, è la vita stessa a non poter essere esaurita in un libro. Il racconto si ambienta in un immaginario paese latino-americano, il Maradagàl, oppresso dalla dittatura, nell’arrondimiento (territorio) del Serruchon (Brianza). Protagonista è don Gonzalo Pirobutirro, l’ultimo hidalgo di una famiglia di nobili spagnoli. E’ un uomo ambizioso (hidalgo, cioè cavaliere e possidente terriero come un nuovo don Chisciotte ma indeciso e introverso. E’ una figura autobiografica: come Gadda, è un ingegnere-filosofo, legge gli autori classici e sta componendo un romanzo; ha combattuto in guerra, durante la quale è morto il fratello aviatore. Lungo la storia emerge il triste passato di Gonzalo: per esempio, si viene a sapere che odia il padre defunto, perché volle edificare a ogni costo la villa, solo per non sfigurare davanti ai ricchi del luogo.. Quella casa per Gonzalo è l’immagine dell’irrazionalità del mondo, costruita com’è in una zona troppo solitaria, con un muretto basso e sbilenco, esposta alle incursioni dei malintenzionati.
Il nodo del romanzo consiste nei difficili rapporti tra madre e figlio. Con mamma fui cattivo, si legge nel Giornale di guerra e di prigionia e prevedo che sarò sempre, perché troppe divergenze abbiamo su tutto. Già nell’incompiuta Novella seconda (1928) si affacciava un matricidio: la madre del protagonista viene uccisa da un estraneo, ma muore convinta di essere stata assassinata dal figlio. Anche la cognizione del dolore raffigura il ritrovamento della madre agonizzante sul letto. Chi ha compiuto il delitto? Gli abbozzi d’autore mostrano diverse conclusioni: forse è colpevole un servo, o un addetto del servizio di vigilanza, oppure lo stesso Gonzalo, che però, al momento del crimine, è lontano per lavoro. L’opera fu iniziata subito dopo la morte della madre Adele (1936) come narrazione indagine in cui dipanare le cause di una personale nevrosi: la cognizione del titolo è il processo che risale ai perché del dolore, privato e collettivo. Perciò Gonzalo ripercorre i turbamenti dell’infanzia: la mancanza di affetto, i sacrifici economici necessari a mantenere la rispettabilità borghese, la gelosia per il fratello morto, più giovane e bello, prediletto dalla madre. Ritiene poi che, alla nascita, i genitori riscontrarono nel suo corpicino un difetto fisico: tale forma difettiva della prole, è un'altra ossessione da cui Gadda non si libererò mai.
Tutti questi torti, veri o presunti, avvelenano ora i rapporti di Gonzalo con la madre. Anche l’affetto esclusivo, paralizzante, che lo lega a lei, gli impedisce relazioni normali con gli altri. Gonzalo odia i poveri (la serva Battistina, il ragazzo che viene a prendere lezioni private in casa, venditori di pesce puzzolente ecc.) sogna di sterminare i peones, per disinfettare la casa. E’ geloso dell’affetto che la madre, sempre così severa verso di lui, riserva loro. Non meno crudele è il suo giudizio verso gli arricchiti borghesi, i manichini ossibuchivori, che mangiano e mano la propria immagine mortuaria nei restaurants delle stazioni. Oltre alla satira sociale, quella politica: è il fascismo il grottesco Nistitùo de vigilancia para la noche (Istituto di vigilanza per la notte), che spadroneggia in Maragal.
Il romanzo pare scritto coi nervi (G.Contini), in stile acceso, visionario. Toni grotteschi e satirici si alternano ad altri più lirici, tenerissimi nelle loro immagini e metafore. Ciò che manca è invece la prosa comune, l’italiano medio: essa darebbe infatti un’immagine conciliante e falsa della realtà, laddove Gadda vuole svelare il groviglio che sommuove il mondo. Grappoli di frasi, accumuli di parole, alternarsi di grottesco e commozione… E’ il trionfo dell’espressionismo, segno dell’inafferabilità del mondo, e, insieme, di un’acuta sofferenza o disarmonia personale (la disarmonia prestabilita di cui parla il critico Gian Carlo Roscioni).
LE OSSESSIONI DI GONZALO da la Cognizione del dolore, parte I, capitolo 3
L’inizio del testo presenta la descrizione dell’ameno panorama che il protagonista don Gonzalo e il medico da lui chiamato, dottor Higueròa, godono dal terrazzo della villa. E’ una bella sera d’estate, il paesaggio parla di vita e del lavoro degli uomini. Nella seconda sequenza don Gonzalo si dichiara disperato: una febbrile inquietudine lo divora. Attende il ritorno della madre dal cimitera, dove ella si è recata a sistemare (in luogo del servitore) la tomba del fratello morto in guerra. Segue l’irosa cacciata del ragazzo giunto alla villa per prendere una lezione di francese ( episodio non antologizzato). Nell’ultima sequenza, come a giustificare l’improvviso scoppio d’ira, don Gonzalo narra al emdico un sogno da lui fatto. Ha sognato sua madre morta, velata di nero; come l’antica Veturia, madre del generale romano Coriolano, ella si ergeva altissima a rimproverare il figlio. Il sogno continua: Gonzalo rimprovera a se stesso i litigi con la madre per ragioni di eredità; a distanza di anni, il rimorso lo divora.
L’episodio ha, nell’economia del romanzo, un’importantissima funzione di presa di coscienza, da parte del protagonista, del turbamento interiore che lo tormenta, manifestandosi anche nei sogni incubi notturni. Sono messe a fuoco, in queste pagine, la solitudine del personaggio, la sua nevrastenia ed estraneità, insieme all’ambiguo atteggiamento verso la madre, altalenante tra tenerezza, aggressività e senso del rimorso. All’origine di tutto c’è il risentimento di Gonzalo verso l’eccessiva severità della madre; l’insoddisfatto bisogno d’affetto scatena l’ira rabbiosa del figlio contro la bontà che la signora manifesta invece verso gli altri. Ella simboleggia, inoltre la casa, la famiglia, le proprietà, cioè quell’universo di valori borghesi con cui Gonzalo si sente irrimediabilmente compromesso, ma che, al contempo, rifiuta disprezza.