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Riassunto: La casa in collina, Pavese

di Cesare Pavese
Riassunto:

Un docente di scienze di nome Corrado vive vicino a Torino con sua madre e sua figlia, che si prendono cura di lui.
Un giorno Corrado incontra Cate, una donna con la quale era stato insieme in passato, e cate ora torna a far parte della vita di Corrado. Cate ora però ha un figlio, al quale stranamente ha dato il nome Corrado.
Cate cerca sempre di riuscire a farsi dire da Corrado di quales chieramento politico è, ma Corrado dato che non vuole parlare di politica per evitare di dover avere una resposabilità sulle sue scelte.
Un giorno i nazisti arrivano nei prezzi della residenza di Corrado e questi è costretto a fuggire. I nazisti catturano molti suoi amici partigiani che erano sempre nella locanda gestita da Cate.
Corrado va a Chieri, dove ha ospitalità in un collegio, ma li rinnega il proprio figlio, che Cate gli aveva dato in custodia.
Il figlio tuttavia scappa dal collegio, dimostrando una grande maturità, per unirsi ai partigiani, mentre invece Corrado torna sulle colline e scappa alla guerra.
Nel suo ritorno assiste a un'imboscata tesa dai partigiani ai fascisti diretti verso la Repubblica di Salò, e la vista del sangue e dei corpi senza vita risveglia nel protagonista quei sentimenti che neppure l'arresto e la deportazione, o forse l'uccisione, dei suoi unici amici erano stati capaci di far nascere. Dopo questa esperienza giunge finalmente a casa e scopre che ha vissuto un'intera vita nell'isolamento inutile ed era giunto il momento, anche se tardi, di prendere una decisione ferma e mantenerla.
Corrado meditò molto, sulla guerra, sulle vittime, e giunse alla conclusione che si possono considerare fuori dalla guerra solo i caduti; solo chi ha vissuto la guerra può sapere cosa significa la pace.

Sintesi + breve commento:
Composto tra il 1947 e il 1948; il romanzo uscì nel 1949, assieme al Carcere, in un unico volume dal titolo Prima che il gallo canti. Narra di un professore torinese, Corrado, che dal lavoro in città torna, ogni sera, a una villetta in collina, per ripararsi dai bombardamenti notturni. La sua solitudine conosce una svolta grazie all'incontro con u gruppo di persone che, pur condividendo con lui il rifugio della collina, partecipano però vivamente al mondo di fuori: appena possibile, essi saranno in prima fila nella Resistenza. Corrado è attirato dalla vitalità e sincerità di quei rifugiati in collina, operai e contadini; egli invece non riesce a superare il proprio scetticismo e le sue chiusure. Nell'osteria frequentata dai partigiani reincontra Cate, da lui un tempo amata; il figlio di lei, Dino, potrebbe anzi essere figlio suo, benché Cate lo neghi.
Il finale è drammatico. I nuovi amici (e la stessa Cate) vengono arrestati e pagano così dolorosamente la loro militanza; il figlio di Cate, Dino, si arruola con i partigiani. Corrado invece sceglie la fuga verso le Langhe, il paese d'origine: per lui è un percorso carico di umiliazione e di sofferenza. Nelle sue riflessioni si fa strada, intanto, la coscienza che non esistono ragioni storiche sufficienti a giustificare gli orrori della guerra; essa non fa che rendere evidente la debolezza umana. Ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione.

Commento:

Racconto lungo o romanzo breve, La casa in collina è una delle opere di Pavese che meglio esprime l'anima dello scrittore, travagliato dalla sua ansia di pace in contrasto col desiderio di partecipare alla vita, spesso rischiosa, che lo circonda. La trama: Corrado, professore di Torino, si allontana dalla città per sfuggire ai pericoli della guerra. Ma anche sulle serene colline della sua infanzia, dove si rifugia, c'è una lotta accanita fra i fascisti e i partigiani, perchè si accorge che quando c'è la guerra non si può fuggire, anzi tutti, in un modo o nell'altro, ne sono coinvolti e responsabili. D'altra parte, conclude il protagonista, la vita ha un valore se si vive per qualcosa o per qualcuno.
E' una conclusione dell'uomo Pavese che vide nella Resistenza un'occasione importante per instaurare un rapporto con gli altri, attraverso la lotta comune, le difficoltà da dividere, un ideale da ragiungere. E fu proprio il periodo dell'immediato dopoguerra, illuminato da questa fede, il più sereno della vita del poeta.

L'episodio che apre queste pagine è di quelli piuttosto consueti, purtroppo, nella Resistenza, cioè la rappresaglia come metodo di lotta crudele, inumana. Non si combatte sul fronte per difendere qualcosa o qualcuno ma si mercanteggia la morte con la morte e le stragi a catena richiamano violenze sempre più efferate: <<di qui all'alta valle del Belbo, sarà un falò solo>>.
In questo orizzonte di strage sembra assurda perfino la speranza che un giorno tutto questo possa cambiare e per Corrado, il protagonista, è già bello ritrovarsi a casa mentre la guerra continua.
Ma l'assillo di coloro che ancora lottano, la paura di altre rappresagli, lo sgomento nel non trovare risposte che giustificano il sacrificio dei morti, danno un dono altamente drammatico a tutta la meditazione di Corrado che a poco a poco acquista la consapevolezza che soltanto per i morti la guerra è finita davvero.
La narrazione è lenta, cadenzata, intervallata talvolta dal divagare del pensiero in cerca di evasione: il sogno di un futuro migliore, uno sguardo alle montagne intorno, la consolazione del lavoro dei campi. Dvivagazioni appenna accennate e subito incalzate da nuovi tormenti.



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