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Riassunto: I Miserabili, Hugo

di Victor Hugo
Riassunto:

Jean Valjaen, il protagonista, è un poveraccio che, rimasto disoccupato, non sa come sfamare i sette nipotini orfani del padre. Ridotto alla disperazione, una sera ruba un pane in una vetrina di fornaio. Viene preso e condannato a cinque anni di galera. Dopo qualche tempo Jean tenta la fuga, ma viene ripreso e la condanna inasprita. Seguono altre evasioni ed altre condanne. Quel disgraziato, per aver rubato un pane, deve rimanere in carcere per ben diciannove anni, dal 1796 al 1815. Finalmente viene dimesso, ma porta con sè quel marchio di vergogna ed è difficile che possa inserirsi di nuovo nella società. Quando attraversa un paese deve presentarsi in Municipio e far timbrare il foglio giallo di ex forzato. Per sopravvivere è costretto a fare dei furtarelli, consapevole che se sarà scoperto pagherà con il carcere a vita, come recidivo. Una sera egli capita a Digne, e cerca ospitalità negli alberghi del luogo, ma inutilmente. Bussa infine, alla casa del vescovo e viene accolto con gentilezza, ma durante la notte egli ruba le posate di argento e fugge. Quando viene riacciuffato dagli sbirri, il vescovo depone a suo favore dichiarando che lui steso gli ha regalato quell'argento e anche due candele perchè possa rifarsi una vita. Questa generosità colpisce lo sciagurato uomo ed è davvero l'inizio della sua redenzione. Infatti, dopo aver cambiato nome, lavorando accanitamente mette insieme una piccola fortuna e si prodiga sempre per aiutare i più poveri e derelitti, come la piccola Cosetta la cui madre è morta di stenti. Nel 1832 Jean Valjean partecipa ai moti rivoluzionari rischiando la sua vita e salvando quella Marius (un giovane che sposerà Cosetta) e quella di Javert (lo sbirro che tanto si è accanito contro di lui). Quando Jean muore è assistito da coloro a cui ha fatto del bene e ai suoi piedi i ceri ardono nei candelieri del vescovo.

Informazioni generali
Lo scrittore vi lavorò appassionatamente fra il 1845 e il 1848; lo interruppe sotto l'incalzare degli eventi politici (la rivoluzione del '48 e l'avvento di Napoleone III) e lo riprese nel 1860 portandolo a termine in poco più di un anno. Fu pubblicato nel 1862.

L'azione si svolge fra il 1815 e il 1832. Abbraccia, quindi un periodo storico tormentato dalle severe leggi della Restaurazione (1815) e i tentativi rivoluzionari per ottenere un regime più liberale (moti del 1830 e del 1832 a Parigi). Proprio nel riferire i moti parigini del '32, nella figura di Marius. Hugo rievoca se stesso da giovane e manifesta le sue idee repubblicane.

Accanto al forzato che si redime, si muove tutto un mondo di deseredati e di reietti. L'autore ci presenta un affresco doloroso che denuncia la violenza, la sopraffazione, le ingiustizie a cui è sottoposta la gente più povera e indifesa. Ne riceviamo l'impressione di una società dominata dal male; eppure una forte volontà di bene sembra essere sempre presente, tanto che alla fine prevalgono la moralità e la forza di redenzione di cui Jean Valjean è il simbolo. E' un romanzo di forte tensione romantica, quindi, ma offre anche spunti di forte realismo.

I Personaggi
Sono moltissimi, come si conviene a un complesso romanzo di stampo ottocentesco. I più importanti sono:
Jean Valjean: ex forzato, liberato dal carcere dopo diciannove anni;
Il vescovo Myriel: colui che accorda a Valjean la sua fiducia, avviandolo alla redenzione;
Javert: il poliziotto che si accanisce contro l'ex galeotto, considerandolo un vero delinquente, e lo perseguita finchè, conoscendo il proprio errore, sii uccide;
Fantine: una giovane donna sedotta e abbandonata. Per mantenere Cosetta, la bambina nata dal suo errore, è costretta alla prostituzione. Quando Valjean la incontra sta morendo di tisi ed egli le promette di occuparsi della bambina;
Cosetta: diventerà donna, sempre protetta da Valjean;
Marius: un giovane repubblicano; rischia di morire, ferito durante i moti del '32, ma è salvato da Valjean e sposa Cosetta.

Il furto in casa del vescovo

Jean (Giovanni) Valjean, dimesso dal bagno penale (carcere), ha trovato ovunque ostilità e diffidenza finchè, arrivato a Digne, viene accolto benevolmente in casa del vescovo Myriel (che egli crede un semplice parroco). E' trattato come un ospite di riguardo (gli viene apparecchiato con le posate d'argento delle grandi occasioni !), consuma una cena modesta ma offerta di buon cuore e si ritira a dormire in un buon letto. Ma durante la notte è preso dal desiderio di andarsene portando via l'argento da cui potrà ricavare un buon gruzzolo. Non sa resistere alla tentazione e ruba. Fermato dai poliziotti che notano il suo fare sospetto, è difeso dal vescovo che gli regala quelle posate d'argento e anche due candelieri, come impegno dell'inizio di una vita nuova, rivolta al bene e non al male.
L'episodioè uno dei più drammatici e nobili del romanzo; senz'altro è il più significativo per capire il mutamento di vita di Jean Valjean e il suo sforzo di redenzione. Esso ci presenta i due volti dell'umanità: il bene rappresentato dal vescovo e dalla sua fiducia nell'uomo, e il male che sembra avere il volto dell'ex galeotto, ma in realtà ha quello di tutti coloro, vili e insensibili, che lo respingono costringendolo a nuove colpe. Quel poveraccio che per la prima volta trova qualcuno che gli tende la mano, mentre accetta quella mano, stringe un silenzioso patto con la sua coscienza: non tradire mai quella fiducia e lottare davvero per riscattarsi e diventare un uomo onesto. Victor Hugo sembra volerci sommensamente insegnare che ha maggior forza di riscatto il perdono che la rigida punizione.

Commento, analisi e riflessioni
Questo episodio è il più significativo del romanzo perchè segna l'inizio della redenzione di Giovanni Valjean, l'antico forzato disprezzato da tutti che nel gesto di generosità del vescovo Myriel trova il primo incoraggiamento verso una nuova esistenza da uomo libero e onesto. Vittima di una società ingiusta e prepotente, Valjean aveva alimentato in sè sentimenti di vendetta e di rivalsa e una tendenza all'imbroglio e all'inganno maturata nei lunghi anni di carcere, ma il suo animo cambia di fronte a quella dimostrazione di comprensione e di solidarietà e si converte a propositi di riscatto.
L'episodio è senz'altro toccante, ricco di tensione drammatica che nasce dall'indagine psicologica dei personaggi, e soprattutto dal travaglio di Valjean, e si accresce nel corso dei dialoghi, la forma narrativa più immediata per partecipare al lettore una viva emozione. Forse risulta eccessivo il categorico contrasto fra il bene (il vescovo santo) e il male (il forzato-ladro) che rende più plateale la scena del trionfo del bene con l'intento di ricavarne una morale un po' scontata, ma che senz'altro rispecchia il gusto dell'epoca romantica in cui sono esaltati i caratteri eroici, le forti passioni e i colpi di scena sensazionali. Tra le due figure forti e contrapposte, Myriel e Valjean, si staglia la tenera signora Magloire piena di buon senso, scandalizzata per atti del vescovo, ma incapace di farsi valere di fronte alle ragioni di lui così disarmanti. Una tipicazione di perpetua che fa sorridere, ma non arriva ad assumere un carattere comico così deciso da rimanere impressa nella memoria del lettore.
Il confronto spontaneo tra il vescovo Myriel e il manzoniano cardinale Borromeo, rimane soltanto esteriore perchè nel primo manca la finezza di indagine psicologica che fa del secondo un capolavoro di costruzione letteraria.

"Domani in sull'alba" di Victor Hugo

Una lirica dolcissima che sta a significare il dolore senza fine del poeta per la morte della figlia Leopoldine. Sono trascorsi quattro anni dal triste evento, ma per lui non c'è gioia se non su quella tomba dove può deporre un mazzetto di umili fiori di campo, simbolo della vita che ella tanto amava. Neanche la natura con le sue emozioni di colori e di luci può distrarre il poeta dai tristi pensieri per la figlia morta ed egli se ne va frettoloso e tutto assorto verso quella tomba, con la premura di chi sa di essere aspettato. Il sentimento che si sprigiona dai versi è teneramente romantico, tutto intessuto del contrasto fra la vita e la morte: la prima, costantemente emergente nella freschezza del paesaggio; la seconda, dominatrice in quel cuore angosciato che non trova conforto. Il tema della tomba, dibattuto con razionale lucidità dal Foscolo, si traduce in questo tardo romanticismo, in forte emozione sentimentale.

Testo 
Domani, in sull'alba, al primo schiarir di campagna
Verrò. E tu aspetta. Lo so che se' li ad osservare.
Passerò la foresta, passerò la montagna.
Io qui, senza te, non posso più a lungo restare.

Camminerò, gli occhi intenti in chimere perdute,
Senza nulla vedere, senza sentire rumore,
Solo, ignoto, il dorso curvo e le mani incrociate,
E il giorno sarà per me tenebra di dolore.

Non guarderò l'oro in cui annega la sera cadente,
Né le vele che tornano, lontano sul mare;
E alfin sulla tua tomba poserò, ansimante,
Un mazzolino verde di agrifoglio e di erica in fiore.



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