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I MOTI RIVOLUZIONARI DEL 1820-1830-1848


La Spagna reclamava la Costituzione che aveva ottenuto da Napoleone (1812) e che era stata soppressa al ritorno della monarchia borbonica.
La Francia voleva abbattere il dispotismo che i Borboni, tornati sul trono, esercitavano di nuovo.
Il Belgio rivendicava l’autonomia dall’Olanda.
La Polonia, che era stata incorporata nei territori della Russia, voleva riconosciuta la sua entità di nazione.
La Grecia, assorbita dall’Impero turco, lottò per la riconquista della sua indipendenza.
In Italia la prima aspirazione dei singoli staterelli in cui la penisola risultò divisa, fu di ottenere la Costituzione; poi le idee mazziniane mossero il popolo a combattere per conquistare l’indipendenza dagli stranieri, e infine si arrivo’ a reclamare l’Unità nazionale.

I primi tentativi di insurrezione si ebbero nel 1820 in Spagna, in Italia e in Russia, ma furono soffocati dall’intervento della Quadruplice Alleanza, un accordo fra Austria, Prussia, Inghilterra e Russia per reprimere ogni tentativo di turbamento all’ordine stabilito dal Congresso di Vienna. Dal resto questi primi moti rivoluzionari non ebbero grande risonanza perché il popolo vi partecipava scarsamente: essi erano preparati fra gli intellettuali e i militari, quindi avevano più la consistenza del colpo di stato che della rivolta popolare. La gente comune era ancora troppo immatura politicamente per aderire alle idee di fondo delle rivoluzioni e prendere coscienza del valore di una Costituzione. Il popolo fu maggiormente coinvolto quando si trattò di lottare per la libertà dallo straniero, come nel caso della Grecia dove i moti rivoluzionari, organizzati dalla società segreta Eteria nel 1820, ebbero successo anche per la partecipazione attiva della popolazione che vedeva nei Turchi gli infedeli invasori. La lotta fu lunga e dura, ma nel 1829 il popolo greco poté reclamare la sua indipendenza dalla Turchia con grande soddisfazione anche di tutti quei paesi europei da cui generosi volontari erano accorsi per combattere a fianco degli insorti greci.
Una più violenta ondata rivoluzionaria scoppiò nel 1830: prima insorse Parigi contro lo sfrenato assolutismo del re Carlo X che fu costretto a fuggire. Il nuovo re, Luigi Filippo d’Orleans, insediato dal Parlamento come <<re dei Francesi per la volontà della nazione>> dette una svolta veramente costituzionale alla monarchia, facendo sperare in un ampio rinnovamento politico.
La scintilla di Parigi provocò incendi rivoluzionari in altri paesi europei; insorsero il Belgio, la Polonia e l’Italia, ma anche questa volta Polonia e Italia senza successo e con molte vittime. Soltanto il Belgio potè ottenere l’indipendenza dall’Olanda alla quale era stato unito, con decisione del Congresso, a formare il Regno dei Paesi Bassi.

La svolta del 1848
Intanto i tempi si evolvevano e mentre molte situazioni politiche ristagnavano nella rigidità dei sistemi assolutistici e dispotici, la coscienza sociale andava maturando. La trasformazione del rapporto città-campagna determinato dall’industrializzazione, la facilità degli spostamenti tramite le ferrovie, l’aumento dei livelli di vita per alcuni strati delle popolazioni determinavano un mutamento dei bisogni e un più ampio diffondersi di idee che si tramutava spesso in tensioni e in moti di insofferenza, mentre si facevano strada anche le idee del socialismo che predicava l’abolizione della proprietà privata, un’equa distribuzione dei beni, una vita passabile per tutti gli strati sociali.
Nel 1848, quando divampò per tutta Europa una nuova ondata rivoluzionaria, accanto alle rivendicazioni politiche che avevano causato le insurrezioni precedenti, si aggiungevano anche queste tensioni sociali che determinarono una maggior adesione popolare. Il popolo, se non capiva i grandi ideali, aveva comunque altre ragioni legittime per aderire alle rivolte che abbero ampia diffusione.
Ancora una volta Parigi dette l’esempio: il 22 febbraio 1848 scoppiò una rivoluzione di operai che rivendicavano, contro l’autoritarismo di Luigi Filippo (anche lui si era lasciato vincere dalla tentazione dell’assolutismo!), una libertà più ampia di stampa, di associazione, di lavoro, di commerci. Il re fu cacciato e fu proclamata la Repubblica. Sembrò un successo della democrazia, ma quando si arrivò alle elezioni, con grande sorpresa, vinsero i moderati perché fu generale il timore dei francesi di ricadere negli eccessi della rivoluzione. Fu eletto presidente un nipote del grande Napoleone, Luigi Napoleone Bonaparte, che con la sua elezione conciliava le aspirazioni di molti:
-dei bonapartisti nostalgici
-dei repubblicani (diventava presidente della Repubblica)
-dei realisti e monarchici (anche se non era re, era pur sempre nipote di imperatore!)
Un’eco immediata degli avvenimenti di Parigi scosse la Prussia e l’Austria. Insorse Berlino che reclamava un governo costituzionale con libere elezioni a suffragio universale, libertà di stampa, uguaglianza religiosa; ma in pochi mesi le truppe prussiane ebbero la meglio sui rivoltosi. Insorse Vienna, per le medesime ragioni, e al suo seguito insorsero Praga e Budapest che speravano nell’indipendenza. Ma il forte esercito austriaco riportò dappertutto la repressione e l’ordine. Insorsero anche alcune città italiane.

I moti in Italia
Il clima italiano era cambiato rispetto ai moti degli anni 20 e 30, la Costituzione era stata concessa in diversi Stati e la predicazione di Giuseppe Mazzini aveva scosso la coscienza del popolo prospettando, accanto alla Costituzione, l’ideale d’indipendenza dagli stranieri e di unità nazionale. Le 5 giornate di Milano (18-23 Marzo 1848), l’insurrezione di Venezia (17 Marzo 1848, 13 giugno 1849) e la proclamazione della Repubblica Romana (1849) furono successi di popolo, purtroppo destinati a fallire rapidamente sotto i colpi dei potenti eserciti stranieri.
Intanto il re di Sardegna che portò aiuto a Milano, con poco successo, in realtà, ma con un vero esercito e quindi con aperta guerra all’Austria, apparve come fattore dell’unità nazionale italiana. Questa prima guerra d’indipendenza, che in due riprese (1848-1849) fu un insuccesso militare, manifestò comunque all’Europa tutta l’immagine di un popolo che realmente rivendicava la sua libertà ed era deciso a ottenerla. Il 1848 fu un anno di forti speranze e di forti delusioni, ma certamente dette una notevole scossa alla situazione politica europea, prospettandone le radicali, future trasformazioni.



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